8° CAPITOLO

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"ATTENZIONE: Scena leggermente...Va be', avete capito."

-LYDIA-

Mi fermai per riprendere fiato e guardarmi intorno. Ero arrivata in quella che doveva essere la città, ma per strada, a causa dell'ora, non c'era nessuno. Ripresi a camminare tenendomi stretta al fianco la borsa, gli unici rumori che si sentivano erano i miei passi e le risate di qualche ubriaco o drogato. Non mi importava, non sarei tornata da Jack. Arrivai in un vicolo poco illuminato e prima di poter tornare indietro e cambiare strada due uomini mi si pararono davanti. Provai ad aggirarli, ma uno di loro mi bloccò tenendomi per le braccia.

<Hey, dove vai tesorino?> Mi disse uno di loro spingendomi verso il muro.

<Lasciatemi!> Gridai, sapevo cosa sarebbe successo e dovevo assolutamente trovare una via di fuga, ma quei due mi sovrastavano e non c'era anima viva intorno a me a parte loro.

<Sshh, non vorrai che qualcuno ci senta, vero?> Mi tappò la bocca con una mano mentre mi dimenavo e scalciavo per liberarmi <Tienila ferma, si muove di più di un'anguilla.>

In preda al panico gli mollai un calcio in mezzo alla gambe, ma prima che potessi scappare la morsa sulle mie braccia aumentò e una gamba bloccò le mie per impedirmi ogni via di fuga.

<Figlia di puttana, adesso vedi che cosa ti combino!> Mi tirò uno schiaffo in pieno viso, facendomi sanguinare il labbro e mi strinse il fianco così forte che iniziai a piangere. Mi strappò bruscamente la maglietta e il reggiseno e iniziò a toccarmi, mentre le mie urla venivano soffocate dalla mano che premeva sulle mie labbra. Alla fine mi strappò anche i pantaloncini che indossavo e persi ogni speranza sentendolo slacciarsi i pantaloni e portando la mia mano verso la sua patta. Sentivo le lacrime scendermi copiose sulle guance e iniziai a singhiozzare più forte quando venni sfiorata in posti che nessuno aveva osato toccare prima. Quegli uomini potevano farmi quello che volevano oramai e il primo pensiero fu che potevano uccidermi da un momento all'altro. La paura mi bloccava il respiro. Automaticamente pensai a Jack, l'unica persona che avevo e che, anche se era un mostro, era il solo che potesse aiutarmi. Mi pentii di averlo trattato male e di non averlo capito, mi pentii di essere scappata e di essermi fatta guidare dalla paura. Mi avrebbe mai perdonato? 

<Lo sai che sei proprio bella, puttanella?>

Pregai che finissero in fretta, ma tutto sembrava muoversi a rallentatore. Quando notarono che mi ero calmata la presa si fece più lenta e io mi girai verso il borsone, che in mezzo al trambusto era caduto, e notai che sporgeva dalla cerniera aperta la scatola di L.J. Avevo una speranza. L'unica cosa che potevo fare era dimostrarmi docile e non appena ci fu un attimo di distrazione mi fiondai sulla scatola e velocemente girai la manovella. La solita canzoncina si propagò e non appena il clown fece la sua comparsa, gli uomini fuggirono spaventati. Mi accasciai sull'asfalto e la vista mi si appannò lasciando spazio all'oscurità.


-LAUGHING JACK-

Sentii la rabbia pervadere il mio corpo quando vidi Lydia svenuta davanti a me, abbandonata così da quei due porci senza palle. Il suo corpo era nudo, gli abiti a fianco a lei erano ridotti a brandelli e l'unica cosa rimasta intatta erano gli slip. Nessuno poteva umiliarla così, NESSUNO. Mi tolsi la maglia e gliela misi cercando di coprirla il più possibile, faceva un freddo cane là fuori. La presi in braccio e dopo aver raccolto il borsone corsi verso casa. D'ora in poi l'avrei protetta con tutte le mie forze, sempre.







L'AMORE È IN BIANCO E NERODove le storie prendono vita. Scoprilo ora