15 CAPITOLO-VOLERE PER CREDERE

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Quando guardavo Mia, mi immaginavo tante cose su di lei: la credevo una tipa che esce con i motociclisti-dati tutti quei tatuaggi sulle braccia- poi la vedevo come una che fumava erba e ballava in quelle discoteche che solo se sei fortunato ne esci senza alcuna malattia sessuale e me la immaginavo innamorata del suo cibo fast food, e invece mi sono dovuta ricredere.

Il posto in cui mi aveva portato era abbastanza snob e sofisticato molto anormale dalle mie fantasie, perplessa gli domandai "come mai qui?", "venivo sempre con mia mamma a mangiare, fin da piccola "mi rispose emettendo un grosso respiro guardandosi in giro in cerca di un tavolo libero " e adesso ci vieni ancora con lei?" gli chiesi "no, è morta" esclamò camminando verso un tavolo vuoto nell'angolo della stanza, io rimasi in silenzio addolorata da ciò che mi confidò, pensavo a come si potesse sentire una persona senza una madre, io personalmente sarei morta accanto a lei.

"Ciao Mia" disse un cameriere vestito in camicia e papillon nero "oggi cosa ti porto? Solito?" "si grazie Luca" "uee, ma chi è sta bella ragazza con te?" domandò guardando verso di me "lei è Elisabetta, è una mia collega" "piacere Elisabetta, cosa vuoi che ti porto?" "un panino al prosciutto grazie!" gli risposi, "solo un panino?" chiese Mia "nono portali quello che prendo io" aggiunse ridendo "subitooo" disse il cameriere dirigendosi verso la cucina.

Rimasi imbarazzata dalla situazione che si creò "e cos'è che mangeresti tu?" gli chiesi "dopo vedrai. Maa.. senti un po'. Ieri ha chiamato un ragazzo la cui voce mi fece venire la pelle d'oca, parlandomi poi di te. E' il tuo ragazzo?" a tale domanda cercai una via d'uscita, senza però sembrare maleducata "no, e un amico. E te? Te sei fidanzata?" gli chiesi cercando di conoscerla meglio intrattenendo una conversazione "lo ero.. Cioè: siamo stati insieme tre anni poi lui si è trovato un'altra. Tipico degli uomini." "e vivi con i tuoi?" ancora gli domandai "no, mia mamma come ti ho detto è morta, mio papà se ne andato con una ventenne, e vivo sola da orami 2 anni" disse lei cercando di non guardare i miei occhi distraendosi con la forchetta e il coltello. "e la tua storia qual'è?" mi chiese lei evitando altre domande personali.

Fortunatamente però i nostri discorsi furono interrotti dall'arrivo del cameriere con due portate in mano "eccovi i vostri spaghetti alla matriciana" tirai un sospiro di sollievo sperando cosi di non poter rispondere alla domanda da lei fatta "ma tu sei pazza, vuoi farmi mettere tre chili solo con una forchettata "gli dissi ironicamente "ma non rompere che sono la fine del mondo" aggiunse Mia aspirando uno spaghetto dopo l'altro " e magna che devi mettere un po' di ciccia su quel corpo esile che ti ritrovi" finì vedendomi alla ricerca di qualche spaghetto con poca salsa. Poi la guardai mangiare tutta quella pasta godendo del solo piacere di una forchettata, imboccai la prima proseguendo con la seconda e poi infine con un pezzetto di pane ripulendo il piatto. Danzando ho sempre avuto un alimentazione da seguire e mangiare un piatto del genere mi portava a provare emozioni veramente piacevoli .

"Che bontà! Dio sono piena, ma adesso è tardi dobbiamo cominciare a lavorare" disse Mia pulendosi la bocca "Luca, segna pure passo dopo a pagare" finì alzando la voce richiamando l'attenzione del cameriere "beh aspetta che ti lascio anch'io la mia parte" gli esclamai "ma va! Te lo detto, oggi offro io".

Il lavoro finì presto non volendo disturbare la mamma andai alla stazione del treno aspettando il prossimo per portarmi a casa.

Erano le 19:30 quando tornai a casa, i miei genitori stavano in cucina: mia mamma preparava da mangiare mentre mio papà la aiutava con il tavolo stuzzicandola però e facendola ridere continuamente. Mi soffermai a guardarli per un po' rapita dal loro grande amore e soddisfatta da ciò che Dio mi aveva regalato. Se si ha una mamma e un papà perché non amare la vita?
"Ei papà, sono a casa!" Dissi appoggiando la borsa sul comò dell'entrata "ciao tesoro, com'è andata?" mi domandò "tutto bene, sono tutti molto carini e simpatici con me" "sono contenta, dai vatti a lavare le mani che è pronta la cena" concluse mamma.
Non abituata a lavorare il mio corpo era molto stanco, mi feci una doccia e mi sdrai sul letto stendendo i piedi così da facilitare il riposo. Mi ricordai dei messaggi ricevuti sul telefono e anche se pigra della situazione mi alzai per andare giù di sotto a prenderlo. Rifacendo le scale lo riaprii una seconda volta notando che i messaggi non erano aumentati, entrai dalla porta della camera da letto rimettendomi nella posizione precedente.

Accesi il blocco della schermata, accedendo poi a whatsapp. La chat di Thomas era la prima e unica conversazione con tre suoi messaggi

T: "Ei Eli ho bisogno di vederti"

T: "rispondimi appena puoi"

T: "ti prego"

Ero emozionata dai quei messaggi, sapevo di esser una cretina se gli avessi risposto ma sapevo anche che non me ne fregava di esser giudicata, io avevo bisogno di risposte e l'unico che poteva darmele era solo lui, cosa per cui gli lo tenni in considerazione:

E: "io non ti capisco, che ti può passare per la testa? Prima mi cerchi mi porti in Grecia dici che vuoi stare con me poi te la fai con la tua amica o ragazza quel che è"

Guardai quei messaggi per oltre un'ora senza una sua risposta immaginandomi come si potesse sentire scrivendo quelle parole e con che emozioni le avesse digitate:

T: "preparati ti passo a prendere, e rispondo a qualsiasi domanda tu voglia. Voglio vederti!"

E: "okei!"

Mi preparai: mi misi un paio di jeans e una t-shirt a tinta unita, aspettandolo poi sulle scale della porta. Una Lamborghini gialla si accostò davanti al mio giardino, la gente si affacciò dalle finestre sorprese dalla loro vista. Non capitava tutti i giorni che una macchina del genere si fermasse nel nostro quartiere.

Una volta salita in macchina lo salutai e basta senza rivolgerli altro tipo di lettera "Ciao Eli, sei davvero bella" mi disse "grazie Thomas, ma sai che non ti servono i complimenti ora come ora con me!" Ammetto di esser stata un'altra volta troppo istintiva, ma non si meritava di meglio "sai che non voglio perderti" disse appoggiando la sua mano sulla mia "pensa a guidare!" Conclusi io quel discorso totalmente imbarazzante.

Mi portò in un ristorante, e ripensandoci mi sentivo presa una seconda volta per il culo "ti servivano i miei insulti per farti capire cosa fosse giusto o meno? Di testa tua non sei in grado di organizzare di meglio?" mi morsi la lingua consapevole di aver leggermente esagerato, una terza volta.

Entrammo in questo ristorante, nonché uno dei più costosi di Roma. Mi accompagnò dentro e la sala prenotata solo per me e lui, ero a dir poco basita! "così nessuno potrà disturbarci" disse lui, tenendomi la mano, io la staccai ma non dicendo vocale.
Mi portò al tavolo centrale, mi spostò la sedie e mi fece sedere, si stava impegnando e questo l'ho apprezzai "Eli, tu meriti delle scuse sincere, meriti una persona che ti voglia bene.. Che ti possa amare veramente. Io ho tanto amore da regalarti.
Non sono bravo con le parole ma spero tu abbia capito che le mie intenzioni sono buone" esclamò Thomas guardandomi negli occhi "smettila di parlare con frasi fatte. Ora rispondi a un paio di mie domande: perché non mi hai più chiamato, non ti sei fatto vedere non hai provato a cercarmi da subito o chiesto a mia mamma di me che veniva tutti i giorni nel centro? Sono stata un mese a farmi domande su domande, poi ti ho vista con quella ragazza e non ci ho più visto! Poi perché siamo qui? Tu mica stai ancora con quella ragazza a me sta situazione non piace" "è vero, ho sbagliato e ti chiedo scusa ma quello che ti sto dicendo non saranno mai frasi fatte. Eli tu mi piaci davvero un sacco, ho perso la testa per te ti penso sempre e mi tirerei un pugno da solo per l'atteggiamento che ho avuto. All'inizio non ero pronto ad impegnarmi, avevo paura ma più i giorni passavano e più sentivo che mancava qualcosa in me qualcosa di molto bello e felice, così ho pagato l'investigatore per trovarti e quando ho saputo che stavi con un altro mi è caduto il mondo addosso. Con Chiara non è successo nulla, è lei che è venuta da me quella sera, ma ti giuro che non è successo nulla." Mi prese entrambe le mani unendole alle sue con i gomiti appoggiati al tavolo, i suoi occhi erano perennemente in fissa- quasi lucidi se devo esagerare- con i miei sicché mi fece ricredere. Il mio cuore mi ordinava fiducia, mi alzai avvicinandomi a lui lo guardai in faccia, li presi il viso tra le mani e mi avvicinai sempre di più appoggiando delicatamente le mie labbra sulle sue, e con dei movimenti lenti e leggeri feci tutto il resto, lui mi prese per la vita mi fece sedere sulle sue gambe accoccolandoci tutta la sera.

Avrò anche sbagliato, avrò pure ceduto troppo in fretta ma la tentazione di baciarlo era tanta.

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