«Mi fa male il sedere..»
Mormorai sedendomi sul morbido sedile dell'auto. Kendall rise, mise in moto l'auto e poi partimmo.
«La galleria d'arte è la prossima meta.»
Disse. Annuii.
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Appena usciti dalla grande struttura, Kendall mi chiese cosa ci potessi trovare in tele colorate.
«Ci trovi le emozioni e il carattere delle persone.»
Risposi, e lui mi guardò stranito.
«Insomma, se guardi attentamente puoi notare cose completamente diverse in ogni quadro. Noti schizzi di personalità, bozzetti di emozioni... Anche lacrime, se hai un occhio attento.»
Spiegai.
«Le... Lacrime?»
Mi chiese, come se avessi detto un qualcosa di troppo assurdo. Sospirai.
«Si... Lasciamo perdere.»
Dissi, sorrisi e scossi la testa. Kendall mi disse che, essendo ormai le 13, aveva fame e in effetti pure io.
«Cosa vorresti mangiare?»
Chiese. Ci riflettei.
«Sushi.»
Risposi. Lo sentii borbottare qualcosa, e pensai che avrebbe negato la mia richiesta, ma quando svoltò con l'auto per entrare in un vasto parcheggio tutti i dubbi mi abbandonarono.
«Non credo di aver mai mangiato sushi...»
Mi confidò quando fummo entrati nel ristorante. Adoravo l'ambiente orientale. Mi aveva sempre affascinato, sin da bambina.
«Tranquillo, è buono.»
Lo rassicurai poggiando la mano sinistra sulla sua spalla destra.
Una ragazza dal fisico minuto e con occhi e capelli neri ci accompagnò ad un tavolo. Ci portò il menù e poi andò via. Kendall mi chiese cosa potesse ordinare, e io gli consigliai ciò che mi sembrava più adatto per "entrare" nel mondo del sushi, ovvero qualcosa di semplice.«Senza piangere...»
L'ho sentito sussurrare, dopo poco che la ragazza aveva preso le nostre ordinazione. Poggiai titubante la mia mano sulla sua.
«Senza piangere...»
Confermai mormorando. Ci sorridemmo. La cameriera ci servì degli asciugamani caldi, per lavarci le mani. Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, poi finalmente la ragazza ci portò anche il cibo ordinato.
«Ehm... Io non ho mai usato le bacchette...!»
Mi disse mentre il suo sushi cadeva nel piatto e le sue mani mantenevano le bacchette in un modo completamente errato.
«Si, me ne sono accorta.»
Gli risposi. Dopo avergli mostrato un'infinità di volte come andavano tenute e come prendere il sushi, sembrò capace.
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«Non mi piace questa cosa!»
«Cosa?»
«Il fatto che paghi sempre tu. Mi hai pagato il vestito, la cena dell'altra volta, al bar, la pista di pattinaggio, il biglietto per la galleria d'arte, ora al ristorante...»
Era vero. Non mi piaceva che Kendall spendesse tutti quei soldi per me.
«Nah... Solo un regalo.»
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You'Re Not Invisible To Me ||Kendall Schmidt||
FanficDayane è costretta a trasferirsi, assieme a sua madre, da Londra, a Los Angeles per essere ospitata da sua zia. Cercando lavoro, si imbatte involontariamente a casa del suo idolo Kendall Schmidt. Da qui iniziano ricordi, incubi, speranze, paure, emo...