CAPITOLO 4.
Al suono della voce di sua madre, Marìe impallidì. Damian la lasciò andare, per guardare verso il soggiorno.
Senza perdere tempo lo sospinse sulla sedia e gli fece cenno di tacere. Supplicandolo con un occhiata.
La sua espressione dovette essere davvero disperata perché lui non disse niente, limitandosi a fissarla perplesso.
<< Poi ti spiego. Abbiamo bisogno di prendere tempo.>>
Marìe si pentiva di essersi lasciata trascinare e di non essere rimasta fedele al suo proposito. Aveva perso tempo in chiacchiere inutili e forse avrebbe fatto meglio a rimandare l'incontro. Tuttavia vedendo la sua espressione determinata non ce l'aveva fatta. Senza contare il conforto che le aveva appena offerto.
<< Puoi avere ancora un po' di pazienza?>>
Lui sembrava infastidito, ma annuì senza esitazione , togliendole un peso dal cuore.
Ora doveva solo impedire alla madre di vedere Damian e tutto sarebbe andato bene.
Lasciò di corsa la cucina mentre la madre poggiava lo zaino di Adrian sulla poltrona.
Sua madre era molto diversa da lei. Era alta, slanciata, bionda e con gli occhi azzurri. Il viso severo era segnato da profonde rughe e sembrava più giovane solo quando guardava il nipote. Una vita dedicata alla compiacenza altrui l'aveva fatta invecchiare precocemente.
Ma la sua attenzione era tutta per la scheggia impazzita che l'abbracciava forte.
Suo figlio le faceva tenerezza e l'amava molto. Gli accarezzò la testa e si chinò per dargli un bacio sulla testa. Era alto per la sua età, tanto da riuscire già a stringerla in vita.
<< Com'è andata a scuola?>>
<< Come sempre.>> Le rispose, ma lei sapeva che non era vero. Aveva una predisposizione naturale per la matematica, nella quale eccelleva, ma era brillante anche nelle altre materie.
Marìe era stata una studentessa diligente, ma era sicura che parte delle sue qualità le avesse prese da Damian. Dopotutto non potevano solo somigliarsi fisicamente. Tante volte quando lo guardava, anche se il colore delle iridi era diverso, le sembrava di rivedere il padre. Doloroso ma allo stesso tempo estremamente dolce.
<< Mi fa piacere. Ora prendi lo zaino e fila in camera tua. Prepara la borsa per domani, metti in ordine la stanza e occupati del criceto.>>
Lui sembrò contrariato, anche se sapeva che erano i suoi doveri.
<< Ma mamma...>>
<< Niente ma Adrian. Jerry dipende in tutto e per tutto da te. Quando hai finito puoi venire in cucina per una fetta di torta.>>
L'allusione al dolce sortì l'effetto desiderato e il bambino salì le scale senza protestare. Un' attimo dopo si sentì la porta che si chiudeva.
Se riusciva a liberarsi della madre in tempo utile, lei a Damian avrebbero avuto almeno un altro quarto d'ora per organizzare una linea d'azione.
Purtroppo la donna non aveva intenzione di levare le tende troppo presto. Dalla sua espressione era più che chiaro che c'era qualcosa che la contrariava.
Conosceva molto bene quell'espressione. Erano quasi dieci anni che la vedeva costantemente.
<< Adrian ha un problema.>>
<< Che problema, mamma?>> Le chiese sforzandosi di non sollevare gli occhi al soffitto. Non si fece prendere dal panico. Spesso sua madre iniziava una discussione in quel modo e adesso cercava solo di non sbottare per mandarla via in fretta. Non era il caso che Damian ascoltasse i loro litigi, anche se avrebbe dovuto metterlo al corrente della sua situazione familiare un po' complicata.
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It Wasn't a Mistake. OMENTANEAMENTE SOSPESA.
RomansDieci anni prima Marìe pensava di avere il mondo in pugno. Aveva talmente tanti sogni nel cassetto che non sapeva da quale incominciare. Poi una sera aveva incontrato Damian e uno di quei sogni era diventato realtà. Lui era il suo sogno e, in seguit...