Sentimenti

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Dana

Urla. 

Urla strazianti, indicibili, quasi non umane, si diffusero per l'intero castello scuotendomi nel profondo. 

Mi svegliai all'istante, aprendo le palpebre di scatto con il cuore in gola. Mi misi a sedere sul letto, mi passai una mano tra i capelli per condurne le ciocche dietro le spalle. Il respiro era corto come se avessi fatto un incubo, ma in realtà quelle urla erano peggio dell'avere un incubo. Con un groppo in gola ed un nodo alla bocca dello stomaco, mi decisi a sgusciare fuori dalle lenzuola e vestirmi di tutta fretta per andare a scoprire cosa cavolo stava succedendo al di fuori della porta delle mia camera. Erano circa le sei del mattino, ma faceva già molto caldo. I capelli erano completamente bagnati alla base del collo, la faccia era madida di sudore, così sbuffando decisi di farmi una coda alta per sentirmi più fresca.  

Quando mi ritrovai nel corridoio chiudendomi la porta della stanza alle spalle vidi che ogni persona nel raggio di metri e metri era in gran fermento. Tutti scappavano in un' unica direzione. 

 Decisi così di seguire due cameriere, iniziando a correre. 

I capelli frustarono le mie spalle per i passi pesanti che mi obbligavo a compiere, fino a fermarsi del tutto quando arrivai alla meta. 

Mi ritrovai in un corridoio che s'affacciava su un atrio interno del castello. Molti stavano osservando qualcosa con orrore oltre il parapetto fatto di pietra. 

Con coraggio decisi di sporgere la testa, come loro. 

Ciò che vidi tre piani sotto mi fece gelare il sangue nelle vene, mi portai una mano davanti alla bocca sul punto di vomitare. 

Un braccio circondò i miei fianchi e mi spinse indietro con forza, andai a sbattere di schiena contro il petto di Edo. 

" Piccola, non c'è nulla che tu debba vedere " sussurrò con premura. 

Con ormai le lacrime agli occhi mi voltai verso di lui, incapace di parlare.

C'era un cadavere, un cadavere nell'atrio interno del castello. Una donna si era suicidata oppure era stata uccisa, forse gettata giù dalla stessa posizione in cui mi trovavo io in quel momento. 

" Edo...è morta." balbettai con occhi sgranati, le mani tremanti. 

Edo sospirò e mi strinse a sé nuovamente. Posai la fronte contro una sua spalla e trassi un profondo respiro, beandomi della sua compagnia: " E' stata uccisa?" chiesi con un traccia di timore. 

Lui fece un passo indietro per guardarmi negli occhi, ma non abbandonò le mie mani: " Sì, la nostra polizia sta già lavorando sul possibile responsabile. Mio padre ha rafforzato le guardie ancor più di prima ed ha ordinato a chiunque di non lasciare il castello oppure di entravi. Per oggi e nei prossimi giorni saremo isolati. E' caccia al responsabile, anche se io una mezza idea ce l'ho." ammise, guardandomi di sottecchi. 

Lo rimproverai con lo sguardo: " Edo, tuo fratello non può aver ucciso quella donna." 

Edo si passò una mano fra i capelli biondi: " Ascolta, si chiamava Sofia. Era una brava ragazza si era appena sposata e aspettava un bambino. L'amavano tutti qui, nessuno avrebbe mai pensato di ucciderla. "

" Era incinta?" chiesi conferma, sbigottita. 

Non era un caso, non poteva esserlo.

Anche la fidanzata di Jacopo era incinta quando era stata uccisa. 

Questa era una intimidazione, un avvertimento. 

Dov'era Jacopo? Dov'era lui adesso?

Lo cercai con lo sguardo in mezzo a tutte quelle persone. Lo trovai dopo qualche minuto. 

Il segreto di un bacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora