Ogni impulso che soffochiamo ci avvelena l'esistenza!

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Ogni impulso che soffochiamo ci avvelena l'esistenza!
Il Ritratto di Dorian Gray

Mi guardo allo specchio ripassando il rossetto bordeaux.
La mia figura snella appare ancora color oro grazie al sole che ho preso fino ad una settimana fa in Calabria. Sono sempre stata piuttosto magra, insomma, la tipica ragazza alta e magra, ma senza tette... quando ingrasso la ciccia va sui fianchi, col cavolo che va sulle tette! Però mi accontento della mia seconda. (Devo, non ho molte alternative.)
Come si dice?
"Il seno perfetto è quello che entra in una coppa di champagne", no? Ecco, perfetto.
E poi non posso lamentarmi così tanto per il mio seno dal momento che, per non lasciarmi a mani vuote, Madre Natura mi ha munito di una gran bel sederino sodo a mandolino. Sedere ora fasciato dagli shorts di jeans nuovi. Sopra indosso una camicia smanicata bianca di seta così leggera da essere trasparente e da mostrare il reggiseno di pizzo bianco.
Il buono dell'avere le tette piccole è che qualunque tipo di maglietta si indossi, non si appare mai volgari. Almeno una gioia!
Ai piedi indosso delle scarpe col tacco, alto, e il plateau di sughero, con delle strisce di pelle marrone che si intrecciano sul collo del piede lasciando scoperta la porzione di pelle vicino all'osso sporgente della caviglia dove si trova un'àncora stilizzata, che feci per i miei 18 anni. Ormai di anni ne sono passati da quel dì, 7 per la precisione.
I capelli castani chiari, con sfumature ramate, senza un vero e proprio verso, scendono in delle sottospecie di onde fino a metà schiena, lasciando scoperto il viso.
Grazie al sole le mie lentiggini sono molto più visibili ora, sia quelle sul naso, sia quelle spruzzate qua e là sulle gote e sulla fronte.
Il dorato della mia pelle non fa che risaltare il color caramello dei miei occhi grandi, truccati rigorosamente con colori luminosi e le ciglia nere e folte li fanno apparire ancora più grandi.
Non ho messo il fondotinta perché non ne ho bisogno, giusto un po' di correttore sul quel maledetto brufolo in mezzo alla fronte che ha deciso di prenderci la residenza da una settimana!
Le labbra carnose risaltano ancora di più con questo rossetto e sembrano gridare "baciami, baciami!".
Infilo il pacchetto di Winston Blu da venti nella borsa insieme al portafoglio e altre cazzate da donna, e mi siedo sul letto accavallando le gambe nell'attesa che Ilaria, una delle mie migliori amiche, mi venga a prendere per poter andare a bere e poi a ballare.

Dopo essermi bevuta 1 cocktail e 10 shottini posso ritenermi soddisfatta della mia ubriacatura.
Ilaria ondeggia il suo sedere pieno, ma sodo, sul bacino di un tipo niente male.
Quando gli occhi verdi della mia amica si aggrappano ai miei, alzo i pollici in segno di approvazione. Sorridendo mi fa l'occhiolino e poi, invece del suo viso, vedo solo i suoi ricci rossi e capisco che se lo sta baciando.
Rido da sola e continuo a muovermi sinuosa a tempo di musica.
Non so come io faccia a stare ancora in pieni con i trampoli che ho ai piedi, ma resisto, incredibilmente.
Vedo al bancone, poco lontano da me, un ragazzo.
Inizialmente è girato di schiena, perciò fisso quel culo perfetto che si ritrova e che valorizza con quei jeans stretti che... ah!
Mai visto un sedere maschile più bello di questo!
La camicia bianca, arrotolata fino ai gomiti, gli fascia il busto e scopre gli avambracci su cui noto diversi tatuaggi e, al solo pensiero, mi viene l'acquolina in bocca.
Non so perché ma gli uomini coi tatuaggi mi hanno sempre fatto tanto sesso!
Le braccia, come le spalle e tutto il resto, sono piuttosto muscolose: perfette per aggrapparcisi in preda ad un orgasmo.
Culetto d'oro, questo sarà il suo nome, volta il profilo di tre quarti per chiamare il barman, che non se lo fila, e quello che vedo è un profilo perfetto: i ricci neri gli circondano il viso, lasciandoglielo scoperto, il naso è dritto e delle labbra carnose da prendere a morsi!
Ma che è un modello? Un tempo credevo che ragazzi come lui non esistessero, o che non esistessero qui!
Per Dio!
Purtroppo da qua non posso vedere di che colore sono i suoi occhi, un vero peccato.
Come una pantera pronta all'assalto, mi avvicino al bancone, a pochi centimetri di distanza da Culetto d'oro, piegandomi leggermente sul bancone per richiamare l'attenzione del barman. Questo si gira, mi vede e, con sguardo languido, mi chiede di aspettare un attimo.
«Dammi dieci euro, cosa volevi?» chiedo in modo suadente al nuovo David, che è mille volte migliore di quello di Michelangelo.
Lui mi guarda dapprima aggrottando le folte sopracciglia e poi sorridendomi sornione e divertito. I suoi occhi sono dello stesso colore del mare dove l'acqua è profonda.
Fatemici annegare dentro, vi prego!
«Cosa mi consigli?» Me!, vorrei rispondere, ma alzo le spalle mantenendo un certo decoro mentre immagino di mordergli quella mascella quadrata e ricoperta di barba. Ah! «Mh... un Mojito, dicono che lo fanno buono qua.»
«Molto...» mi dà i soldi e io mi giro verso il barman appena arrivato e, sorridendo, faccio la mia richiesta. «Un Mojito e un bicchiere d'acqua, grazie.» allungo la banconota, ma il tipo mi fa segno di no con la testa.
«Non c'è bisogno, offro io» mi fa l'occhiolino e io sorrido soddisfatta. Mi giro verso Culetto d'oro, che mi guarda divertito e gli restituisco i soldi.
«Essere donna ha i suoi vantaggi.» ride e, con delle dita da orgasmo multiplo assicurato, lunghe e affusolate, prende ciò che gli appartiene.
«Grazie...»
«Mia, piacere.»
«Michele, piacere mio.» mi stringe forte la mano e quasi mi sembra che quel calore si irradi direttamente nel fulcro della mia eccitazione.
«Mia, eh? Nome interessante...» dice afferrando con le labbra la cannuccia e sorseggiando il suo Mojito.
Oh Gesù! Fatemi essere quella cannuccia! Vi prego!
«Ah? Sì, già...» bevo un lungo sorso d'acqua per riprendermi e non fare la figura della cogliona. «Mia madre era una fan accanita di Mia Martini al tempo.»
«Ti va se usciamo a fumare che qua non si respira?» annuisco ammiccando e lo precedo.
Tie', caro! Non sei l'unico ad avere un sedere perfetto!
Ancheggiando arrivo alla sala esterna, adibita ai fumatori, e tiro fuori una sigaretta, non faccio in tempo a cercare anche l'accendino, che me l'accende lui. Una volta accesa espiro la prima boccata di fumo in faccia a lui. Le sue labbra si stendono in un sorriso divertito e malizioso, accendendosene una anche lui.
È più alto di me, il che è tutto dire. E trasuda sesso selvaggio da ogni singolo poro.
Credo che dovrò buttare le mie brasiliane appena comprate.
Questo ti stende con un solo sguardo, e che cazzo!
«Allora, dicevamo...»
Che sei figo?
«Tu sei di qui?»
«Sì, ci sono nata. Tu no, però.»
«No. Io sono appena tornato: ho abitato all'estero per una decina di anni.»
«Interessante... e dove?»
«Londra. Ci sei mai stata?»
«Sì e la amo!»
«Anche io la amo. Magari ci puoi tornare con me volendo...»
Se continui a parlarmi con questo tono di voce roco, giuro che ti sbatto al muro seduta stante!
«Mh... e cosa mi mostreresti?» Casa tua?
«Molte cose che ancora non hai visto, magari...»
E smettila di ammiccare!
Cazzo!
Ho bisogno di fare sesso con ogni centimetro del suo corpo!
«Fantastico...»
Vedo Ilaria affacciarsi per dirmi che se ne sta andando col tipo, ma rimane a fissare il sedere perfetto di Culetto d'oro. Mi trattengo dal ridere e, quando si riprende, mi fa ciao con la mano e mi lancia le chiavi della sua macchina (visto che a lei non servirà) che afferro prontamente.
Dopo essermi bevuta 1 cocktail e 10 shottini posso ritenermi soddisfatta della mia ubriacatura.
Ilaria ondeggia il suo sedere pieno, ma sodo, sul bacino di un tipo niente male.
Quando gli occhi verdi della mia amica si aggrappano ai miei, alzo i pollici in segno di approvazione. Sorridendo mi fa l'occhiolino e poi, invece del suo viso, vedo solo i suoi ricci rossi e capisco che se lo sta baciando.
Rido da sola e continuo a muovermi sinuosa a tempo di musica.
Non so come io faccia a stare ancora in pieni con i trampoli che ho ai piedi, ma resisto, incredibilmente.
Vedo al bancone, poco lontano da me, un ragazzo.
Inizialmente è girato di schiena, perciò fisso quel culo perfetto che si ritrova e che valorizza con quei jeans stretti che... ah!
Mai visto un sedere maschile più bello di questo!
La camicia bianca, arrotolata fino ai gomiti, gli fascia il busto e scopre gli avambracci su cui noto diversi tatuaggi e, al solo pensiero, mi viene l'acquolina in bocca.
Non so perché ma gli uomini coi tatuaggi mi hanno sempre fatto tanto sesso!
Le braccia, come le spalle e tutto il resto, sono piuttosto muscolose: perfette per aggrapparcisi in preda ad un orgasmo.
Culetto d'oro, questo sarà il suo nome, volta il profilo di tre quarti per chiamare il barman, che non se lo fila, e quello che vedo è un profilo perfetto: i ricci neri gli circondano il viso, lasciandoglielo scoperto, il naso è dritto e delle labbra carnose da prendere a morsi!
Ma che è un modello? Un tempo credevo che ragazzi come lui non esistessero, o che non esistessero qui!
Per Dio!
Purtroppo da qua non posso vedere di che colore sono i suoi occhi, un vero peccato.
Come una pantera pronta all'assalto, mi avvicino al bancone, a pochi centimetri di distanza da Culetto d'oro, piegandomi leggermente sul bancone per richiamare l'attenzione del barman. Questo si gira, mi vede e, con sguardo languido, mi chiede di aspettare un attimo.
«Dammi dieci euro, cosa volevi?» chiedo in modo suadente al nuovo David, che è mille volte migliore di quello di Michelangelo.
Lui mi guarda dapprima aggrottando le folte sopracciglia e poi sorridendomi sornione e divertito. I suoi occhi sono dello stesso colore del mare dove l'acqua è profonda.
Fatemici annegare dentro, vi prego!
«Cosa mi consigli?» Me!, vorrei rispondere, ma alzo le spalle mantenendo un certo decoro mentre immagino di mordergli quella mascella quadrata e ricoperta di barba. Ah! «Mh... un Mojito, dicono che lo fanno buono qua.»
«Molto...» mi dà i soldi e io mi giro verso il barman appena arrivato e, sorridendo, faccio la mia richiesta. «Un Mojito e un bicchiere d'acqua, grazie.» allungo la banconota, ma il tipo mi fa segno di no con la testa.
«Non c'è bisogno, offro io» mi fa l'occhiolino e io sorrido soddisfatta. Mi giro verso Culetto d'oro, che mi guarda divertito e gli restituisco i soldi.
«Essere donna ha i suoi vantaggi.» ride e, con delle dita da orgasmo multiplo assicurato, lunghe e affusolate, prende ciò che gli appartiene.
«Grazie...»
«Mia, piacere.»
«Michele, piacere mio.» mi stringe forte la mano e quasi mi sembra che quel calore si irradi direttamente nel fulcro della mia eccitazione.
«Mia, eh? Nome interessante...» dice afferrando con le labbra la cannuccia e sorseggiando il suo Mojito.
Oh Gesù! Fatemi essere quella cannuccia! Vi prego!
«Ah? Sì, già...» bevo un lungo sorso d'acqua per riprendermi e non fare la figura della cogliona. «Mia madre era una fan accanita di Mia Martini al tempo.»
«Ti va se usciamo a fumare che qua non si respira?» annuisco ammiccando e lo precedo.
Tie', caro! Non sei l'unico ad avere un sedere perfetto!
Ancheggiando arrivo alla sala esterna, adibita ai fumatori, e tiro fuori una sigaretta, non faccio in tempo a cercare anche l'accendino, che me l'accende lui. Una volta accesa espiro la prima boccata di fumo in faccia a lui. Le sue labbra si stendono in un sorriso divertito e malizioso, accendendosene una anche lui.
È più alto di me, il che è tutto dire. E trasuda sesso selvaggio da ogni singolo poro.
Credo che dovrò buttare le mie brasiliane appena comprate.
Questo ti stende con un solo sguardo, e che cazzo!
«Allora, dicevamo...»
Che sei figo?
«Tu sei di qui?»
«Sì, ci sono nata. Tu no, però.»
«No. Io sono appena tornato: ho abitato all'estero per una decina di anni.»
«Interessante... e dove?»
«Londra. Ci sei mai stata?»
«Sì e la amo!»
«Anche io la amo. Magari ci puoi tornare con me volendo...»
Se continui a parlarmi con questo tono di voce roco, giuro che ti sbatto al muro seduta stante!
«Mh... e cosa mi mostreresti?» Casa tua?
«Molte cose che ancora non hai visto, magari...»
E smettila di ammiccare!
Cazzo!
Ho bisogno di fare sesso con ogni centimetro del suo corpo!
«Fantastico...»
Vedo Ilaria affacciarsi per dirmi che se ne sta andando col tipo, ma rimane a fissare il sedere perfetto di Culetto d'oro. Mi trattengo dal ridere e, quando si riprende, mi fa ciao con la mano e mi lancia le chiavi della sua macchina (visto che a lei non servirà) che afferro prontamente.
«Che presa!» ride lui
«Ho una presa molto salda in effetti...» gli dico e lo vedo deglutire più volte, mentre io fingo uno sguardo innocente.
«Quanti anni hai?»
«Venticinque, tu?»
«Trenta.»
«Con chi sei venuto?»
«Degli amici, ma ormai ho trovato una compagnia migliore...»
«Mh... davvero? Grazie.»
«La verità, Mia.»
Se pronuncia un'altra volta il mio nome così vengo! E non scherzo.
«Molto bene, Michele.»
1-1 palla al centro!
«Andiamo a ballare? Ti va?»
«Volentieri!»
Oh sì, caro, ora vedrai!
Entriamo e, dopo aver trovato un posto abbastanza sgombero, iniziamo a ballare bacino contro bacino, lui con le mani sui miei fianchi ed io dietro al suo collo. Ci guardiamo negli occhi sfidandoci, per vedere chi cederà per primo.
Ma io sono donna e si sa che la furbizia è donna.
Mi volto, sfiorando con la schiena il suo petto, e ondeggio con il sedere sul suo bacino: struscia ora leggero, ora forte. Arriva il ritmo della canzone perfetto per la mia infallibile mossa e subito la metto in atto: muovendo ritmicamente il bacino lungo il suo corpo, mi piego sulle ginocchia e mi rialzo di scatto mantenendo il contatto fra le mie natiche e il suo corpo.
Mi gira verso di lui, mi guarda con lussuria e avvicina le sue labbra alle mie.
«Hai vinto tu.» sorrido vittoriosa finché non sento le sue labbra calde e morbide accarezzare le mie. Si conoscono, si succhiano, si allontanano per poi ritrovarsi, finché la sua lingua (che Dio l'abbia in gloria!) non entra nella mia bocca e comincia a combattere con la mia. Mugoliamo entrambi e infilo le dita nei suoi ricci morbidi, mentre le sue si aggrappano ai miei fianchi.
Ci respiriamo a vicenda, respiriamo l'uno dall'altra, inglobiamo i nostri respiri e le nostre lingue scopano fra di loro.
«Se avessi saputo prima del piercing ti avrei baciato direttamente sul bancone.» dice riferendosi al piercing alla lingua. Rido e mi mordo il labbro, ma lui me lo libera dagli incisivi con l'aiuto del pollice, per poi avvicinarcisi.
«Lascia farlo a me...» mi morde il labbro con tanta di quella sensualità che temo di svenire ora, subito, immediatamente. «Così va decisamente meglio.»
Con la mano gli stringo i capelli e lo spingo con forza verso di me, baciandolo voracemente.
Mi avvicino il più possibile al suo corpo e sento la sua erezione svettare verso il mio pube. Mi ci struscio alla ricerca di un po' di sollievo.
Si stacca da me e mi trascina via.
«Andiamocene.»
Lo seguo incapace di intendere e di volere.
Ora voglio solo lui.
Inciampo per la fretta con cui sto camminando e borbotto tra me e me, guardando male quel cretino che ride di me. Un cretino bellissimo, per carità, ma pur sempre un cretino!
«Smettila di ridere.» lo guardo male, ma lui continua.
«Sei ancora più sexy tutta innervosita.» grugnisco e gli lancio le chiavi che afferra con ottimi riflessi. Mi guarda confuso.
«Sono ubriaca, non posso guidare.»
«Tu non sei ubriaca.» mi guarda aggrottando le sopracciglia.
«Ho bevuto un Mojito e dieci shottini. Il fatto che io lo regga bene, o faccia finta di reggerlo bene, non significa che al momento 40% del mio corpo sia composto da alcool.»
«Sei una tipa tosta, Mia. Mi piaci!» gli strizzo l'occhio e salgo in macchina, incominciando a dargli le indicazioni per arrivare nell'appartamento in cui abito con la mia vera migliore amica: Silvia.
Silvia però non la vedo da qualche giorno perché è tornato suo cugino e i genitori l'hanno costretta a stare a casa loro per poter stare tutti insieme come una famiglia.
Non ricordo il nome, so solo che è stato molti anni in Inghilterra, dove è andato a vivere dopo la morte prematura di entrambi i genitori in un incidente stradale.
Nonostante io conosca Silvia da quando abbiamo tre anni, non ho mai conosciuto questo fantomatico cugino perché abitava in un'altra regione e non veniva spesso qua da lei. Non si vedevano molto, ma Silvia gli ha sempre voluto bene come ad un fratello.
Avevo visto qualche foto, molti anni fa, ma onestamente non ricordo un granché come fosse fatto. Inoltre non ha Facebook, quindi non ho potuto assistere al suo cambiamento fisico e vedere come fosse diventato. Non che mi importi qualcosa, intendiamoci, ma non so manco come è fatto il cugino di quella che considero una sorella. Ricordo solo che al tempo era un po' bassino, magrino, con i capelli scuri e gli occhi chiari.
Fine.
Memoria da elefante proprio!
Fatto sta che Silvia stasera non c'è e Culetto d'oro può venire da me, così avrò finalmente ciò che desidero dal momento in cui i miei occhi si sono posati su di lui: una scopata da Dio!
Sono convinta del fatto che, nel remoto caso l'atto non si riveli all'altezza dell mie aspettative, dovrò andare da uno psicologo.
Arriviamo e saliamo in ascensore, dove torniamo a baciarci con foga e a toccarci smaniosamente. Al suono del plin scendiamo al mio pianerottolo e mi stacco a fatica da lui per aprire la porta di casa. Con il fiatone e le mani tremanti ci metto un po' prima di aprire casa, ma alla fine ce la faccio.
Butto la borsa sul divano, mentre sento la porta chiudersi, e vengo assalita dalla maestosità di Culetto d'oro.
Le sue mani questa volta vanno a strizzarmi il sedere per spingermi contro la sua erezione, fino a prendermi in braccio e sbattermi contro il muro. Questa volta non riesco a trattenere il gemito procurato non solo dal gesto, ma anche dalla sua erezione che, prepotente, si struscia fra le mie gambe facendomi desiderare di essere nuda all'istante. Spingo contro questa come se non ci fosse la stoffa a dividerci.
«Ah... oddio...» dà una spinta più vigorosa e si stacca dalle mie labbra, tenendo una mano ancora sul mio sedere e l'altra a massaggiarmi il seno.
«Dove...»
«In fondo al corridoio a destra!» riprende a baciarmi, questa volta il collo e sono così in estasi da non accorgermi nemmeno che siamo entrati in camera mia e che siamo sdraiati sul mio letto.
«Hai delle labbra che... mmh...» mugola mentre mi bacia e finalmente posso palpare questo meraviglioso sedere, anche se è coperto dai jeans! E questa volta a mugolare sono io.
Le sue labbra giocano con le mie in modo indecente, mentre le sue mani esplorano il mio corpo ancora coperto.
Mi sbottona la camicia e me la sfila con delicatezza.
È lento lui. Io invece fremo perché lo voglio dentro di me.
«Con calma, piccola, abbiamo tutta la notte...» sorride languido mentre mi afferra con quelle grosse mani entrambi i seni ed io ansimo, desiderosa di levare quell'inutile pezzo di stoffa che mi separa dal loro calore. «Perfetti per le mie mani, perfetti.» li bacia spostando quell'ingombro bianco da sopra i capezzoli.
Ci sa fare, eccome!
Si stacca per togliermi, finalmente!, il reggiseno.
Non mi vergogno a mostrargli le mie tette, non me ne sono mai vergognata, non da quando ho visto che gli uomini le apprezzano comunque.
«Non mi dire che prendi il sole in topless.»
«Lo faccio...»
«Oh Gesù!» rido divertita per la faccia sognante che fa. Con le dita mi sfiora le braccia, seguendo i contorni dei tatuaggi in stile tradizionale. «Sono così eccitanti...»
Io sfioro i suoi, del mio stesso stile, ma lui li ha lungo tutte le braccia, anche sugli avambracci, io invece questi ultimi li ho lasciati vuoti e nudi.
Si abbassa e mi bacia la scritta sotto la linea del seno. Ansimo piena di aspettativa e, quando meno me lo aspetto, lecca un capezzolo.
Gemo e non me ne vergogno manco un po'. Molte donne fanno le pudiche e già è tanto se ansimano, io non sono una di loro. Io ansimo, io gemo e, se è necessario, urlo anche.
Gli uomini godono se lo fai.
Mi succhia il capezzolo, lo mordicchia, sembra quasi che io lo sia allattando... e la cosa mi eccita a dismisura. Gli stringo i ricci tra le dita e mi struscio sul suo bacino mentre lui mi tortura i capezzoli.
«Dio, ti prego!»
«Non sono Dio, tesoro.»
«Oh poco ci manca, guarda!» ride ed io con lui.
«Addirittura? Allora stasera pregherai il tuo nuovo Dio, piccola...» si alza slegando l'intreccio delle mie gambe sulla sua schiena. Me le accarezza e sente la loro liscezza e morbidezza (Per una volta ho usato quella maledetta crema idratante che mi ha regalato Silvia. Grazie, amica!) e trattengo a stento l'istinto di scalciare via le sue mani per il solletico.
Che patetica cosa.
Finalmente arriva alle scarpe che, dopo aver slacciato, sfila via. Si alza e fa la stessa cosa con le sue, che vengono seguite dai calzini. Sta per slacciarsi anche la camicia, ma lo fermo prima.
«Non ci provare. Lo voglio fare io.»
«Vieni qua, allora.» gattono fino al bordo del letto come una pantera e lo guardo maliziosa. Una volta arrivata, mi alzo sulle ginocchia e, dopo avergli afferrato il colletto della camicia, lo attiro a me.
«Eccomi qua...» sussurro al suo orecchio per poi leccargli il lobo. Freme ed io scendo lungo il collo alternando alla lingua le labbra. Arrivo al primo lembo di pelle scoperta del petto e gioco con i peli che ha lì. Apro il terzo bottone e ogni bottone che slaccio, lascio un bacio sulla sua pelle accaldata. Una volta che l'ho aperta tutta, gliela sfilo dalle spalle, accarezzandogli le braccia mentre lo faccio.
Bacio gli addominali risalendo sui pettorali e gli lecco i capezzoli.
Mi strizza il sedere mentre lo faccio e sento che respira più velocemente. Con la lingua ne delineo i contorni per poi delineare quelli degli addominali, dove mi accorgo di quella V perfettamente scolpita.
Altro che il David di Michelangelo!
Culetto d'oro è stato scolpito alla perfezione da quella buona donna di Madre Natura!
Mentre lecco la sua pelle, con la mano gli massaggio l'erezione ponderosa e sembra davvero grande.
Gesù.
Lui continua a strizzarmi la pelle del sedere da sotto gli shorts rendendola bordeaux per sfogare la sua eccitazione. Sbottono i suoi jeans e glieli tiro giù assieme ai boxer aderenti neri.
Ora muoio. Muoio.
Oh. Mio. Dio.
Lo guardo stupida e vogliosa.
«Ti piace ciò che vedi?»
«Non ne hai idea, ma ora proverò a fartelo capire»
Lo prendo in mano non riuscendo a circondarlo completamente con le dita. Lo lecco dal basso verso l'alto diverse volte, finché non finisco su quella cappella perfetta: grossa, rossa e lucida che subito comincio a stuzzicare anche con l'aiuto del piercing. Sospira pesantemente e appoggia la mano sulla mia nuca.
«Con calma, piccolo, abbiamo tutta la notte...» lo canzono dicendogli le stesse parole rivoltemi poco prima e lui ride divertito.
«Mi eccita il tuo tenermi testa.» guardandolo negli occhi maliziosamente lo prendo in bocca non riuscendo ad arrivare più in là della metà a causa della grandezza. Lo massaggio con una mano mentre lentamente faccio lo stesso con le labbra.
Lecco la punta della cappella e lo riprendo in bocca.
Lo stuzzico in questo modo per un po', finché, quando sto per rifarlo, la sua mano mi blocca la testa.
«Ora basta giocare. Cosa ne pensi?» lo guardo sì maliziosa, ma anche sfidandolo.
Mi sforzo e lo prendo quasi tutto in bocca; velocizzo il massaggio, accarezzandogli anche le palle.
«Oh sì, proprio di questo parlavo!» glielo succhio con forza, infilando le unghie nelle sue meravigliose, morbide, toniche chiappe! La perfezione!
Raccoglie i miei capelli nella sua mano per potermi guardare meglio. Sento il suo sguardo sulla mia bocca.
«Ah.. sì, così, bambina...» stringe la presa sui capelli dettando il ritmo, per poi tirarmi via con forza e baciarmi rudemente.
Il suo sapore diventa mio e il mio diventa suo.
Si stacca e mi butta sul letto con forza e io lo guardo tra l'eccitato e il divertito.
«Mh... arr!» ridacchio dopo aver fatto una specie di ruggito sensuale e il gesto annesso con la mano. Lui ride di cuore e mi raggiunge. Come un leone.
«Sei un caso disperato.»
«Qui di disperata c'è solo la mia voglia di te.» mi bacia subito e con la mano mi massaggia da sopra la stoffa degli shorts.
«Allora vediamo di mettere fine a questa disperazione.»
Mi slaccia i pantaloni e li fa scivolare lungo le gambe.
Annusa profondamente l'odore delle mie labbra, facendo poi un verso d'apprezzamento. «Mh... buono....» mi lascia un bacio sul pube e me le sfila delicatamente.
Meno male che stasera ho levato anche il più piccolo ed invisibile pelo del mio corpo! Sì!
Nota vicino all'osso del bacino una lettera giapponese e, senza fare domande, me lo bacia.
Nessun uomo lo ha mai baciato, di solito puntano direttamente alla mia vagina, ma lui no.
Questo mi fa sentire una strana sensazione alla base dello stomaco... e non è tutto l'alcool che ho bevuto, giuro!
Si tratta di una lettera dell'alfabeto giapponese: una F che sta per Francesco.
È stato il primogenito dei miei genitori, aveva 4 anni più di me, ma quando io ne avevo 5 lui è morto di leucemia.
Cerco di non pensare a quell'orribile ingiustizia e mi godo i baci che scendono verso il pube.
A lingua piatta passa sulle labbra fradicie, per poi stuzzicare con la punta il clitoride e, in seguito, succhiarlo come se si stesse nutrendo da quel piccolo bottoncino.
Le mie mani finiscono immediatamente nei suoi capelli, spingendogli la testa tra le gambe, quasi volessi inglobarlo al mio corpo.
Con le braccia mi circonda le gambe e le dita lunghe mi aprono le labbra; lecca prima superficialmente e poi la sua lingua mi penetra. Gemo con forza e inarco il bacino verso di lui.
Fuori, dentro, fuori, dentro, fuori, dentro, fuori, dentro...
Ora muoio.
Finalmente lascia la lingua dentro di me e la muove da una parte all'altra, la gira, ed io inizio a sentire quel familiare formicolio in tutto il corpo.
Vengo rumorosamente e, dopo essersi succhiato anche la più piccola traccia di me, risale leccandosi le labbra.
«Buon sapore, piccola.»
«Sì? Fammi sentire.» con le dita mi massaggia delicatamente, per poi inserire il medio dentro di me. Mugolo per il piacere, ma lo sfila subito.
«Aprila la bocca». Potrebbe anche chiedermi di uccidermi in questo momento ed io farei ciò che la sua voce autoritaria, profonda e così eccitante, mi comanderebbe.
Infila il medio tra le mie labbra e io lo circondo succhiandolo con lentezza.
«Non deglutire, bambina.» lo sfila e mi bacia, mi succhia la lingua per poter condividere assieme a me il mio sapore, leggermente salino. «Hai un sapore fantastico.» sorrido e mi struscio sulla sua erezione dura mugolando.
«Lo vuoi, gattina?»
«Tutto.»
Mi stringe i fianchi e lo muove massaggiandomi così le labbra con la sua lunga asta e il clitoride con la cappella.
Gli artiglio le natiche e lo guardo.
«Lo voglio dentro, ora.»
«Chi è che comanda qui?»
«Ti prego!»
«Mh... pregami sì.»
«Ti prego, ti voglio dentro di me. Subito!»
Mi succhia il collo e sono sicura che domani avrò un bel segno violaceo, ma non me ne frega un cazzo: mi ha marchiata e questo mi eccita quanto basta.
«Dimmi che sei protetta. Ti prego. Ho bisogno di sentirti completamente.»
«Sì, oh, sì, lo sono!»
Sia benedetto l'anello!
«Oh Dio, grazie!»
Non ha bisogno dell'ausilio delle mani per entrare dentro di me perché sono vergognosamente bagnata. Lo fa lentamente, godendosi ogni secondo, ogni centimetro di me.
Gemiamo entrambi e mi aggrappo alle sue spalle.
«Sei fottutamente stretta!» geme nel mio orecchio e i bacini iniziano a muoversi venendosi incontro.
Percepisco ogni centimetro di me stessa venire riempito da lui; le nostre pelli calde e sudate si toccano per poi allontanarsi; i nostri petti sembrano essere uno solo; le teste infossate nel collo dell'altro.
Spinge a velocità moderata, ma io voglio di più, voglio tutto quello che ha da darmi... che sia solo per questa notte o tutta la vita!
«Lo senti? Lo senti come mi stringi?»
«Oh sì, oh sì che lo sento!» aumenta la velocità portandomi quasi all'orgasmo, ma quando sente che sto per venire si sfila e io lo guardo indemoniata.
«Che diavolo...?»
Ride. Lo stronzo ride pure. «Calma, pantera! Perderai il conto delle volte che verrai stasera, ma sarò io a decidere quando!»
«Maledetto-»
«Ah! Attento a quello che dici o ti punirò.»
«Che sei un dom? O cosa?»
«No -risponde ridendo-, ma una specie...» invece di innervosirmi o spaventarmi, la cosa mi eccita a dismisura!
«Allora, Signore, cosa vuole fare di me?»
«Tante cose.»
«E perché non me le mostra?» sorride sghembo e mi guarda malizioso.
Mi alza le gambe fino a farmi toccare con le ginocchia le mie spalle e ringrazio i tanti anni passati a fare ginnastica artistica da piccola per il mio essere così elastica!
Quando mi penetra mi sembra quasi di sentirlo fino allo stomaco e gemo forte.
In questa posizione arriva in punti nascosti che... Gesù!
«Ora puoi venire.» dopo poche spinte urlo per il piacere e lui mi sorride, abbassandomi le gambe. In una sola mossa mi ritrovo su di lui a palmi aperti sul petto e tutti lui dentro di me... stare ferme è impossibile!
Le sue mani mi massaggiano i fianchi e la carne delle natiche rendendola rossastra.
Mi muovo lentamente per vendicarmi di prima, gli massaggio gli addominali; mi abbasso e, quando gli mordo un capezzolo, mi circonda con le braccia in una presa ferrea, incominciandomi a scopare velocemente e con forza.
«Sì! Sì! Così! Oddio sì! Continua! Più forte!» urlo e lo bacio... urlo e lo lecco... urlo e godo.
Quando si ferma mi sdraia di lato su un fianco e lui, da dietro, mi penetra senza neanche darmi il tempo di respirare.
Con la mano mi tiene la gamba alzata per agevolare la penetrazione, ma poi sposta la mano sul mio collo, reggendosi a questo per spingere, e la gamba è tenuta in alto dal suo braccio.
La sua mano sul mio collo ha una presa ferrea, ma riesco a respirare perfettamente, per quanto sia possibile farlo mentre si scopa in questa maniera, insomma.
Il suono delle nostre carni che sbattono mi fa gemere con veemenza.
«Mio Dio...»
«Al massimo posso essere il tuo signore, piccola.»
«Mi accontento, tranquillo.» riesco a rispondere fra gli ansimi.
«Stai zitta e vieni per me.»
Aumenta la velocità ed io urlo, facendo come mi è stato ordinato da Culetto d'oro.
Pensandoci bene, visto quanto appaia un dom mentre scopa, chiamarlo Culetto d'oro non rende molto l'idea della sua enorme virilità.
Dopo qualche spinta esce da me e mi fa mettere carponi, le gambe non troppo divaricate e sento la sua lingua passare piatta sulle mie labbra e bagnarle anche della sua saliva.
Mi strizza le natiche e le morde causando le mie risate.
«Ti piace ciò che vedi?»
«Tu che dici?» risponde appoggiando la sua erezione nell'incavo fra esse.
«Direi di sì.»
«È perfetto... è perfetto.» sussurra a se stesso, stringendolo.
Gemo e lo prego di prendermi ora. E lui lo fa: con forza me lo infila dentro, scivolando alla perfezione.
Mentre mi scopa violentemente, mi dà alcuni schiaffi sulle natiche godendo del loro arrossarsi, finché non mi prende per i capelli e mi tira verso di lui, scopandomi così: con una mano a strizzarmi una chiappa e l'altra a tirarmi i capelli, facendomi inarcare la schiena.
Mi alza sulle ginocchia e, con una mano a tenermi per il collo e un'altra a massaggiarmi il clitoride, mi scopa velocemente facendomi venire due volte a distanza di neanche un minuto. Mi rimette a carponi, ma, non resistendo, mi sdraio lasciando il sedere puntato verso l'alto.
«Che c'è? Sei stanca?»
«Zitto e scopami.»
«Qua comando io, ricordatelo.» dice autoritario e mi sculaccia forte. La linea tra dolore e piacere è così sottile nell'ambito sessuale... «Chi comanda?»
«Tu.» entra con forza ed urlo perché lo sento completamente avvolto dalle mie pareti vaginali.
«Urla. Brava bambina. Urla e vieni per me.» è difficile non fare quello che questo Dio del sesso mi ordina se mi scopa così! «Hai un culo che parla da solo!»
Schiaffo, entra, massaggio, esce.
Schiaffo, entra, massaggio, esce.
Schiaffo, entra, massaggio, esce...
Mi gira velocemente, senza neanche avvertirmi, mettendosi le mie gambe attorno al bacino e intrecciando le nostre dita sopra la mia testa.
«Voglio guardarti negli occhi mentre veniamo insieme.» gemo e vado incontro alle sue ponderose spinte guardandolo negli occhi, finché non vengo, pervasa dal calore dell'orgasmo e dal calore del suo seme che spilla dentro di me.
Rilasso le gambe e lo bacio sciogliendo la presa dalle sue dita per potergli accarezzare la mascella e lui ricambia accarezzandomi la guancia con una delicatezza che, dopo tutto l'amplesso, quasi stona.
Mi lascia un bacio a fior di labbra e quando si stacca mi guarda con uno sguardo che non gli avevo ancora visto, è così... caldo e confortante.
Mi piacciono i suoi occhi e mi piace guardarli in questo torpore.
«Mi piacciono i tuoi occhi.»
«Anche a me piacciono i tuoi.»
«Sono marroni, non sono così speciali.»
«Non è vero. Sono dello stesso colore del caramello sciolto assieme al cioccolato fondente.» sento qualcosa nello stomaco (e no!, non è per l'alcool!) perché mai nessun uomo mi ha mai detto una sola cosa del genere riguardo i miei occhi, e io di uomini ne ho avuti nella mia vita! Sono abituata a complimenti più rozzi, fatti più in riferimento all'ambito sessuale.
«Oh... gr-grazie.»
«Sono più particolari i tuoi rispetto ai miei. Sai quanti occhi azzurri ci sono al mondo?» ride, ma io nego col capo contraria al suo pensiero.
«Non sono d'accordo. I tuoi occhi mi ricordano il colore dell'oceano visto dall'alto di un aereo. Un oceano in tempesta, ecco.» sorride e mi bacia delicato.
Esce da me per sdraiarsi al mio fianco e mi sento svuotata. Questo sentimento mi spaventa, ma al tempo stesso mi incuriosisce perché è una sensazione mai provata, ma piacevole.
Mi accoccolo al suo petto che, al chiarore della luna, appare ancora più paradisiaco.
Le mie dita accarezzano il tribale che gli ricopre una spalla e gran parte del braccio destro, mentre le sue coccolano i miei fianchi con leggerezza e avverto il torpore avvolgermi in un caldo abbraccio.
«Resta con me stanotte.» se non fossi stata ancora leggermente sopraffatta dall'ebrezza dell'alcool non glielo avrei mai chiesto, perché avrei avuto paura della sua risposta. Ma l'alcool, e forse anche un po' gli innumerevoli orgasmi, mi ha annebbiato la mente.
Lui mi accarezza la testa e lo sento sorridere.
«Certo, piccola.»
Mi lascia un bacio sulla testa e, cullata dal battito del suo cuore e dalle sue dita delicate sulla mia pelle, mi addormento profondamente.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 24, 2016 ⏰

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