Echo

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Ci sono giorni in cui ti svegli e realizzi che non hai voglia di fare niente.

Potresti essere la persona più incoerente dell'universo conosciuto e non, ma in quei giorni sei attinente al tuo pensiero.

Passi una giornata all'insegna della noia e della passività.

Tutte le tue azioni sono meccaniche al cento per cento, l'unica cosa che ti distingue da un robot è l'ossigeno che inspiri ed espiri, nonostante sia la cosa più meccanica che un essere umano possa fare.

A volte vieni colto dall'irresistibile desiderio di un maledetto caffè che ti faccia aprire gli occhi e ti faccia tornare la voglia di vivere; ma, quando sei a due passi dal bar, ti rendi conto che, caffè o non caffè, quella che nasce come giornata di merda non può che rimanere tale, quindi tanto vale risparmiare i soldi che avevi in mano per pagarti il cinema (quando la voglia di vivere tornerà a farti visita).

La giornata procede, secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora, in un monotono circolo vizioso di ozio e noia, lunghi silenzi e voci che giungono al tuo orecchio sfocate in modo direttamente proporzionale al gran cazzo che te ne frega.

Dopo tante attese e tanti, tanti disagi, arriva il momento che magari stavi aspettando da quando avevi aperto gli occhi, quello che da piccolo chiamavi andare a nanna.

Ognuno ha le proprie abitudini pre-dormita: c'e chi si ammazza di serie TV, chi setaccia tutti i 900 canali della propria televisione in cerca di un programma decente, chi ascolta musica, chi legge un buon libro, chi cazzeggia su Youtube, chi sta su Facebook, chi su Twitter, chi su Instagram... rituali indispensabili che però quel giorno riduci al minimo (se non li elimini del tutto) e ti lasci cadere a peso morto sul tuo amato materasso, sapendo che sprofonderai nel sonno prima di poter proferire parola.

La parte migliore di queste giornate è che in meno di una settimana le avrai già rimosse dalla memoria.

Ma non tutti sono in grado di farlo.

Lui ne è un esempio.

Per lui tutti i giorni sono così.

Vede decine di persone, incrocia centinaia di sguardi, ma nessuno si preoccupa di parlare con lui, così come a lui non interessa parlare con loro.

Osserva il monotono scorrere del tempo mentre la sua vita, quella che gli pseudo-rapper e le tumblr girls esaltano tanto, gli scivola via dalle dita senza che lui possa farci niente.

E la sera, prima di dormire, non ha bisogno di distrazioni, siano esse TV, libri o social network: lui ha altre abitudini.

Si sdraia sul letto, gli occhi scuri fissano il soffitto mentre lui aspetta un sonno che non arriva.

E pensa.

Pensa.

Pensa.

E pensa ancora.

E il sonno non arriva.

E lui resta lì, immobile, circondato dal silenzio.

Un silenzio profondo come la voragine che ha in quella zona della cassa toracica in cui dovrebbe esserci un cuore.

Ma nella sua testa c'è tutto fuorché il silenzio.

Nella sua testa risuona un grido, un grido assordante, una supplica di aiuto che viene dalla sua anima.

Un grido che non riceve alcuna risposta, eccetto la propria eco.

E sul soffitto iniziano a prendere forma delle lettere, compongono il suo nome.

Calum Thomas Hood

Poi le lettere iniziano a muoversi, cambiare forma, formando una frase, quella stessa frase che Calum scrive su ogni pezzo di carta che trovi.

My echo is the only voice coming back.

Sa che quelle parole fanno male, ma non intende scacciarle dalla sua mente.

Perché, in fondo, dicono la verità.

E lui non è mai stato tipo da maschere, da auto-convinzioni, da "guarda e passa", no, lui vuole la verità, nonostante sia orribile, nonostante faccia soffrire, lui accetta la realtà. Sempre.

Ma accettare non è un sinonimo di star bene nonostante tutto.

Calum pensa a questo, mentre si sente sempre più solo, e non sa dove sia finito il mondo, ma gli manca.

E fissando il soffitto si ripete mentalmente che è stupido continuare a pensarci: peggiora le cose, e sa che non è questo ciò di cui ha bisogno.

Ha bisogno di lei.

Lei riesce sempre a consolarlo, a fargli ritrovare la gioia di vivere. Lei è la sua ancora, la sua luce in fondo al tunnel.
Ogni volta che lei gli sorride, Calum non può fare a meno di sorridere a sua volta; non è una modella di Victoria's Secret, ma a lui basta vederla per restarne abbagliato.
Lei è estroversa e divertente, è ottimista e sicura di sé, è curiosa e testarda, è affidabile e sensibile, non è la ragazza perfetta, ma è quella perfetta per lui.

A Calum sembra di vederla, il suo volto è dipinto come un acquerello sul soffitto, i suoi occhi che lo guardano e sembrano sussurrargli quanto potrebbero star bene insieme, quanto potrebbero amarsi.

All'improvviso un: "Se solo fosse vero" sospirato dalle sue labbra rovina la poesia.

La sua stanza gli appare diversa: tutto ciò che contiene, i mobili, la lampada, la finestra, le pareti sembrano dirgli "Lei non esiste, idiota!" e glielo urlano in faccia, lo assordano, gli si stringono addosso, lo fanno soffocare.
"Urla" -dicono- "Chiama aiuto, tanto nessuno ti risponderà"
E lui tenta di zittirli, ci mette tutte le sue forze, ma loro sono più forti di lui: hanno un alleato potente.

Il sonno.

Le sue braccia avvolgono il corpo di Calum, che smette di combattere e chiude gli occhi lucidi, pronto per trascorrere l'ennesima notte senza sogni, in compagnia della sua amica ombra.

Lei non potrà salvarlo da tutta questa merda.

Nessuno gli risponde, eccetto la sua eco.

eppure quando chiude gli occhi lui non sa che, sotto lo stesso cielo, un altro paio di occhi si chiude, mentre la ragazza a cui appartengono si domanda perché soltanto la sua eco le risponda quando chiede aiuto...

*Dedicato a tutte quelle persone che, almeno una volta nella vita, sono rimaste a fissare il soffitto, aspettando un sonno che non arrivava, accompagnate dall'eco delle proprie grida*

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