La segretaria di Lucifer

142 4 6
                                    



I raggi del sole attraversano pigri le nuvole e bussano timidi alla finestra della mia stanza. Mi alzo prima che suoni la sveglia e mi preparo per vivere la solita giornata di lavoro. Come sempre prendo un completo di camicia bianca e gonna, questa volta per variare quella marrone fino al ginocchio. Il mio armadio è diviso in due parti, a destra i miei vestiti di vari colori e disegni, per lo più fiori, e insieme ad essi ci sono anche quelli più eleganti per uscire la sera; dall'altra i miei indumenti da lavoro. Sono una segretaria e devo vestire in modo rispettabile, quindi ho tante camicie e gonne monocolore che nella mia mente sono il modo giusto di mostrarsi presentabile.

Il mio armadio ha un ordine, ma questo vale per ogni cosa che faccio. Nella mia mente tutto ha un ordine e forse è questo che mi permette di continuare a lavorare per lui. Parlo del mio capo, una persona insopportabile, ma che apprezza la mia organizzazione e la mia bravura in quello che faccio e questo è tutto ciò che chiedo.

Mi preparo la borsa, una capiente perché oggi c'è una riunione e il mio capo ha bisogno di tutti i documenti che ho preparato nell'ultima settimana per lui. Oggi parlerà con i suoi dipendenti e deve poter avere l'intero resoconto del mese. Siamo un'agenzia di avvocati e tutto appartiene a lui. È un uomo che si è fatto da sé e anche se è molto riservato, ha un carattere gentile in fondo, ma questo non toglie che a volte è davvero uno stronzo.

Mi guardo un'ultima volta allo specchio prima di uscire, tutto è in ordine: il giubbotto, i capelli e anche il trucco.

Esco, è una fredda giornata e riesco a formare nuvolette con il mio respiro. Come ogni mattina percorro quei venti minuti di strada che mi separano dall'edificio nel quale trascorro la maggior parte della mia giornata, o forse potrei dire della vita. In alto la scritta "Lux" ti scruta minacciosa. Il nome della compagnia deriva dal cognome di Lucifer Morningstar, il mio capo.

Prima di camminare oltre le porte automatiche, attraverso la strada e come ogni mattina mi ordino la mia tazza di tè caldo e un caffè per lui. Esco salutando e senza pagare, poiché sanno che tutto va a suo nome e lo aggiungono allo scontrino che gli presenteranno a fine mese; , io mi occupo solo di prenderle e portarle su, come mi era stato chiesto prima di accettare il lavoro.

All'entrata c'è Bill, l'uomo della sicurezza, che ormai ha una certa età, ma è bravo ed è sempre molto simpatico, mi saluta sempre:

«Buongiorno Chloe!» e riesco a intravedere un sorriso sotto i suoi baffi grigi.

«Buongiorno anche a te, novità?», gli chiedo come sono solita fare mentre aspetto l'ascensore.

«Bah, sempre le solite cose. La politica è un casino, l'economia scende a picco e il calcio non ti so dire, ormai se non ti abboni a un canale a pagamento ne sei tagliato fuori e io non ho soldi da buttare»

«Sai che mi ripeti la stessa cosa ogni volta? Queste non sono novità!», gli faccio notare e intanto l'ascensore è arrivato e si aprono le porte.

«Sono i giornali che si ripetono. A volte temo di aver comprato di nuovo quello del giorno prima!», scoppia a ridere.

«Forse hai ragione, ora vado, a dopo!», lo saluto di fretta, ma ormai ci è abituato. Le nostre sono conversazioni veloci, perché lavoriamo in un posto dove il tempo è denaro e chi non riesce a rispettare i ritmi imposti viene licenziato.

Mi saluta con la mano e si butta di nuovo nella lettura del suo giornale.

Anche l'ascensore sembra capire che qui deve essere più veloce e mi porta in pochi secondi al quarto piano. Mi avvio fino alla scrivania, dove mi tolgo la giacca, appoggio la borsa e senza perdere altro tempo busso alla sua porta.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Feb 24, 2016 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

La segretaria di LuciferWhere stories live. Discover now