L'alba è ormai sorta già da un po' e il cielo comincia a colorarsi dei suoi bei toni.
I raggi del sole illuminano,ma non riscaldano abbastanza...Cerco di riprodurre sul vetro appannato, con uno sciocco disegno ciò che vedo; fuori fa freddo,l'aria è gelida.
-''Mag, indossa il cappotto,la prossima fermata è la nostra''.
Alzo gli occhi al cielo e sorridendo le rispondo -''Certo!Finalmente a destinazione!''
Nonna Rosie,ancora mi tratta come fossi la sua bambina, sempre ''apprensiva'' e ''premurosa'',se così vogliam dire... D'altronde la premura le era sempre appartenuta;penso di non aver mai conosciuto persona più altruista fino ad allora. Lei,che aveva sempre messo gli altri prima di sè stessa,per la prima volta aveva deciso di fare qualcosa per lei.
Il rumore assordante delle rotaie struscianti sui binari riecheggia per la stazione solitaria; nonna è già in piedi vicino le porte automatiche -aaah,sempre la solita...come se avesse paura di non riuscir a scendere da quel treno! - avvolta nel suo maglione blu,stringe tra le mani un vecchio foulard a pois.
Le porte si spalancano e le tendo la mano per aiutarla;dopotutto,il peso dell'età comincia a farsi sentire e forse cominciava a farsi sentire anche il peso dell'angosciante dolore che da anni cercava di sopperire. Eppure, aveva deciso di ritornare proprio lì dove questo vi si era consumato.
Un tappeto di foglie ricopriva l'intero piazzale antecedente la stazione,altre erano portate via dal vento che mi scompigliava i capelli; ci incamminiamo verso un lungo viale dove il tempo sembrava non aver per niente segnato quei robusti pini.
Erano passati venti lunghi anni dalla morte del nonno.
Gli eravamo tutti legati,nonna in particolar modo; in quella casa di campagna c'erano fin troppi ricordi e nonna aveva deciso di rispolverar tutto,come se in essi avesse potuto riscoprire un ultimo anelito di felicità,l'ultimo sorso di vita.
Il viaggio in treno era stato lungo,faticoso,stressante. Lungo il cammino non avevamo parlato molto,il che era strano data la nostra capacità di riuscir a parlare per ore intere.
-''Mag,qualcosa non va?''-mi chiede. Qualcosa di forte mi percuote,mi tormenta. Ero stata io a propormi nell'accompagnarla in questa sorta di 'ritorno al passato',eppure,sebbene lei fosse ormai pronta a gestire l'onda di sentimenti che ci avrebbe travolte,io ero ancora troppo giovane ed inesperta per poter reggere l'uragano che mi avrebbe devastata.
-''Nulla che non vada. Finalmente ti sei decisa a riaprire casa. Suvvia,dopotutto il lavoro non sarà poi così tanto.''- cerco di dissimulare,facendole credere invano che le mie preoccupazioni fossero volte alle faccende da svolgere.
Entrambe avevamo giustificato il ritorno alla vecchia casa -l'unica che abbia mai davvero considerato casa- con la volontà di volerla riordinare per poter trarne beneficio...
Il tempo sembrava essersi fermato non solo lungo il viale: all'interno tutto era così come l'avevamo lasciato,ma le mura ingrigite e la moquette scolorita raccontavano tutt'altro.
I vecchi mobili erano ricoperti da grandi lenzuola appesantite dalla polvere...dal vissuto, oggetti sparsi quà e là...delle vecchie foto sul pavimento catturano l'attenzione di nonna.
Le solleva. Lentamente. I suoi occhi brillano,ardono.
Mi avvicino a lei e dolcemente le poggio la mano sulla spalla : -''Era un grand uomo,sai''- sussurra con voce tremante, -''Lasciarlo andare è stato difficile; tutto si può lasciar andare, ogni cosa si dissolve fuorchè il ricordo e talvolta questo può essere ciò che ci tiene ancora a galla. Per quanto doloroso possa essere conviverci,sopprimerlo sarebbe come annegare completamente. Sarebbe dimenticare il tuo intero vissuto,la tua vita intera.''
Una pacatezza sembrava diffondersi nell'intorno. Il turbamento interiore sembrava imbattersi contro il muro del silenzio e il vuoto inglobava la stanza.
Ci abbracciamo. In quel momento era come se fossimo nude l'una di fronte l'altra: nonna Rosie aveva aperto la sua anima ,lasciandomi entrare nelle sue paure,nelle sue sofferenze.
La mia mente si ferma a pensare alla vita che scorre,veloce...senza preoccuparsi dei suoi passeggeri. Mi perdo negli occhi verdi di nonna... stanchi,vissuti;guardarci dentro sembra viaggiare nel tempo,sembra esplorare un pezzo di vita,come se stessi leggendo una pagina del tuo libro preferito,tanto riescono a coinvolgerti.
Mi volto e un piccolo cofanetto violaceo ornato da fiori rossi poggiato su un enorme comò attira la mia attenzione. Lo apro; una dolce melodia riempie la stanza,colmandone il vuoto,una coppia di ballerini impalliditi danza abbracciata mentre sullo specchio fa da sfondo un lago con dei cigni. Ancora provavo lo stesso stupore e lo stesso incanto alla vista di questo oggetto che mi faceva tornar bambina, eppure l'immagine riflessa in quello specchio non era poi tanto uguale a quella di qualche tempo fa.
Il mio volto era cambiato,nulla sembrava essere uguale se non gli stessi occhi,lo stesso sguardo spaventato. Pensavo al futuro come ad un grande buco nero, continuavo a sentirmi un puntino nell'infinito e la curiosità di scoprire il mondo scemava sempre più.
Il tempo scorre implacabile sul destino degli uomini, la frenesia non dà tempo agli uomini di interiorizzare le proprie sofferenze, le proprie mancanze.
Mi lasciavo dentro,stagnanti, questi tormentanti interrogativi, eppure da qualche parte sentivo di poter trovare la felicità.
Nonna aveva da sempre cercato di insegnarmi a non arrendermi, a cercare quello di cui avevo bisogno,a viaggiare per vivere;''Devi viaggiare. Devi partire e poi ritornare. Devi sempre tornare da qualche parte,altrimenti non sei mai partita.'' - mi diceva.
L'unico viaggio che lei era riuscita a fare fu quello col nonno ed era li che era voluta ritornare.
A mia nonna. E all'amore che non ha vissuto.