ROMANZO-Free And Changed

11 CAPITOLO-NON BUTTARSI MAI GIU'

Rimasi sola con i miei pensieri per molte settimane fino a che nell'inizi di luglio non mi arrivò l'e-mail della Sapienza:

"Per la signorina Elisabetta Marchesi.

La informiamo che la sua richiesta per la borsa di studio è stata rifiutata.

Cordiali saluti, la Direzione."

Le parole esatte non furono proprio queste, ma mi son bastate per sentirmi crollare il mondo addosso, quello fu il giorno che ebbi l'illuminazione della mia vita cioè si poteva considerare tutta una messa in scena.

Niente più Marco, niente più borsa di studio, non mi era più rimasto nulla da associare al mio futuro, sempre se ne avrei avuto uno, credo di aver pure pensato per un momento al suicidio. Tutti quegli anni puntando a un solo obbiettivo, tutte quelle ore sprecate nello studio per cosa? Per ricevere un'e-mail con neanche riportate delle scuse decenti? Ero davvero furiosa, soprattutto perché non capivo dove avessi sbagliato.

Quando glielo dissi ai miei genitori non ci potevano credere "ma com'è possibile? Tu sei un alunna modello, avevi tutte le materie su!" disse papà "magari, si sono confusi. Hai provato a rispondere chiedendo se si fossero sbagliati o qualcos'altro?" aggiunse la mamma "no mamma non possono sbagliarsi, è andata cosi. Troverò un lavoro e il prossimo anno me la pagherò da sola" "ci si spezza il cuore non poterti dare i soldi, ma sai che il negozio non va come deve e abbiamo un sacco di debiti, ci dispiace tanto Eli" disse la mamma con la mano sul petto trattenendo le lacrime, io mi avvicinai a lei abbracciandola "mamma, papà voi avete già fatto abbastanza per me, e ora che cammino con i miei piedi" gli diedi ad entrambi un bacio sulla guancia, presi il computer e me ne andai in camera mia.

Con la scuola fatta avevo in mano un diploma da liceo scientifico, non mi dava molte possibilità senza avere anche una laurea, sicché decisi di cercare qualsiasi cosa ci fosse nelle offerte di lavoro online: barista, baby sitter o commessa; insomma un lavoro che mi avrebbe fatto avere i soldi per pagare l'università.

Su una pagina trovai un'offerta come barista in un bar di Roma. Improvvisando un curriculum l'ho mandai all'indirizzo segnato sperando in una buona notizia. Ammetto che nel curriculum di non aver scritto del tutto la verità, se volevo esser tenuta in considerazione qualche bugia mi è costata scriverla.

Dopo due giorni, ricevetti una risposta per un colloquio pertanto decisi di usare bene le mie carte e l'abbigliamento fu fondamentale: optai per un paio di jeans scuri e una canotta chiara. Mi stirai i capelli e mi truccai un po più del solito senza però esagerare. Ai piedi scelsi le Air Force bianche, comode e sportive poi per ultimo presi la borsa quella marrone di Gucci; la mamma si offrì di accompagnarmi.

Il bar si trovava nella stessa zona di dove lavorava Marco, quattro vie più distanti. Era improbabile che ci potessimo incontrare e anche se fosse stato non era quello di cui dovevo preoccuparmi in quel momento, sì mi aveva ferita però ammetto che a me piaceva ancora, e se mi avrebbe rivoluta indietro penso che ci sarei ricascata come una gallina, alla fine dei modi la persona che avevo conosciuto si è sempre mostrata se stessa, credo.

Nel tragitto avrei voluto solo la compagnia nel mio i-pod che con il suo potere riusciva a calmarmi, ma era ora di dire basta all'esclusione dal mondo esterno, era ora di interagire con le persone vere e aspettarsi qualsiasi tipo di relazione; così accesi lo stero della mamma.

Alla radio c'era Hailee Steinfeld con Love Myself "uaaa, mi piace un sacco sta canzone" dissi alzando il volume dello stereo 'Io amerò me stesso, non ho bisogno di nessun altro' ripeteva la cantante al ritornello, e infatti era ora di pensare un po' a me stessa, di amare me e la vita. Com'è vero che le canzoni insegnino più dei libri!