Capitolo 31- Un'altra alba con te.

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Pov Shey

Mi sveglio di soprassalto, sudata, avida d'aria e con la sensazione di cadere da un palazzo.
E' tutto buio. Ho lo stomaco sottosopra, uno strano dolore all'inguine, e mi sento gelida e bollente allo stesso tempo.
"Che succede...? Sono morta..?"  mi chiedo, cercando uno spiraglio di luce o qualche angelo che mi accolga. Mi giro, e trovo ciò che cerco.
Sento un tiepido respiro scaldarmi la pelle, e cerco di avvicinarmi a quell'ormai familiare profumo, quando sento un groppo in gola soffocarmi. Mi divincolo dalle coperte, e corro veloce nell'oscurità alla ricerca del bagno, che trovo dopo essermi schiantata contro i cardini della porta. Mi inginocchio davanti alla tazza, ma non riesco a vomitare, non sembra essere quello il problema... Il pavimento gelido sotto le ginocchia e sotto le dita mi fa rabbrividire fin nelle viscere.

Aspetto qualche minuto, e decido di sciacquarmi la faccia e bere qualche sorso d'acqua, prima di tornare a tastoni fino al letto. Indosso qualcosa di grande e pesante, una grossa felpa probabilmente, e sotto... Sotto niente.
"Neanche le mutandine sono state risparmiate questa volta..." mi rispondo imbarazzata, pensando a cosa può essere successo ieri, e a quanto Alis si diverta a cambiarmi d'abito come fossi la sua piccola bambola. Mi siedo sul bordo del letto, rivolgendomi per guardarla dormire.
Sonnecchia a pancia in su, un braccio in attesa che vi appoggi la testa, una t-shirt bianca, i capelli spettinati e, alla luce flebile della luna, un viso angelico e innocente.
Le sposto il ciuffo dorato dalla fronte, sdraiandomi al suo fianco e lasciandole un piccolo e fresco bacio sulla guancia, prima di tornare ai miei incubi. 

Manca l'aria al mio violento risveglio. O almeno, così mi sembra. Sono a faccia in giù sul parquet gelido, illuminato dalle prime luci dell'alba. "E' la seconda volta che vedo nascere il sole da questa camera" rimugino, alzandomi a sedere e massaggiando ciò che rimane della mia guancia. Non ho voglia di tornare a dormire, anche se noto che il mal di stomaco si è affievolito. "Al contrario dei miei incubi...". Appoggio il braccio al bordo del materasso, issandomi leggermente a spiare il corpo della mia bella addormentata in maniche corte. Mi alzo per un agguato, attenta a non fare rumore. Ha tirato via le coperte fino alla vita, e sotto la maglia compare l'elastico scuro di un paio di boxer da ragazza. Sul braccio destro ha qualcosa di nero, da metà avambraccio all'inizio della manica. "Magari va anche oltre..." mi chiedo, spostandole la maglia fino alla spalla. Il tatuaggio tribale  -o Maori?-  non si ferma, ma la mia mano sì.

Degli occhi azzurro-grigio mi stanno fissando, incuriositi ed assonnati.
-I-io...
Biascico a bassa voce, cercando una scusa per la mia infinita curiosità.
-Ti piaccio?
Le sue parole, accusatorie e improvvise, mi tolgono di nuovo il respiro. "Perchè questa domanda...? Perchè ora..?"
Vedendomi impalata, incapace di rispondere, aggiunge:
-Il tatuaggio... Ti piace...?

Resto interdetta per altri 10 secondi, prima di convincermi di aver capito male, e ribattere quanto fossi affascinata da quei disegni. Uno in particolare.
Uno che, senza saperlo, ho anch'io.

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