«Coraggio, fratellino». Mi piego sulle ginocchia e gli lancio uno sguardo disfida. «Vediamo se stavolta riesci a segnare».
«Ma fottiti», borbotta lui, avvicinando il pallone con la punta dello scarpino. Scruta la porta alle mie spalle con aria determinata e struscia il tallone sull'erba secca.
Io incrocio le braccia, inarcando un sopracciglio. «Sto ancora aspettando».
Mirco allora calcia il pallone, che schizza come una pallottola verso la porta, e io mi lancio d'istinto a sinistra; riesco a respingere il pallone con un pugno e cado di fianco, strusciando il braccio scoperto sul terreno. Ancora sdraiata per terra, appoggio la testa al palmo della mano e lo guardo con aria strafottente. «Ma non eri tu il miglior attaccante delle Giovanili della A.S. Roma?»
«Capirai», brontola, «per un paio di rigori parati».
«Ma se ho smesso di contarli al settimo».
Mirco mi concede un sorrisetto e si china per prendere il pallone. «Se la campionessa ha finito di pavoneggiarsi, sarebbe ora di tornare a casa». Mette il pallone sottobraccio e picchietta con l'indice sul quadrante dell'orologio.
«Di già?» sbuffo rotolandomi sulla schiena. Sollevo le gambe per stiracchiarmi e osservo il cielo che inizia a scurirsi. Mirco si volta e, senza nemmeno rispondermi, inizia ad avviarsi da solo lungo la strada. « E va bene, arrivo». Mi alzo a fatica e recupero il giacchetto da terra, trotterellando dietro a mio fratello.
Non ci mettiamo molto a tornare indietro: casa nostra infatti è giusto in fondo alla strada, e per arrivarci impieghiamo non più di cinque minuti.
«Siamo a casa!» urlo, dando uno spintone a mio fratello per entrare prima di lui. Mi precipito in salotto e mi butto sul divano, afferrando il telecomando dal tavolino.
I tacchi di mia madre, che battono sul parquet alle mie spalle,annunciano il suo imminente arrivo. «Erica» strepita «guardati,sei tutta sporca! » Si piazza di fronte a me impedendomi di guardare la tv. «Vai a farti subito una doccia. E cos'è quel segno sul braccio?»
Chino la testa per capire di cosa stia palando e noto un graffio vicino al gomito. «Ah, non me ne ero accorta» .
«Vai a disinfettarlo, coraggio».
Io sbuffo e, pigramente, obbedisco ai suoi ordini.
Dopo una doccia veloce, mi metto davanti allo specchio e passo il pettine fra le ciocche castane, cercando di allungarle il più possibile:nonostante siano passati tre mesi dall'ultimo taglio, non arrivano ancora a toccare le spalle.
«Erica la cena è pronta! Se non arrivi tra cinque minuti mi pappo tutto io!»
Alzo gli occhi al cielo e torno in camera mia, facendomi largo tra libri scolastici e scarpe spagliate. Recupero dei calzoncini e una canottiera dal mucchio selvaggio che campeggia sulla sedia e lancio l'accappatoio bagnato sul letto.
Posto subito la sveglia per domani mattina, in modo che non me ne dimentichi più tardi, e corro a tavola sperando che Mirco non abbia mantenuto la sua promessa.
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Unica Passione
RomanceLavorare durante le vacanze era l'ultima cosa che Erica Colombo avrebbe voluto: nel suo ideale, l'estate dopo la maturità sarebbe stata un concentrato di riposo, serie TV e pizza. Eppure, alla proposta di tirocinio come assistente fotografa al centr...