Capitolo 1

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Sono le ultime ore che passo in questa stanza, poi per un anno questa non sarà più camera mia.

L'anno scorso i miei mi hanno chiesto se mi sarebbe piaciuto studiare un anno all'estero.
Io naturalmente accettai e non vedevo l'ora che arrivasse il giorno della partenza ma adesso, sinceramente, più che emozionata sono spaventata a morte.

E se non mi trovassi bene?

Se finissi in una famiglia che non mi piace, di gente matta?

Devo scacciare questi pensieri...Accendo il computer e inizio ad ascoltare un po' di musica dalle classifiche di Spotify.

Cerco di riordinarmi la mente e finisco di preparare la valigia.

So già che ci metterò un po', perché non so cosa portarmi, come al solito.
Tutto l'armadio non ci sta nella valigia (anche se sarebbe perfetto). Quindi penso che mi comprerò qualcosa là.

Come previsto ci ho impiegato ancora un'oretta abbondante. Adesso faccio l'ultimo giro di casa per controllare se ho dimenticato qualcosa e poi posso partire.

Ed eccomi sull'aereo, diretta in Canada, a Toronto.
E stato molto difficile salutare tutti, anche perché non ho avuto molto tempo per farlo.

Solo adesso realizzo che non vedrò per un anno intero tutti i miei amici e parenti.

Dentro di me il vuoto più totale,non vedo l'ora che l'aereo atterri, l' attesa mi sta facendo preoccupare più del dovuto.

Scendo dall'aereo, passo tutti i controlli, recupero le valigie e... adesso?

Non ho la più pallida idea di dove andare, cosa fare e a chi chiedere.

Con la famiglia ci siamo dati appuntamento al bar dell'aeroporto, ma non vedo nessuno.

In preda al panico decido di aspettare che "la mia famiglia" mi trovi.

Così mi siedo per terra, appoggiata a un muro e inizio a giocare a zig-zag, uno di quei giochi dove perdi ogni sette secondi e non puoi vincere perché non esiste una fine.

Mi rimbambisco un po' così, giusto per non fissare la gente che scende dall'aereo con duecento valigie.

Quando ad un tratto, alzò lo sguardo dal cellulare e vedo un ragazzo bellissimo, moro con gli occhi azzurri.

Subito mi accorgo che mi sta guardando perplesso, allora mi alzo, mi sistemo un po' i capelli e riabbasso lo sguardo, facendo finta di rispondere ad alcuni messaggi.

Non posso però fare a meno di notare che il ragazzo sta venendo verso di me.

Continuo con la tattica del cellulare fino a quando non sento chiamare il mio nome.

☆RE

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