wounded soul

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Alec continuava a tormentarsi le maniche della giacca mentre guardava il numero dei piani scorrere sul display dell'ascensore e si maledisse subito per non aver preso le scale. Giunto al quinto piano si diresse verso l'appartamento 226 e bussò due volte.
Aveva ripensato più e più volte a cosa avrebbe detto a Magnus pur sapendo che, come sempre, quando si sarebbero trovati faccia a faccia le parole gli saprebbero morte in gola e infatti, quando lo stregone gli aprì, Alec rimase muto come un pesce. Era difficile dire chi tra i due avesse l'aria più stanca. Entrambi avevano gli occhi cerchiati di nero e i capelli arruffati. Magnus, che solitamente non passava inosservato per il suo abbigliamento più che discutibile, indossava una semplice vestaglia nera sopra un altrettanto semplice pigiama grigio.
《Non pensavo saresti passato...》
《E invece eccomi qua》
Alec entrò nell'appartamento senza chiedere permesso e si mise a gironzolare qua e là pensando a qualcosa da dire.
Quella sistemazione temporanea era molto diversa e... minimalista rispetto alla vera casa di Magnus. L'unica cosa che però non poteva mancare era la sua sconfinata collezione di libri che spaziavano dalle antiche tradizioni peruviane alla poesia francese. Ogni tanto Alec dimenticava che Magnus era uno stregone e che, in quanto tale, aveva vissuto per moltissimo tempo e in posti completamente diversi l'uno dall'altro. Rimaneva sempre stupito di fronte alla vastità della sua conoscenza.
Era così preso dai suoi pensieri che non si era accorto che lo stregone gli si era avvicinato e gli aveva posato una mano sulla spalla.
《Capisco che tu ce l'abbia ancora a morte con me, ti sto soltanto chiedendo di non escludermi completamente dalla tua vita》
Era già capitato che i due litigassero (molto spesso per delle stupidaggini) e smettessero di parlarsi per qualche giorno, ma questa volta la situazione era diversa. La distrazione e la superficialità di Magnus avevano seriamente messo in pericolo Alec che si era salvato per un soffio e ne riportava ancora i segni sul proprio corpo.
《Se volessi escluderti dalla mia vita ora non sarei qui》
《Questo vuol dire che sei venuto qui per perdonarmi?》
《Non lo so. O meglio... non ne sono sicuro. Credo mi serva ancora un po' di tempo. Semplicemente sono venuto qui perché sei sempre stata l'unica persona capace di farmi stare meglio. Nei miei ricordi non trovo momenti in cui avessi bisogno di conforto in cui non ci sei tu》
Dopo queste parole Magnus si sentì più leggero. La paura di aver distrutto tutto quello che avevano faticosamente costruito lo aveva dilaniato nel profondo. Ora, invece, era come rinato. Perfino respirare era gli sembrava più semplice, come se prima avesse avuto i polmoni stretti in una morsa e adesso potesse finalmente riempirli d'aria completamemte.
Non passava giorno in cui Magnus non fosse estremamente riconoscente per il posto che Alec gli aveva riservato nel proprio cuore.
Si guardarono negli occhi accennando un lieve sorriso e si abbracciarono, cercando conforto nelle rispettive braccia, sicuri che tutto, prima o poi, si sarebbe aggiustato.

Ecco a voi la mia nuova storia. È un aborto che ho scritto di getto in onore della coppia Magnus/Alec (che adoro).

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