*La vera felicità*

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Francesco's pov
Mi giro e guardo Michela. Lei rende tutto più bello. Il panorama è bello, anche fin troppo. Mi sorride e le ricambio il sorriso.
-Michela te hai qualche hobby?- chiede il ragazzo di fronte a lei. Michela arrossisce e abbassa lo sguardo. Cazzo come lo vorrei picchiare.
-Emm.. Si.. Io.. Io suono chitarra.- dice balbettando.
-Che genere suoni?-. La fissa con occhi adoranti. Si porta il bicchiere di vino alla bocca lasciando un alone rosso sulle sue labbra.
-Tu invece che hobby hai, Ares?- interrompo l'"interessantissimo" dialogo e cerco di non metterla a disagio.
-Beh, io studio e.. Studio.-
-Ares, fa dei bellissimi disegni.- disse Michela.
-Ma, mi stavo chiedendo, il tuo vero nome è Ares?-. Guardo Michela e con gli occhi le chiedo di non intromettersi, per evitare domande indiscrete.
- No, non è il mio vero nome.- disse diventando un po' rossa.
-In tanti lo pensano, ma no. Il mio vero nome è Aurora. Ares è solo un nomignolo.- disse guardando Michela con un sorrisetto sulle labbra. Michela le sorride a sua volta.
Qui dietro c'è una storia lunga. Bene, si occuperà più tempo.
-Da quanto tempo siete fidanzati?-. Mai una volta che stesse zitto.
-Emm.. Noi...- iniziò Michela.
-Da un mese.- dico io. Mi guarda male, lo so, la conosco, ma non posso dire che per ora siamo incerti sulla situazione della nostra relazione, lui vuole sentire questo. Lei è mia, non posso lasciarla andare.
-Ah.- risponde A...L'amica di Michela. Le ha detto sicuramente quello che è successo.
-Voi invece?- chiese Michela.
-Michela, te l'ho già detto. Ci siamo fidanzati tre giorni fa, te lo ricordi?-
-Ah, si certo.- il suo sorriso è bellissimo quasi quanto lei. Quando ride si arruffa i capelli. L'ha sempre fatto, ma io lo noto solo ora. Lo so, sono pessimo e lei è il meglio. Mi accorgo che non solo io la sto fissando come uno scemo. Dall'altra parte degli occhi celesti puntati su di lei la fissano. Il suo ghigno mi fa venire i brividi. Mi immagino lui a letto con lei. No, non posso. Scaccio quell'immagine dalla mia testa. L'unico che la scoperà qui sono io. Sorrido soddisfatto quando l'immagine di lui scompare ed al suo posto compaio io.
-Fra?- mi chiama. Scuoto la testa.
-Eh?- risposi io.
-Stai bene?-
-Si, stavo solo pensando.- lei annuisce, ma non dice niente.
Se sapesse a cosa stavo pensando.
-Allora, credo che sia il momento di ordinare.- disse lui con un sorrisetto che all'apparenza sembra amichevole.
Lo so, stronzo, che ci stai provando.
-Lo so che tu lo sai.-
-Cosa?-
-Ho detto che prenderò un filetto.- disse lui con un sorrisetto.
Non è questo che ha detto, ma qui nessuno sembra farci caso.
-Forse perché è nella tua testa?-
-Non è possibile!- dissi ad alta voce. Michela appoggiò la mano sulla mia.
-Francesco, stai bene?- mi disse. Mi alzai di scatto facendo traballare i bicchieri pieni di vino sul tavolo.
-Puoi venire con me?- le dissi tirandola da un braccio. Lei si alzò e educata come sempre informa ai nostri compagni che ci metteremo un secondo. La presi per un polso e la tirai fino all'entrata dei bagni.
-Francesco, che hai?- disse staccandosi dalla mia stretta. Mi prendo i capelli fra le mani.
-Mi sta facendo impazzire!- urlai io.
-Non sta facendo nulla.- disse lei calma.
-Legge nel pensiero. È telepatico.- non mi crederà mai.
-Perché dici così?- chiese lei incuriosita.
-Sento la sua voce, a ogni pensiero, lui mi risponde.-. Sto facendo avanti e indietro per la stanza. Sembro pazzo. Sono pazzo, forse? Michela mi guarda preoccupata. Tutto quello che vorrei è baciarla. Baciarla finché non sento dissolversi quella voce. Quella voce che mi dice che non è mia, che non lo sarà mai. Ho bisogno di lei. Mi avvicino a lei, mettendola,praticamente, al muro.
-Francesco.- dice sulle mie labbra. La sua voce tremava.
-Hai paura, piccola?- lo sapevo che quel nomignolo rendeva tutto più eccitante, anche se io volessi sentire la sola e unica straziante verità.
-Si.- rispose semplicemente.
-Di me?- le dissi. I miei respiri erano pesanti anche se ero senza fiato, lei mi faceva respirare lo stesso.
-No, non di te.- disse a bassa voce.
-Dimmelo, piccola. Di cosa hai paura?- i suoi occhi si posano sulle mie labbra per un secondo e poi ritornano ai miei occhi.
-Di quello che puoi fare.- dice in un respiro solo. Il quadro che stiamo creando è molto strano. Io che acquisto fiato e lei che lo perde. Come se le stessi succhiando via l'anima. Come un angelo ha paura di un diavolo. Come gli opposti che si attraggono, ma anche quelli amano i propri simili infondo. Lei ha paura di me, ma non scappa, non urla.
-Anch'io ho paura.- dissi sulle sue labbra.
-Di cosa.-
-Di quello che puoi farmi.- dissi guardandola negli occhi.
-Cosa.. Cosa significa?- non riesce a capire? Come fa a non essere ovvio. Sorrido e scuoto la testa.
-Lascia stare.- farfugliai. La misi un dito sotto al mento e le alzai la testa.
-Sei tutto per me, piccola.- le dissi sulle labbra e poi la baciai. Le nostre lingue si muovevano all'unisono e lei mi tirava piano i capelli, mentre io la tiravo più possibile a me. Sembrava all'apparenza un bacio che si danno due fidanzati solo, perché sentono l'obbligo di farlo. Oh, no. Per me era tutt'altro. La mia parte egoista vuole questo. Sentire il legame che esiste fra di noi. Toccarla. Baciarla. Anche solo sfiorarla. Mi rende felice. Lei mi rende felice. Non contrappone questo bisogno di affetto ad un atto egoistico di sentirla mia, anche se anch'io ora sono confuso. Ho davvero bisogno di sentirla come parte di me? Avere le prove? Le sto chiedendo abbastanza? Non lo so. Forse lo scoprirò. Ma per ora per me queste domande sono solo miei pezzi filosofici. Forse i più interessanti. Lo so che la vita mi mostrerà cosa è sbagliato e dopodiché mi metterà in seria difficoltà e noi siamo così stupidi da contrastare l'idea che nella vita c'è sempre qualcosa che ti rende felice, può essere un amico, la tua famiglia o anche qualcuno che non c'è più. Lei è la mia felicità, solo lei sa rendermi libero. Come faccio a saperlo? Perché quando manca la felicità senti l'opposto. La tristezza prende possesso di te, delle tue azioni, dei tuoi pensieri. Non si può trovare rimedio alla tristezza, puoi solo ricercare la tua felicità o appoggiarti a quella che avevi, come ho fatto io. La vera felicità è quella che non ti lascerà mai.

La terapia degli incubi /Francesco Viti/. SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora