Dopo una giornata non particolarmente depressiva, a parte il tempo ventoso, pioggerellino, il tempo oggi aveva un unico aggettivo che calzava a pennello, triste e dal destino già ben che segnato : uggioso. Comunque tra lavoro, favori ad un bimba figlia di un amico e risoluzione di un piccolo problema la giornata si poteva definire buonina, che per il suo ultimo periodo negativo era come dire una giornata meravigliosa e splendente. Aveva un grillo che gironzolava per la testa e non voleva uscirne, non capiva cos'era questa sensazione di...qualcosa
Se ne stava sotto le coperte a cercare di seguire qualcosa alla tv o sul pc, tipo un bel film romantico, strappalacrime, a lui piaceva emozionarsi e piangiucchiare, una serie tv noir, un programma di viaggi, ma nulla trovò di interessante, e molto stranamente nemmeno aveva voglia di leggere. Aprì i tunes e si mise ad ascoltare, cantare le canzoni del gruppo : " le luci della centrale elettrica" e tra qualche cantatina, riflessione su parole, frasi enigmatiche e poetiche "....la notte atomica che c' ha, rimboccato le palpebre...lavarsi i denti con l'antenna della televisione durante la pubblicità...ed invidiare le ciminiere perchè hanno sempre da fumare...."
Ad un tratto pensò ad una ragazza che aveva "conosciuto" da qualche giorno su internet, conosciuto per modo di dire, s'erano scritti un po', lui come sempre aveva esagerato, aveva vomitato valanghe di parole, alle volte pure nosense. Avevano visto giusto qualche foto, potevano piacersi si, ma bisognava prima o poi incontrarsi, guardarsi nelle palle degli occhi, annusarsi, avere la percezione di che emozioni potesse dare il lieve e casuale sfiorarsi le mani, senza nessuna malizia, ma se queste cose messe assieme fossero state piacevoli? E invece se si sarebbero stati antipatici, troppo diversi, buh ? Bisognava provare e vedere. Lui non era mai uscito con ragazze conosciute così, non aveva mai avuto un appuntamento, diciamo, al buio, a 40anni sarebbe anche ora di far nuove esperienze.
Nella sua testa, se prima o poi si sarebbero scontrati camminando tutto sarebbe andato bene senza bisogno di nascondersi o crearsi un personaggio, un ruolo, lui sarebbe sempre stato se stesso, come sempre, nel bene e nel male, e lei lo avrebbe voluto conoscere proprio per come lui era, lei avrebbe voluto scoprire i suoi misteri, i suoi enigmi e se i silenzi non sarebbero mai stati imbarazzanti, allora si, tutto sarebbe volto al meglio.
Alcuni giorni dopo decisero di vedersi, uscire assieme, il cielo splendeva e andarono a sgranocchiare qualcosina in riva al mare, lui temerario mise già i piedini nel ghiacciato mare, era bella la sensazione del freddo sui piedi e il caldo dell' incrocio casuale delle loro mani. Lei era bellisssima, dalla foto non si poteva capire quanto bella realmente fosse, e lui non riusciva non poteva spiaccicare parola, per descrivere la sua meravigliosa bellezza.
Seduti sui sassolini parlarono, parlarono, parlarono, dei suoi figli, dei matrimoni che affondano troppo presto, delle storie nate solo per aver paura di rimanere da soli, dei desideri, dei sogni, del silenzio, del rumore del mare, delle onde spostate dalla leggera brezza che si stava alzando ma non fredda, si capiva, si sentiva nell' aria che la primavera stava arrivando, quel tepore, quel profumo che a lui mandava in subbuglio le emozioni e liberava tutte le endorfine. Sarà stato lui completamentamente pazzo, come amava definirsi, scherzando ma, sentiva l'ossitocina viaggiare, correre fluida e sempre piu' veloce nel suo corpo, fino ad arrivare ad una velocità stratosferica nel cervello e li far collegare tutte le sinapsi possibili, tutto oramai nella suo corpo, cervello combaciava. Era un segnale che tutto, o qualcosa in particolare, stava capitando in lui. Lei pure sembrava un po' disorientata e con le gote arrossate, o dal sole o dall'emozione, questo solo lei poteva saperlo. Lui voleva, sentiva il bisogno di accarezzarle i capelli, sfiorarle i lobi togliendole gli orecchini a clip rossi che portava, posare la sua mano sulla sua guancia, voleva ora baciarla ma si limito' a posare le sue labbra sulla sua gota sinistra, il lato del diavolo ma pure della passione e dell' amore. Era giunta l'ora, per lei, di tornare al lavoro, la pausa pranzo era terminata, così era finita, con il cuore in gola si salutarono e si allontanarono, verso le proprie macchine, lui decise di rimanere ancora li, aveva bisogno di pensare, ed erano pensieri positivi, sereni e belli, sperò in cuor suo che pure lei avesse provato e stesse pensando le sue medesime cose . Ma la sicurezza non esisteva nella vita, perciò si scambiarono i numeri di telefono, così basta internet, e chissa' se si sarebbero sentiti, o se lui sarebbe fuggito per la paura , per il timore di non essere in grado di... di nulla, aveva avuto tante delusioni che lo frenavano spesso, e quando non si frenava andava a finire che non era corrisposto, aveva spavento di lui, delle persone, delle delusioni, aveva panico di star nuovamente male, anche tutto questo faceva parte della vita ed era il bello, il sentirsi vivi anche rischiando di soffrire. La sera stessa nello stesso istante presero i propri telefonini e composero dei numeri, tutti e due trovarono occupato. Nessuno saprà mai con chi rispettivamente volessero realmente parlare!
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Dedicato a Katya 16/02/16
Short StoryQuesto è un semplice e breve raccontino , scritto di fretta , per regalo di compleanno, prima della fatidica mezzanotte, ad un' amica appena conosciuta