Passano un paio di settimane e la mia vita con Jack e James migliora di giorno in giorno. Quel che faccio non mi lascia molto tempo libero, ma riesco a trovare un momento per andare sulle spiagge deserte e nei parchi abbandonati dove il sole può filtrare attraverso la mia pelle dorata-trasparente senza che nessuno mi veda, che nessuno si spaventi. Uno spazio solo per me. Per pensare, per capire. Per aver la forza di ricordare anche le cose più brutte, che meritano un grande spazio nella memoria. Il passato. Perché senza passato non c'è presente, né futuro. Il passato c'insegna a ricordare. Il ricordo. Ti possono togliere tutto: la casa, i soldi, gli amici ma non ti possono togliere le tue idee ed i tuoi ricordi. Lì vedo i bambini che giocano felici sugli scivoli e sulle altalene. Penso a me. Alla me bambina, che gioca con gli amici nei prati fioriti nelle stagioni calde. Posso ancora vedermi piccola ed innocente quando guardo il mio riflesso nei laghi ghiacciati o nei ruscelli. In questo parco a volte ci porto anche James. Per lasciarlo sfogare, libero di correre e giocare.
Suona la sveglia alle otto. Alzo una mano e la spengo. Apro gli occhi.
- No, me ne ero completamente dimenticata! -
Oggi è il ventuno di giugno: solstizio d'estate. Giornata ottima per gli umani pessima per me. Vedo la mia pelle dorata brillare come di luce propria. Per fortuna questo dura solo una settimana, ma come faccio a spiegarlo agli altri. Purtroppo non è solo la mano a brillare, ma tutta la mia pelle e, ho già provato l'hanno scorso, il fondotinta non basta. Mi alzo e vado nel bagno adiacente alla mia camera color pesca e panna. La mia stanza è bellissima. C'è un letto matrimoniale, una scrivania con una sedia, delle bellissime e soffici tende color crema, un armadio in ciliegio e una libreria dello stesso legno. Ho già guardato alcuni libri. Sono per lo più classici: Iliade, Sogno di una notte di mezza estate, Orgoglio e pregiudizio, Ragione e sentimento ed altri simili. Il bagno è sul crema, molto signorile. Mi guardo allo specchio. Quasi mi acceco da sola. L'unica soluzione è fingersi malata. Attacco un biglietto fuori dalla porta. Il biglietto dice:
Sto malissimo. Ho la febbre. Vi dispiace se per un paio di giorni non cucino? Grazie in anticipo.
Questo li terrà lontani per un po', ma devo pensare ad una soluzione seria. Purtroppo non mi viene in mente niente.
Mi rimetto a letto. Sono comunque segregata in casa, non sono nella posizione per farmi scoprire, sono in ogni caso un ospite.
Dopo qualche ora qualcuno bussa alla porta.
"Marysol, come stai?"
Tossisco per finta e parlo con voce roca.
"Non molto bene."
"Posso provarti la febbre?"
Chiede Jack.
"No."
Dico allarmata.
"Perché?"
Pensare ad una scusa in fretta.
"Sono allergica al mercurio, anche attraverso il vetro."
"Ah, okay. Hai bisogno di qualcosa?"
"No."
"In caso contrario chiama."
"Certo. "
Sento i passi che si allontanano. Sbuffo. Per oggi l'ho scampata, ma questo metodo non reggerà.
Contrariamente a quello che credevo la messa in scena ha retto. A parte una visita mattutina, parlando attraverso la porta, da parte di Jack nessuno viene a disturbarmi. Sono passati cinque giorni. Se per altri due me la riesco a cavare, sono salva.
Sento che qualcuno bussa alla porta. Sarà la mia solita visita giornaliera.
"Marysol?"
E' la voce di Jack.
"Mm?"
"C'è il dottore."
Scatto in piedi. Questo non lo avevo considerato.
"Fallo aspettare giù."
"Okay."
Provo a mettermi il trucco, e niente. Provo a lavarmi via la luce, provo addirittura dandomi i pizzicotti e non succede nulla.
In quel momento si spalanca la porta ed entra Jack. Mi nascondo dietro una tenda.
"Chiudi la porta."
Gli dico. Esegue.
"Che cosa stai facendo?"
"Respiro l'aria del mattino, mi fa bene."
Dico aprendo la finestra. Fa una faccia strana.
"Scendi?"
"Adesso?"
"E quando?"
"Sai, in fondo non sto così male, mandalo pure via."
"Sì che stai male, sei chiusa in camera da cinque giorni."
"Ma sto migliorando."
"Una visita non ti farà male."
Conclude lui. Non mi muovo. Questo è un problema serio. Di solito ho sempre una soluzione, ma in questo caso non mi viene in mente nulla. Non lo riesco a convincere di mandare via il medico e l'ipotesi di farmi visitare è da scartare a priori. Quindi non ho idee.
"Allora?"
Insiste lui. Non gli rispondo e non mi muovo. Magari si stufa di aspettarmi e se ne va ed io sono salva senza aver fatto nulla.
"Senti non fare la bambina, non ti farà nulla. Adesso è di sotto che visita James poi ti farai visitare."
Aspetto un po', poi mi vedo costretta a rispondere.
"No Jack, non mi farò visitare."
"Perché no? Non capisco."
"Non puoi capire."
"Spiegami."
"Non posso."
Prego con tutte le mie forze che se ne vada, ma il mio desiderio non viene esaudito. Rimane lì, in mezzo alla stanza a fissarmi. Io sono sempre dietro la tenda che aspetto un miracolo che mi salvi da questa situazione.
"Marysol, non ho tutta la giornata vieni o no?"
"No."
Sospira.
"Non vorrei farlo, ma mi costringi a portarti di sotto con la forza."
"No Jack, ti prego."
"E' per il tuo bene."
Dice. Mi afferra una mano e mi tira. Non si accorge del bagliore. Forse lo notano solo quelli della mia specie. Mi lascio trascinare al centro della stanza. Da lì io noto il bagliore e dalla faccia di Jack credo che lo noti anche lui. Mi immagino me stessa con i suoi occhi: alta e magra, capelli biondi con sfumature rossastre sciolti e mossi. Gli occhi nocciola che sembrano quasi dorati. E la pelle, questa strana pelle, non più coperta da tantissimo trucco, ma al naturale e, soprattutto, che brilla di luce propria.
"Come...? Che cosa hai fatto?"
Mi chiede sconvolto.
"Manda via il dottore, poi ti spiego."
"E' una malattia?"
"No."
Jack esce dalla porta. In questo caso non c'è una scusa che tenga e non so se è disposto a credere alla verità. Il ragazzo rientra qualche minuto dopo.
"Fatto."
"Vedi..."
Penso al modo meno traumatico per dirglielo.
"Vedi... questo è il segno più evidente del fatto che non sono umana."
"Non sei umana?"
"Noterai che vado spesso in bagno a truccarmi...è per far diventare la mia pelle del colore di quella degli umani."
"E cosa saresti?"
Mi chiede preoccupato.
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Ninfea
Dla nastolatkówMarysol arrivò nel mondo degli umani dove incontrò lui. Lui che l'avrebbe fatta sognare, lottare ed innamorare. "promettimi che tornerai" "Non c'è bisogno di prometterlo. Sai che sarà così" "Lo so, ma ogni volta ho paura c...