Capitolo 4

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Ci metto qualche secondo a capire che mi sta prendendo in giro. Se ne sta lì, a bordo campo, con le braccia conserte; indossa ancora la divisa sporca, e la sua pelle è madida di sudore. La maglia a mezze maniche lascia spazio ai suoi numerosi tatuaggi, che spiccano sulla pelle abbronzata.

«Dici a me?» domando io, imponendomi di non fuggire a gambe levate. Non ci posso credere, due volte in un giorno solo.

Lui passa una mano tra i capelli castani e sorride. «Vedi qualcun altro, oltre a noi?»

«In realtà no» rispondo «e comunque stavo andando via» lascio cadere il pallone a terra e lo calcio per rimetterlo insieme agli altri.

Mi incammino per uscire dal campo ma il pallone mi rotola di nuovo davanti ai piedi.

«Vediamo che sai fare» dice Lucas.

Mi volto, scoccandogli un'occhiata perplessa, e vedo che lui si sta avvicinando.

«Non so se è il caso» tentenno, abbassando lo sguardo per non incrociare il suo. Muoio dalla voglia di accettare la sua proposta, ma mi tremano le gambe e il cuore batte all'impazzata.

Sento i suoi scarpini muoversi sull'erba, e un attimo dopo Lucas mi ruba il pallone da sotto le gambe. Mi lancia uno sguardo di sfida, come invitandomi a seguirlo.

Io prendo un respiro e mi decido finalmente a raggiungerlo. Quando mi ricapita un'occasione del genere?

«Cel'hai fatta», ridacchia lui, mentre fa una serie di palleggi col piede destro. Calcia il pallone attraverso il campo e inizia a rincorrerlo. «Adesso vediamo se sei davvero così brava».

Sfida accettata. Adesso ti faccio vedere io.

A questo punto inizio a correre più velocemente, cercando di stargli dietro, ma lui è davvero veloce: sfreccia senza sforzo apparente verso la porta, danzando sul pallone, e per qualche secondo mi perdo ad osservare la sua bravura.

«Ancora lì?» domanda lui, voltandosi per scoccarmi un'occhiata. Un sorrisino impertinente gli illumina il viso, e io mi rendo conto che si sta di nuovo prendendo gioco di me.

«Mi stavo solo riscaldando», rispondo secca. «Tu, piuttosto, sembra che stia scappando. Paura, Biglia?»

Lui per tutta risposta si volta e inverte la direzione: ora corre verso di me con un sorriso divertito in volto, e io capisco che è arrivato il mio momento.

Lo raggiungo in un paio di falcate e ci ritroviamo l'una di fronte all'altro; lui fa una serie di giochetti col pallone, cercando di confondermi, ma io non mi lascio fregare: in un attimo mi sono impossessata della palla, e mi allontano in fretta dirigendomi verso la porta.

«Mi deludi, Biglia», dico, iniziando a palleggiare con le ginocchia. «Ti credevo migliore di così». E anche più gentile, aggiungo mentalmente. «Adesso scusami, devo segnare un goal». Lo guardo un'ultima volta e lascio cadere il pallone a terra, calciandolo in direzione della rete. Gli corro dietro, immaginandomi lo stadio in visibilio per il mio goal imminente, ma proprio mentre sto per tirare sento una voce poco lontana.

«Lucas? Ancora qui?»

Oh, mamma. Riconoscerei questa voce tra altre mille: Federico Marchetti.

Mi volto per guardarlo, raggiante, ma proprio in quel momento intruppo in un dislivello del terreno e cado a faccia avanti.

No. Ditemi che non è successo.

«Ehi, tutto bene?»

Sento dei passi che si avvicinano, e io prego che la terra mi inghiottisca per scomparire all'istante.

«Che volo», commenta la voce di Lucas. «Tanto non ce l'avresti fatta lo stesso a segnare». Sembra che stia trattenendo una risata, e io avvampo ancora di più. Perché a me? Un attimo dopo, però, è il fastidio che prende il sopravvento, e io non riesco proprio a trattenermi.

«Sbaglio o ti sei fatto rubare palla da una ragazzina?» Mi rigiro sulla schiena, sollevando il busto per godermi il suo imbarazzo, quando mi rendo conto che Marchetti è chino su di me e sta sorridendo.

Se possibile, avvampo ancora di più. Quanto può essere bello?

«Non ha tutti i torti», dice lui, rivolto a Lucas. «Sei brava...?»

«Erica», rispondo precipitosamente, strisciando all'indietro sul sedere. In quel momento però mi accorgo che il ginocchio sinistro è tutto sporco di sangue, e a quanto pare non sono l'unica a rendersene conto: Federico afferra la mia caviglia e cerca di farmi stendere la gamba per controllare la ferita, ma io mi ritraggo e mi rialzo in fretta e furia.

«Aspetta, fammi dare un'occhiata», dice, mentre io mi allontano.

«Gentilissimo, ma no grazie». Forzo un sorriso e continuo a indietreggiare. «Sto bene, davvero, e poi devo proprio andare. Si è fatto così tardi, eh?»

Federico, ancora accucciato sull'erba, mi fissa incuriosito. «Dovresti andare in infermeria. È un brutto taglio, potrebbe infettarsi».

«Assolutamente no!» esclamo, dandomi una bottarella sul ginocchio. «È solo un graffietto, vedi? Niente di grave!»

«Insisto». Federico si alza e mi viene incontro, facendo un cenno verso Lucas. «Ti accompagna il simpaticone, visto la colpa è sua».

«Prego?» scatta Lucas, raggiungendo Federico a grandi passi. «Mica l'ho spinta io per terra! Non è colpa mia se è imbranata». Mi lancia uno sguardo veloce. «Senza offesa».

Io mi pulisco la mano insanguinata sui pantaloncini e indietreggio ancora, incespicando nei miei stessi piedi. «Sto bene, davvero. E comunque non sono imbranata, è solo che la voce di Federico distrarrebbe chiunque». Appena mi rendo conto di quello che ho detto, vorrei prendermi a schiaffi da sola. Specie perché Marchetti mi sta fissando con aria divertita. «Niente. Come non detto. Addio a tutti e buona vita». Mi volto e mi allontano velocemente da lì, sperando che Zeus mi colpisca con uno dei suoi fulmini. Dannazione, ma perché non sto mai zitta?

«Qui qualcuno si è preso una cottarella, per caso?»

La voce di Lucas mi fa ribollire di imbarazzo, ma io continuo a camminare senza voltarmi. «È solo il mio calciatore preferito!» urlo indispettita, e a questo punto inizio a pensare che il suicidio sia la scelta migliore.

Questa non è proprio la mia giornata. Oltre a essermi coperta di ridicolo innumerevoli volte, ho anche scoperto che Lucas non è la persona che credevo: me l'ero sempre figurato come un giocatore maturo, serio e gentile, ma a quanto pare mi sbagliavo.

Che altro potrebbe succedere di peggio?

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