Come ogni mattina, o quasi, mi trovavo nell'aula di letteratura della signorina Fitz.
Ma quella mattina non parlammo dei libri classici, invece parlammo dei fatti accaduti della nostra città.
Iniziò a parlare della sicurezza, della sanità, a un certo punto si soffermò anche sulla politica.Rimasi tutto il tempo in uno stato di sonno-veglia, non mi interessava granché quell'argomento.
Finché non introdusse l'argomento dell'ospedale psichiatrico, in queste vicinanze.Mi risvegliai subito, curiosa su cosa avrebbe detto al riguardo. Accavallai le gambe, e incrociai le braccia al petto, pronta a tutte le cazzate che avrebbe sparato.
-Beh, sembra un posto accogliente visto da fuori, poi è un centro di cure come un normale ospedale e..- non posso crederci, tutte cazzate. Ci sono stati più suicidi lì dentro, che in tutto il mondo.
Ritornai nel mio stato di sonno-veglia, pensando a quanto mi annoiassi di fare volontariato quel giorno.
Abbiamo passato gli ultimi mesi dietro a degli anziani, e non riesco più a contare tutte le bastonate ricevute.
Ero l'unica che veniva trattata così male da loro, quindi mi diedero anche una settimana di pausa, come minimo.La campanella suonò, ed io uscii dall'edificio, per andare verso la vettura di mia madre.
Prima che la raggiungessi, qualcuno mi urtò, facendomi cadere tutti i libri.
Aaron.Si scusò, senza aiutarmi ovviamente.
Mi ricomposi, e tornai a camminare verso l'auto nera, che aspettava solo me.-Madison, mangia questo, l'associazione mi ha chiamata chiedendomi di portarti direttamente in centro dopo le lezioni.- presi il panino al volo, e iniziai ad addentarlo.
-Mamma, sai bene che quei vecchietti mi odiano, non possiamo ritardare almeno di qualche ora? O giorno?- mia madre mi guardò confusa, come se ci fosse qualcosa di cui non ero a conoscenza.
-No, no. Devo portarti al St. Elizabeths Hospital.- Quasi mi strozzavo con il mio panino.
Mi sta davvero portando in quel manicomio, dove meno di due giorni fa si è suicidata una persona.
In questi mesi ho fatto delle ricerche, e ho notato che c'è un alto tasso di mortalità il lunedì.
La maggior parte impiccati, oppure drogati.Ho sempre notato in aria scura intorno a quel centro psichiatrico.
Ma per uno strano motivo, sono sempre stata affascinata da tutto ciò.
Le ricerche non mi bastavano, volevo vedere tutto da più vicino.Le altre persone, lo guardano come un semplice ospedale, come la signorina Fitz, oppure come i componenti della sua classe di letteratura.
Nessuno si interessa a questo tipo di cose, mentre io sì.
Ho seguito tutte le notizie riguardanti il St. Elizabhets Hospital.
Più semplicemente chiamata "Psycho House".Sono successe cose inquietanti, e fatti anche esperimenti inquietanti.
E non mi spaventava osservare questi fatti un po' più da vicino.Mia madre si accorse del mio stato di trance, così diede uno schiaffo sulla mia coscia, risvegliandomi.
-Madison, siamo arrivati, e ancora devo finire il tuo panino. A cosa pensavi?- mia madre è un'altra persona all'oscuro di tutto. Un genitore a conoscenza, non avrebbe mai permesso che sua figlia esplorasse questo tipo di luogo.
-Niente, ero solo un po' stanca, dormivo ad occhi aperti.- le sorrisi, e la salutai con un bacio sulla guancia.
Una volta fuori, mi incamminai verso l'entrata. Fin qui, tutto normale.
Entrai, con ancora il mio panino fra le mani, fino alla seconda entrata.
Quindi quella precedente era la sala d'attesa, dato che c'erano persone ad aspettare.Una volta dentro, mi guardai attorno.
Non c'era nessuno.
Le mura erano di un bianco troppo acceso, il pavimento era fatto interamente di parquet, un po' vecchio e sbiadito, in un punto della stanza c'erano sedie messe a cerchio, qualche tavolino, e anche qualche poltrona.-Sono tutti a mangiare, posso esserla utile?- sobbalzai alla voce dell'infermiera, ma feci finta di nulla sorridendole.
-Faccio parte della AVPS, l'associazione volontariato per studenti, le hanno comunicato che sarei arrivata?- lei ci pensò un po' su, e poi si illuminò.
-Oh ma certo! Sei Madison Reed?- io annuii, e mi feci guidare da lei.
Fui portata in una sorta di mensa, e anche fin qui tutto normale.
Fin troppo normale.
Si comportano come se lunedì non ci fosse stato alcun suicidio, come se la polizia non girasse indisturbata per le scale, in cerca della causa per la morte di quella persona.Questa infermiera aveva un sorriso troppo finto, tirato.
Chissà quanti avvenimenti tetri e spaventosi nasconde, dietro a quel sorriso.Mi fece sedere vicino ad una ragazza, e capii che non era una semplice ragazza.
Era una paziente, e stranamente.. Miagolava? Sì, miagolava.
Cercai di restare impassibile, quando mi accorsi che non ce n'era solo una, ma ben 7 tutti attorno a me.Alcuni dicevano parole sconnesse, mentre fingevano di parlare con qualcuno.
Altri gesticolavamo, come se fosse un linguaggio muto.
Alcuni cantavano o facevano versi di animali.Pensai di ritrovarmi in mezzo ai pazzi, solo perché per un secondo dimenticai il luogo in cui mi trovassi.
Loro sono pazzi.Fra tutte quelle smorfie, mangiavano normalmente.
Così decisi di riprendere a morsi il mio panino, mentre aspettavo che qualcuno mi desse indicazioni sul da farsi.Per la prima volta alzai gli occhi in quella stanza, e mi guardai intorno.
Guardai le crepe che diventavano sempre più marcate, verso il soffitto.
La muffa evidente su quest'ultimo, con qualche chiazza scrostata.Guardai fra tutti i pazienti, e mi accorsi di un ragazzo.
Non sembrava essere un paziente, magari è qui per qualche parente, o fa anche lui del volontariato.Era seduto, da solo, mentre si guardava la punta delle scarpe.
Solo che, quando feci scorrere i miei occhi sui suoi piedi, mi resi conto che non aveva le scarpe, solo i calzini.Quando lo rialzai sul suo viso, mi stava fissando.
Restai con i miei occhi incollati ai suoi, per non so quanto tempo.
Dopo aver letto tutta la storia riguardante questo posto, dopo tutte le uccisioni, tutte le urla, gli esperimenti fatte sulle persone, la disperazione, l'oscurità che avvolge questo posto, non sono mai stata terrorizzata.Fino ad ora, fino a lui.
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Lose Your Mind {Dylan O'Brien}
RandomTratto dalla storia: "Non guardarmi negli occhi, rischierai di risvegliare i mostri che vivono in me."