Capitolo 1

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Il tasto di un pianoforte;
la corda di una chitarra;
il ticchettio di una moneta.
Sono i suoni ciò che catturano l'anima, la fanno propria per qualche attimo per poi restituirla senza il minimo strappo. Non c'è segno di cucitura, alcuna traccia di un'operazione effettuata.
L'anima viene rapita dalla musica, qualunque essa sia.
Si passa dal Rock al Pop, dal clacson di un'automobile al pianto di un bambino.
Persino i tasti della tastiera di un computer quando vengono premuti, suscitano, dentro di noi, un'emozione; può essere fastidiosa o divertente, tutto a seconda del proprio umore.
Il rapimento non comporta sempre una tortura, anzi. L'anima, sotto quell'incantesimo, torna a vivere donando, una volta tornata nel proprio corpo, quel senso di pace ricercata tanto dagli uomini. L'effetto dura poco, ma questa sensazione si può riprendere ogni qual volta che si desidera, non è come una semplice droga che manda in pappa il cervello e il cuore. La musica è il condimento che serve nella vita per osservare il mondo da una prospettiva diversa, speciale, positiva, senza danneggiarci dall'interno.
È una sana dipendenza.
Un rifugio sicuro, qualcosa su cui contare sempre, questo era il luogo che aveva trovato Alex per sfiorare la felicità picchiettando le corde della sua chitarra. In quel momento stava intonando una cover dei Train "Drops of Jupiter", facendo fermare, davanti a sé, una decina di persone che lo ascoltavano senza fiatare.
C'era l'uomo con il caffè in mano: era in ritardo per il lavoro, avrebbe dovuto timbrare il cartellino già cinque minuti prima, ma quella melodia l'aveva colpito, dimenticandosi per un attimo ciò per cui stava correndo indaffarato.
C'era un ragazzo che lo invidiava; desiderava marinare la scuola e passare il suo tempo con la musica piuttosto che dietro un banco di scuola, con la speranza che la professoressa di matematica non lo chiamasse alla lavagna.
Non ne sapeva nulla d'integrali.
In quel gruppo vi si trovava anche una bambina che stringeva forte la mano di quello che doveva essere il suo papà. Con l'altra teneva saldamente il suo gelato al cioccolato, timorosa che qualcuno glielo potesse sottrarre da sotto il naso.
I bambini capiscono tutto, ancor prima degli adulti. La piccola dai lunghi capelli neri aveva paura che, da un momento all'altro, il suo gelato potesse sparire e con esso anche la presenza della persona che più amava.
Suo padre.
Alex poteva capire la preoccupazione della bambina, la captava mentre la osservava intento a cantare una delle sue canzoni preferite.
Chiunque poteva arrivare e portar via la cosa più cara che si possiede. Ma se fosse proprio quella persona a volersene andare, ad abbandonare la mano che chiede di essere stretta e protetta dal mondo che la circonda?
Allora non esiste soluzione se non la consapevolezza di essere soli a lottare per se stessi, senza nessuno che vegli su di te.
Per questo Alex aveva trovato nella musica un'alleata sincera, qualcuno che non ti lascia andare per un altro. Tutti possono averla, ma nessuno la perde.
Terminata la canzone, la bambina trascinò il padre con sé, sfoderando un sorriso sgangherato di fronte a lui. Mise una mano all'interno della tasca del suo piccolo cappottino e da lì prese un fermaglio che consegnò nelle mani dell'artista di strada.
Il padre accarezzò il capo della figlia, nascose una mano nella tasca dove afferrò il suo portafoglio e da lì afferrò una banconota da cinque euro che appoggiò all'interno della custodia della sua amata Margherita, la chitarra vecchia quasi quanto lui che possedeva un nome di persona.
Francesca, chiamata da lui solo Fran, alzò lo sguardo verso Alex. Capelli scuri dello stesso colore di occhi, proprio quest'ultimi fulminarono il ragazzo che perse qualche secondo in più a sorseggiare l'acqua che lei gli aveva portato prima di iniziare la nuova canzone.
Fran era una scrittrice, tre anni più di lui. Il tempo per consegnare il suo secondo manoscritto era ormai agli sgoccioli, ma un giorno, passeggiando per Piazza Duomo a Milano, trovò Alex e la sua musica. Non si rendeva conto com'era stato possibile, eppure, sentendo quella melodia, la voglia di scrivere tornò come un fulmine a ciel sereno. Tornata a casa, la magia era scomparsa.
Fran non si diede per vinta e tornò il giorno dopo: quaderno, rifornimenti di viveri, una penna e un'altra di ricambio all'interno della borsa.
Quando lui suonava, lei scriveva.
Un rapporto biunivoco, dove la chitarra e la penna rappresentavano due spade di guerra che tuttavia non ferivano chi le adoperava.
Tutt'altro.
Li rendeva felici.
Dopo quel cenno d'intesa con Fran, Alex riprese la chitarra in mano e iniziò a sfiorare le corde di essa, imitando il padre che accarezzava delicatamente i capelli della bambina, dando inizio a una canzone tutta sua.
Non una cover, ma un suo inedito: "Lost Time".
Qualche passo verso di lui, il ragazzo si chinò e mise una moneta insieme alle altre. Lo sguardo di Alex andò dalla moneta alle scarpe di lui, al cappotto costoso fino al viso che riconobbe all'istante.
Una stonatura nella voce di Alex fece aguzzare lo sguardo di Fran, che permise alla sua penna nera di sbavare sulla pagina bianca del suo quaderno a righe.
Alex appoggiò la chitarra sul muretto nel quale era seduto e scese da lì, piazzandosi di fronte al ragazzo che lo fissava senza proferir parola.
Gli occhi di Fran guizzarono ripetutamente da Alex allo sconosciuto, dallo sconosciuto ad Alex.
«Joyce» sussurrò lui con un filo di voce.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 24, 2016 ⏰

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