Prologo
Un urlo. Tutto quello che Coreline era riuscita a sentire, prima di una luce profonda puntarle negli occhi.
Eppure era un giorno qualunque, uno dei tanti, strazianti giorni che la tormentavano.
Poi, faticosamente, dopo ore parse a lei pochi minuti, schiuse gli occhi, vedendo un'immagine offuscata apparirle davanti.
La voce di sua madre, che si andava confondere con quelle degli infermieri che predominavano nella stanza.
E forse fu in quel momento che alla ragazza sembrò quasi di trovarsi in un gigantesco acquario, sentire rumori sordi intorno a lei, una situazione difficile da decifrare.
« Si è svegliata! » pronunciò una voce a lei sconosciuta di fronte a sua madre. Sembrava una voce dolce, rassicurante, quasi quanto quella di suo padre.
Ma quando vide una serie di persone catapultarsi verso di lei ponendole una serie di domande a raffica, riuscì finalmente a mettere a fuoco le immagini; riconoscendo nel misterioso ragazzo una persona non del tutto sconosciuta, ma al contrario, molto familiare, sobbalzò.
Un ragazzo dai capelli di un castano chiaro, quasi biondo, dagli occhi color cielo e un sorriso luminoso come se ne trovano pochi in giro.
Ma qual'era il suo nome, quel nome che aveva sentito centinaia di volte, ma proprio ora che le serviva, non le veniva in mente?
Poi altre quattro persone piombarono nella stanza, squadrandola come un alieno.
E fu solo allora che riuscì a capirne il motivo. Era su un lettino d'ospedale, con una serie di flebo infilate nel suo braccio, e un paio di cerotti sparsi un po' dappertutto.
E ricordò. Ricordò quella stessa sera, quando vide una macchina venirle addosso, una serie di ragazze urlanti, e un ragazzo guardarla preoccupata girare di colpo involante. Ricordò il tutto nei particolari, l'auto nera, le ragazze inseguirla, perfino il nome del ragazzo e degli altri quattro. Louis. E gli One Direction, la band di cui tutte le ragazze della sua età amavano e seguivano, tranne lei.
