Annie

171 10 2
                                    

Multifandom Games |Hunger Games
Fannie durante i settantaquattresimi Hunger Games ( quelli di Katniss e Peeta)

Odio questo posto. Odio Snow e i suoi giochi. Odio tutto questo.
La confusione che mi circonda non mi scalfisce, ho stampato in faccia il mio solito sorriso sghembo che piace tanto a tutte le ragazze che incontrano il mio sguardo e non lascio trasparire nulla di quello che penso. Brutto stronzo bastardo crudele tiranno...NO! Basta! Se qualcuno vede che sei contro di lui, ti ammazzeranno prima che tu possa capire cosa succede, idiota! Ammazzeranno lei perché non può difendersi... no se sono bravo a nasconderlo. Non le hanno fatto niente fino ad ora, perché quel bastardo dovrebbe farlo adesso? Non dare a vedere i tuoi pensieri.Sorridi.
Le grida della gente intorno a me si fanno più alte, e ricompongo la mia espressione "fantastica e sexy". Sta per cominciare.
La tipa che ha voluto che la accompagnassi qui è eccitatissima, sta praticamente saltellando sulla poltrona. Si volta verso di me e mi scuote con quel braccio colorato e magrissimo. Mi sorride estasiata e dice qualcosa, sbattendo quelle ciglia che saranno lunghe sì e no cinque centimetri. Le sue ciglia sono lunghe, ma non tanto da sembrare esagerate, scure come i suoi capelli.... sbattono su quegli occhi verdi, hanno un effetto magnetico per me. Lei è così bella....
Sento la presa sul braccio aumentare e mi volto. La tizia mi sta parlando, ma non capisco nulla di ciò che dice, quindi mi limito ad annuire ed essere più compiacente che posso. Di solito funziona, e infatti lei si esalta ancora di più e si volta di nuovo verso l'entrata dell'anfiteatro. Anche il mio sguardo cade su quei portoni. Una volta, nove anni fa, anch'io sono passato lì sotto, su un carro trainato da due cavalli bianchi. La ragazza accanto a me era più grande, se non l'avessero estratta, sarebbe stata la sua ultima Mietitura. Joanne, era questo il suo nome. Era alta e ben piantata, la vita in barca aveva dato anche a lei dei muscoli potenti. Poteva vincere, molti avevano scommessl su di lei. Morì nel bagno di sangue iniziale, quando il tributo del distretto due le saltò alle spalle mentre i suoi degni compari la trattenevano. Tutti lottavano per sopravvivere, ma io non riesco a non pensare con un odio innato a chi prova gusto nell'uccidere. O forse era una finzione per mostrarsi forte, non posso saperlo. Lui ha ucciso la ragazza, io ho ucciso lui. Il suo allenamento, la sua potenza e la sua forza non l'hanno salvato. La sua stazza non ha salvato Joanne. Lei è così piccola e gracile... È sopravvissuta ai suoi giochi perché sapeva nuotare meglio degli altri. Non ha ucciso nessuno, ed è tornata sconvolta. Io ho ucciso.... quanti ragazzi ho ucciso con quel tridente? E prima di riceverlo? No, non ragazzi. Tributi. Erano tributi che dovevo per forza uccidere per tornare a casa mia. Non posso pensare a loro come persone. Non posso.
Lei non avrebbe mai ucciso tutta quella gente. Lei è tornata a casa sconvolta per la morte che ha visto laggiù, senza averla causata. Tutti dicono che è pazza, ma non possono rendersi conto di ciò che significa. Nessun vincitore esce dall'arena come ci è entrato, nessuno può farlo. Lei è così dolce e sensibile che non riesce più a vivere nel mondo reale. Io riesco a farla uscire dai suoi attacchi di panico, a calmarla, è tutto finito, non dovremmo mai più affrontarlo. Nessuno vive senza incubi, ma io riesco a farla dormire di nuovo. Ma io sono lontano. Sono lontano proprio adesso che ne ha più bisogno. Sorridi. Sorridi.
La folla multicolore che riempe l'anfiteatro di Capitol City si azzittisce lentamente, mentre il nostro caro Presidente Coriolanus Snow sale sul podio e comincia a parlare. Non sento una parola del discorso che quel bastardo fa ogni anno prima dei giochi. Annuisco e sorrido estasiato ogni volta che la donna accanto a me mi parla, solo perché so che devo farlo. Io so cosa succederebbe se non facessk quello che Snow dice. Io conosco la storia di Haymitch Abernathy, il secondo e ultimo vincitore del distretto dodici, che ha vinto la Seconda Edizione della memoria 24 anni fa. Ero appena nato, ma conosco perfettamente la storia, il caro presidente è stato molto premuroso nel farmela sapere in ogni dettaglio quando mi ha riportato a Capitol a sedici anni. Haymitch ha vinto usando il campo di forza che circonda l'arena per far rimbalzare vontro di lei l'ascia che la sua avversaria gli aveva scagliato contro. Non era neanche tornato dal Tour della Vittoria che sua madre,il suo fratellino e la sua fidanzata erano morti. E ora è costretto a fare da mentore ad ogni edizione, e a fare da esempio per gli altri.
Io odio Snow. Odio quello che mi costringe a fare, ma non posso ribellarmi. Haymitch non ha più nessuno, ma Snow sa chi sono le persone che amo, sa come colpirle per farmi del male. Io non posso ribellarmi. Snow comanda e io eseguo. Perdonami. Lo odio, ma lo faccio. Non posso permettere loro di farti del male. Perdonami.
Il discorso del presidente finisce, e lo stadio risuona degli applausi di migliaia di abitanti di Capitol seduti qua dentro. Una goccia mi bagna la mano. Cosa..?
Dopo un secondo mi rendo conto che una lacrima calda mi è scivolata lungo la guancia ed è caduta giù sulla mia mano. Non riesco a respirare. Se ne sono accorti? Capiranno?
Aspetta. Aspetta. Non possono leggerti nel pensiero, e un sacco di gente intorno a te sta piangendo per il commovente discorso del Presidente Snow. Mi passo velocemente una mano sulla guancia, e la donna accanto a me mi guarda e annuisce comprensiva, battendomi una mano sulla spalla. È scheletrica. Riesco a sentire le ossa delle sue dita premere contro la mia pelle; il suo assurdo vestito alla moda di Capitol, tutto pieno di svolazzi e cose strane attaccate, lascia chiaramente intendere quanto sia magra, quanto la sua vita non superi la circonferenza di un palo del molo davanti alla mia vecchia casa. Questa donna per essere magra, ma poter lo stesso mangiare a volontà, vomita al gabinetto tutto quello che mangia. Nel mio distretto ci sono bambini che muoiono di fame perché i loro genitori non riescono a portargli abbastanza cibo, ci sono donne che fanno elemosina ad altre donne che riescono a malapena ad arrivare a fine giornata, e la ottengono per la grande solidarietà che c'è fra tutti noi. E il nostro è uno dei distretti migliori in quanto ad alimentazione e vita.
Questa donna mi fa schifo, ma non posso scostarmi. Snow potrebbe farle del male.
Mi tira verso di lei e mi trascina vicino a sé, costringendomi a fissare i portoni, che si apriranno da un momento all'altro. Mi tiene stretto con la testa vicino alla sua, il suo profumo dolciastro mi riempe le narici, la sua parrucca rosa mi solletica il collo in modo fastidioso. Mi costringo a metterle le braccia intorno alla vita, anche se preferirei lottare con uno squalo armato solo di un pugnale. Perdonami.
Parte l'inno di Panem, a volumi assordanti, e quelle stramaledette porte si aprono. La parata comincia. Adesso sfileranno sotto di noi ventiquattro ragazzini terrorizzati che sono stati strappati dalle loro vite, e sanno che hanno una possibilità su ventiquattro di tornarci. Sanno che moriranno quasi sicuramente entro due settimane, e pensano disperatamente a sorridere, sperando che qualche ricco grassone li noti e gli faccia da sponsor per avere qualche possibilità in più. Parte l'inno di Panem, sono costretto ad ascoltarlo per quella che sarà la milionesima orribile volta.
Esce il primo carro, i tributi del distretto 1. Non so i loro nomi e non mi interessano, non mi devono interessare. Saranno sicuramente fra i favoriti, ma so che cercano solo di salvarsi. Eppure non ne sono convinto del tutto, a volte c'è stato qualche idiota che si è offerto volontario per vincere.
I carri avanzano nel loro lento giro, accolti da più o meno applausi e urla, finché non manca solo il 12. Non sto guardando, ho lo sguardo fisso sul terreno. La mia piccola sta bene? Gli Hunger Games sono il momento in cui sta peggio, e io non ci sono mai. Mi dispiace, Amore, perdonami.
Le grida sconvolte dell'intero stadio mi richiamano al presente. Ma cosa?
I tributi del distretto dodici sono usciti in questo istante, e sorridono alla folla. Sono in fiamme. Mi ci vuole un secondo a capire che le fiamme fanno parte del costume, e che quindi quei due non sono degli idioti totali che ridono mentre bruciano. Mi costa ammetterlo, ma è impressionante. Mi chiedo chi sia il nuovo stilista, di solito quelli del dodici sono vestiti da minatori e non fanno nessuno scalpore, non conquistano sponsor e muoiono entro i primi tre giorni. Tutte le telecamere e gli sguardi sono su di loro, e i due ragazzi fanno qualcosa che sconvolge la gente ancora di più. Lui le sussurra qualcosa, poi si prendono per mano e alzano le mani unite, come una squadra. Forse Haymitch quest'anno si sta scervellando di più, ha trovato in loro una speranza, perché questo gesto piace parecchio, a giudicare dai versi indefiniti che fa la tizia con me e i tipi che ci sono intorno. O forse è un'idea del ragazzo, sembra lui il disinvolto fra i due. Sorride calorosamente e saluta, i capelli biondi pettinati all'indietro. Da quel che capisco, si chiama Peeta. La ragazza invece i finge entusiasta, ma sono bravo a leggere i visi della gente. È a disagio, odia tutto ciò che ha intorno e sta facendo una fatica immane a sorridere a questa gente che la manda a morire. Katniss. La ragazza che si è offerta volontaria al posto della sorella minore, quando alla Mietitura hanno chiamato il suo nome. La sto fissando come gli altri, ma sono sicuro che il mio sguardo è diverso. Katniss è forte, e orgogliosa. Lei mi piace.
NO! No... dovevano essere solo i ventiquattro tributi... per quest'anno è troppo tardi. Quella ragazza mi ricorda la mia piccola stella. Non che si somiglino, Katniss con quei capelli neri e gli occhi grigi non ha nulla in comune con la pelle abbronzata e gli occhi verdi, la chioma rossa e ondulata della mia stella. Ma ha nello sguardo un orgoglio e una forza che riconosco nei suoi quando mi guarda. Lei è così dolce.... devo proteggerla.
La mia mano stringe il ciondolo che porto senza che me ne renda conto. Non avrei dovuto farlo, non avrei dovuto, devo aver richiamato su di me l'attenzione, non dovevo non dovevo. Non ho potuto impedirmelo.
Il ciondolo che porto al collo me lo ha regalato lei. Lo scorso anno, prima che partissi per questa città, quando sono andato da lei per salutarla, stringerla a me come non avrei potuto fare per molto tempo, lei me lo ha messo in mano. È una semplice conchiglia infilata in un cordoncino, ma è per me la cosa più bella e luminosa in questa città piena di luci.
Non me ne separo mai.
È l'ancora che mi tiene aggrappato al mio mondo, mi permette di non perdere la testa così lontano da casa. Io odio stare qui. Odio essere costretto da Snow a fare.... lo odio.
Io non sono la sua puttana!
Non riesco a tenere fuori dalla mia testa questi pensieri. Ma devo! Devo per lo stesso motivo per cui non posso ribellarmi a Snow, ne posso fare nient'altro. Se ne dipendesse soltanto la mia vita, forse sarei già andato a quel suo stupido palazzo bianco e sputargli in faccia. Ma non posso permettere che le faccia del male...né a lei né a nessun altro.
Nessuno sa che sono innamorato di Annie, tutti credono che io sia uno che ha mille amori, ma nessuno lo deve sapere. Il presidente si diverte a fare del male alla gente, e ha imparato da tanto che per far soffrire chi non è come lui si deve colpire chi gli abita nel cuore.
Quelli del mio distretto che ci conoscono da vicino pensano che sia io che tranquillizzo e consolo la donna che amo quando sta male. Non è vero. È lei che consola me, mi ama per come sono, nonostante tutto quello che ho fatto, nonostante quello che faccio. Ci calmiamo a vicenda, stiamo abbracciati per delle ore senza dire una parola, non ne abbiamo bisogno se siamo insieme. Ci sono giorni in cui non facciamo altro che stare sdraiati sulla spiaggia, con la sabbia tra i piedi. Lei gioca con i miei capelli, ride alle mie parole, dette solo per sentire quella risata dolce e calda che mi fa sentire come se niente potesse toccarci. Sono i momenti in cui sono a casa, mi sembra che non ci sia nulla di terribile. Esiste solo lei, una sua mano nei miei capelli e l'altra posata sul mio petto, il suo sorriso sincero, il suo cuore che batte, le ciocche rosse che mi sfiorano il viso, i suoi occhi verdi immersi nei miei. Niente ci può toccare. Ci siamo solo noi.
Uscire da quella bolla per tornare nel mondo è la cdoa più dolorosa che io debba fare, dopo doverla lasciare ogni volta quando lei ha bisogno di me. Ma lei è più forte, più tranquilla, e darei la mia vita perché sia serena.
Ma non posso farlo. Posso solo proteggerla e maledire me stesso per essermene innamorato.
Lei è la cosa più bella che io abbia mai avuto, ma io l'ho solo messa in pericolo. Non posso non odiarmi per questo. Non ci riesco.
Solo lei sa allontanare l'odio da me.Quando grido e cado perché la metto in pericolo, sono il suo pericolo e non riesco ad allontanarmi da lei, si inginocchia accanto a me e mi prende il viso tra le mani. Mi costringe a guardarla in quegli smeraldi, e io non posso fare niente, niente per impedirle di rassicurarmi.
La forza non è solo vincere, rimanere impassibili davanti a cose che odiamo o di cui abbiamo paura.
La forza è essere sempre convinti che per quanto si cada, la cosa più bella è rialzarsi in piedi. È seguire il cuore dove ci porta, fidarsi di lui.
La forza è essere per qualcuno il punto fermo, il porto sicuro, quando sì è in balia della tempesta.
In quegli occhi c'è più forza che nei miei. È lei la mia ancora.
Ora capisco perché il verde è il colore della speranza.
La speranza nelle parole che mi ripete ogni volta. " Ci sono persone legate al pericolo, Finnick. Lo amiamo. Ci fa rischiare, ma siamo legati indissolubilmente, l'amore ci fa rimanere uniti. Nessun rischio può essere paragonato all'amore".
Quanto sono innamorato di lei.
Voglio essere con lei per sempre, voglio che non debba mai più soffrire.
Non manca molto ormai. Ci serve solo la giusta occasione. Poi comincerà tutto.
Dopo, amore mio, saremo insieme. Insieme per per sempre.

Multifandom GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora