1). Alla faccia del compleanno.

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PREFAZIONE.

La mia vita era perfetta. Avevo pochi amici, ma buoni e dei genitori stupendi che mi amavano.

Tutto questo non è cambiato poi molto, peccato che le cose non sono come le avevo sempre credute. Io non sono quella che credevo di essere. Ho scoperto cose di me che non sapevo.

Non sono debole di carattere come pensavo e, qualsiasi sfida la vita mi riservi, sarò in grado di vincerla, perché non mi sono lasciata nulla alle spalle. Tutto ciò che voglio è sempre con me, nel mio cuore.

Credevo che la vita scorresse limpida come al solito, ma non avevo idea che il destino avesse altro in serbo per me.








CAPITOLO 1.(Alla faccia del compleanno.)





Spengo il motore della macchina e abbandono il capo contro il poggiatesta, esalando un lungo respiro. Sono talmente stanca da avere la nausea. Apro un po' la portiera, per respirare l'aria fresca della sera.

Dopo alcuni respiri a pieni polmoni, la nausea un po' si placa. Non vedo l'ora di mettere qualcosa nello stomaco e rifugiarmi nel silenzio di camera mia per dormire.

Con uno sforzo enorme , nonostante mi senta le braccia e le gambe pesanti come piombo, smonto dalla vettura e un capogiro mi obbliga ad aggrapparmi alla portiera per non sfracellarmi a terra.

Ritrovo faticosamente l'equilibrio e cerco in tutti i modi di mandare salutare aria nei polmoni.

Chiudo la macchina, sebbene dubito seriamente che qualcuno proverebbe a rubarla, visto che è un vecchio modello che ha a malapena la chiusura centralizzata, e raggiungo il portoncino d'ingresso, percorrendo il vialetto lastricato che costeggiava il prato super curato di casa mia.

La facciata bianca della casa, in stile contemporaneo, è illuminata dai lampioni, ma al contrario di quello che mi aspettavo, le luci all'interno sono spente. Meglio così. Non sono affatto in vena di compagnia, anche se la cosa un poco mi rattrista.

Entro in caso senza fretta, troppo esausta e all'improvviso la luce mi acceca mentre la mia testa viene presa d'assalto da un suono che non avrei mai voluto sentire: Un coro di voci.

"Auguri!!!"

Puntini colorati mi danzano dietro le palpebre chiuse e ci vogliono parecchi istanti prima che sia in grado di riaprirli e guardarmi intorno, stordita. Il salotto è gremito di gente, Mary e Sean, i miei genitori adottivi, alcuni compagni di scuola, i vicini di casa e quasi tutto il quartiere, sebbene non capisco come riescano a starci.

La stanza è decorata con festoni viola e blu, che riflettono un po' dei loro colori sulle pareti bianche e prive di quadri. Su una tavola, situata vicino alla finestra, ci sono una quantità industriale di viveri e bevande di ogni genere, così tanta roba che potremmo tranquillamente sfamare i ragazzi del rifugio per senzatetto per due giorni. In mezzo a tutto questo, spicca una torta ricoperta di panna montata e fragole, con una candela a forma di diciotto.

"Ma che diavo..."

"Scusaci, tesoro." È Mary a parlare, senza neppure rimproverarmi per il linguaggio scurrile. "Sappiamo che avevi detto che quest'anno non volevi nessuna festa, ma non siamo riusciti a resistere alla tentazione. Abiti con noi da sette anni ormai e ti abbiamo vista crescere. Adesso compi diciotto anni e quest'anno prenderai il diploma. Eppure, nonostante tu sia ormai adulta, rimani sempre la nostra bambina." Noto che aveva le lacrime agli occhi e questo mi fa commuovere. Il naso inizia a pizzicarmi e lo stringo forte alla base per trattenere le lacrime. Io non piango mai davanti agli altri, perciò faccio uno sforzo immane e mando giù il groppo che mi stava bloccando la gola.

La Stirpe Perduta. MOMENTANEAMENTE SOSPESA. Where stories live. Discover now