È così strano non averlo più accanto, non sentire più quel suono ogni notte prima di andare a dormire e il mattino appena sveglia; era un'abitudine così piacevole, un gesto così semplice e dolce... È diventato qualcosa di più.
È iniziato tutto circa un mese fa; mio padre arrivò a casa insieme ad un ragazzo spiegandoci che sarebbe rimasto da noi per un po' di tempo: aveva all'incirca sedici anni, una massa informa di capelli color castano rossicci, gli occhi verde smeraldo e un ampio sorriso che mi conquistò subito.
Si presentò con il nome di Bart Allen, anche se prima di dirmi come si chiamava iniziò a farmi i complimenti per la felpa di Flash, cosa che mi mise parecchio in imbarazzo, non solo per il complimento ma soprattutto per il fatto che non frequentavo spesso dei ragazzi, a parte i miei fratelli. Mio padre provò a mettere entrambi a proprio agio proponendomi di mostrargli la mia collezione di fumetti e poi la stanza degli ospiti. Lui sembrava così entusiasta e pieno di vita, al contrario di me che ero talmente timida che non ero ancora riuscita a dirgli neanche come mi chiamavo. Ma lui mi guardava come se già mi conoscesse, come se sapesse già tutto di me.
Mi sbloccai a poco a poco, ascoltandolo mentre parlava delle sue teorie sui supereroi e sul fatto che lui considerava l'identità segreta qualcosa di retrò; lo trovavo così buffo, ma adorabile allo stesso tempo, era come quei ragazzini che entrano per la prima volta in un negozio di caramelle.
Restammo lì in camera mia a parlare per tutto il pomeriggio, fino a quando mia madre venne a chiamarci per la cena.
Quando tornammo su dopo aver cenato ero troppo stanca per continuare, così lo accompagnai in camera e gli diedi la buona notte, promettendogli che avremmo continuato il discorso il giorno dopo, lui mi salutò con un abbraccio e mi diede la Buona notte entrando nella camera accanto alla mia.
Dopo essermi sdraiata sul letto persi diversi minuti a rigirarmi sotto le coperte cercando una posizione comoda per dormire, ma sentivo come se mancasse qualcosa. Fu in quel momento che sentì per la prima volta quel suono, così comune ma anche inaspettato.
Toc Toc
Era un suono sordo, proveniva dal muro che divideva la mia stanza con quella accanto; continuò a farlo almeno altre due volte, come se volesse sapere se ero ancora sveglia. Risposi a quel bussare con due colpi, per fargli capire che ero ancora sveglia. Passarono alcuni secondi prima di sentire tre colpi, come per darmi la Buonanotte, risposi a quel suo gesto, chiudendo poi lentamente gli occhi e riuscendo finalmente a dormire.Durante quel mese che è stato in casa nostra quel piccolo gesto era diventato il nostro modo di comunicare tra quelle mura; non riuscivo nemmeno ad addormentarmi senza sentire quel rumore, e quando un giorno mi svegliai e bussai sul muro aspettando invano la sua risposta sentì per la prima volta il panico e l'ansia assalirmi. Lui se ne era andato, era tornato a casa, senza salutarmi o dirmi il perché.
Mi mancava così tanto, mi mancava quel suo gesto, il suo sorriso, quello sguardo pieno di vita; Non l'avrei rivisto per almeno altri tre mesi, svegliandomi di colpo sentendo di nuovo quel suono provenire dal muro della mia stanza, lì sentì di nuovo il mio cuore battere di nuovo come prima, capendo solo in quel momento cosa mi era successo: mi ero perdutamente innamorata di lui.
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The May's Diary
Fanfictionraccolta di headcanon su May Cecily Castellan, personaggio OC creato da me (non volendo pubblicarle su Facebook preferisco farlo qui). Eventi, storie, passioni e quanto altro su questa piccola ragazzina di diciassette anni con una vita alquanto movi...