Lo fisso. Resto in silenzio e lo guardo. I miei occhi non riescono a definire i contorni del suo corpo. Mi sto muovendo, si sta muovendo. Ho paura di restare qui, restare qui da solo con lui. Non ho mai avuto bisogno di lui, eppure è con me dalla nascita.
- "hey"
- "hey"
- "mi hai già preso tutto, sono stanco. Che cosa vuoi adesso?"
- "assolutamente nulla, sei tu che mi hai chiamato qui, non sono mai venuto in questi diciotto anni di mia spontanea volontà. Tu hai bisogno di me. Mi chiami e soffri. Funziona così, funzioni così. Te l'ho detto mille volte Leonardo... Non dovresti odiarmi."Lo fisso. Lo sguardo cupo. Sono a disagio. Voglio che se ne vada, non l'ho chiamato, sta mentendo. Tu che stai leggendo, sta mentendo vero? Ho bisogno di una certezza. Sto prendendo forza, oggi mi sento coraggioso, non ho intenzione di lasciarlo vincere.
Ripeto. "che cosa vuoi?";
"Leonardo, io voglio che tu conviva con me."
"ma non posso! Non riesci a capire la gravità della situazione! Ogni volta vieni e cerchi di convincermi, non ti voglio, non posso averti, non ho bisogno di te nella mia vita. L'hai fatta a pezzi!"
"Leonardo, io non ho fatto a pezzi nessuno. Stai facendo ciò che loro vogliono. Hanno sempre giocato con te, ti hanno fatto del male, ti hanno fatto credere che io fossi sbagliato! Non è così, Leonardo, io ti amo. Sono la parte migliore di te. È ciò che sei. Ciò che ti rende diverso è ciò che ti rende speciale. Devi accettarmi, devi ascoltarmi. Non puoi più permetterti di soffrire - non puoi più permettergli di farti soffrire. Non nascondermi, non illuderti di cambiarmi, io sono te. Tu sei me. Amami. Abbracciami. Cullami. Abbi cura di me. Accettami. Riuscendo ad accettarmi, gli altri accetteranno di conseguenza te. Non sei più un bambino Leonardo, è diventata seria la situazione. Smettila di evitarmi; mi hai chiamato incosciamente. Baciami."Le lacrime rigano il mio viso. Mi avvicino verso di lui. Abbraccio la figura oscura e la tengo stretta a me. Sento il suo respiro sul collo. Lo sta baciando. Il mio battito cardiaco accelera. Non voglio che mi tocchi in questo modo, non era mai stato così vicino. Diciotto anni. Ho sofferto diciotto anni per colpa sua. Mi sta accarezzando, mi fa schifo. Mi fa vomitare. Mi hanno preso in giro per colpa sua. Ricordo ogni singolo "frocio!", ricordo ogni singolo spintone, ricordo il non poter fare sport, ricordo la paura di essere scoperto, ricordo il terrore negli occhi di mia madre dopo avergli raccontato della mia omosessualità. Ma la sto ammazzando, ora. Non avrò più alcun problema da adesso in poi. Io sono superiore ad essa. Tiro fuori un coltello dalla tasca e lo infilo lentamente nell'addome dell'omosessualità. Si dimena, cade a terra
ed io mi sono impiccato. Ha perso, ho vinto io.