Capitolo Uno

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Vivo a Valle delle Tre Destinazioni. La mia città.

Viene chiamata così perché è il centro dove ogni anno accade il grande evento, nella speranza che qualcuno riesca a concludere l'impresa tanto gloriosa, che narrano così bene le nostre antiche leggende.

Sto per uscire di casa ho voglia di respirare e prendere un po' di fiato. È ora di pranzo dovrei rimanere in casa, così decido semplicemente di buttarmi sull'erba in giardino, come faccio di solito.

Ma ancor prima che lo faccia, passa davanti al cancello Anna. La vedo preoccupata, forse lo dovrei essere anch'io, ma non lo sono, perché il sole oggi è più abbagliante e luminoso del solito, poi l'aria mi sembra così fresca, nonostante ciò,e la terra che sto calpestando è tranquilla, quindi mi sento abbastanza bene.

<<Sembri di buon'umore>> afferma con sicurezza Anna.

<<Sì>> le confesso sorridendo << e tu sembri preoccupata. Hai paura vero?>>

<<Paura di cosa? Di salutare i miei genitori, tutta la mia faglia e i miei amici senza sapere se li rivedrò mai più?>> mi domanda con voce amara ed ironica<<Sì ho paura George. Ho paura di lasciare tutto e...>>la blocco, non dovremmo parlarne qui.

Quella giornata che mi sembrava così tanto allegra, mi sembra svanire sotto gli occhi e spolverizzarsi magnetizzandosi nell'aria, che all'improvviso diventa dura ed è quasi impossibile respirare, sudo, a volte ho bisogno di qualcuno che mi faccia comprendere le cose prima di capirle completamente.

<<Non è un posto sicuro dove parlare questo>> le bisbiglio all'orecchio. Lei annuisce.

Prendo la mia bici e lei la sua, arriviamo sino ad un vicolo di campagna, in cui ci rifugiamo da quando eravamo piccoli.
Anna per me è come una sorella, d'altronde abbiamo passato un' infanzia insieme e ci vogliamo molto bene. Io tengo a lei, come lei tiene a me. Io so tutto di lei, e lei tutto su di me. Siamo grandi amici.
Molto spesso la gente del paese che non ci conosce, ci scambia per fratelli, perché oltre a vederci sempre insieme, ci assomigliamo un po'.Io occhi verdi e capelli neri e lei anche, solamente che non è come le solite ragazze dai capelli lunghi a non finire, ha dei capelli corti-che non saprei descrivere perché non sono molto esperto sull'argomento-ma ci assomigliamo abbastanza.

Questo vicolo di campagna, porta ad una casa sull'albero- o meglio-una casa dentro il tronco di un albero, che abbiamo trovato qui tempo fa quando camminavamo e cercavamo un posto dove giocare, ma poi l'abbiamo sistemata ed ora è il nostro rifugio. Non è una semplice casa in cui tutto è perfetto e ordinato, ma sopratutto non è la casa in cui hanno giocato due bambini, ma molto molto di più.

Non entriamo, ma ci sediamo sull'erba appoggiando la schiena al fusto del grande albero.

<<Dovremmo parlarne velocemente è già tardi>> si raccomanda Anna<<E poi una cosa non percepisco...perché non possiamo parlarne in città, di tutto ciò! Mi sembra esagerato e infantile>>

<<Tranquilla faremo presto>>la rassicuro<<comunque è meglio evitare di farci rimproverare, quando invece possiamo stare tranquilli qui>>dico serenamente cercando di calmarla. Ma lei continua:

<<Io ho paura. Non voglio andare a quell'addestramento è inutile, non ha alcun senso!>>

<<Ma come!>>

<<Sì, per me non ha alcun senso andare a quell'addestramento, sono sei mesi della mia vita buttati al vento, per delle stupide "Destinazioni" che forse, non so, magari neanche esistono!>>

<<Io credo alla storia delle "Tre Destinazioni">>affermo.

<<Ah. Buono. Perché io no!>>

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