Erano rimasti in sospeso, in un limbo di sguardi dal significato fraintendibile e di silenzi pesanti come macigni. Erano immense quelle cose non dette, quei dubbi inespressi che sembravano trovare voce prettamente nelle loro teste.
Si erano da sempre beati di un amore semplice. Erano più da gesti concreti, loro due, che di parole vuote.
Malia si guardò intorno, sentendosi una parte estranea di quella stanza che, in un tempo quasi dimenticato, aveva accolto come sua nuova tana. Se ne stava così, al buio, pregando che Stiles non tornasse troppo presto da impedirle di congedarsi in modo appropriato da quel rifugio in cui vivevano i momenti più belli della propria esistenza.
Ogni oggetto, persino il più insignificante, ai suoi occhi era apparso all'improvviso prezioso.
Una parte di lei moriva in quel luogo. Quella capace di amare con la semplicità di un sorriso.
Guardava con biasimo a quella persona convinta che il solito modo di restargli accanto sarebbe bastato, anche quando in lui si stavano agitando demoni sconosciuti.
Era allora che aveva aperto gli occhi e capito che i demoni vanno combattuti, non amati – men che meno compresi.
Tutto si era infettato e i fiori di quell'innocenza erano morti in un gelo dal sapore di assenza. Quella stessa solitudine che si infrangeva sorda contro i muri della stanza di Stiles, ma che era ormai anche un po' la sua stanza.
Si sedette sul letto e prese uno dei cuscini, stringendolo contro il grembo. Stiles diceva sempre che non riusciva a dormire senza. Ebbene, neanche lei riusciva più a dormire senza il cuscino di Stiles. Senza il suo odore che la avvolgeva o il suo corpo che le scaldava il petto.
Doveva dire addio a quella stanza e a quei ricordi ora che tutto era finito e potevano tornare a quella fittizia normalità in cui già si sentiva forte la mancanza della familiarità delle loro abitudini.
Stiles entrò nella sua camera e rimase sorpreso di trovarla lì. L'aveva sentito rientrare, ma non era riuscita a trovare le forze per alzarsi e andare via. Era stanca di reggere quelle sue occhiate cariche di parole che aveva paura di dirle, di quel sarcasmo forzato che nascondeva un disagio capace di inghiottirli entrambi.
L'aveva quasi perso, quella sera, quando si era gettato contro la Lupa del Deserto, per darle il tempo di rialzarsi e combattere. Aveva rischiato la vita solo perché gli era impossibile abbandonarla; mai, a dispetto di tutto, non l'avrebbe abbandonata mai. O forse perché, semplicemente, Stiles aveva visto Malia a terra e nulla era riuscito a trattenerlo dal difenderla.
E, nei pochi istanti in cui Stiles veniva scaraventato su quei cocci di vetro, tutto il mondo di Malia si era congelato. Per un attimo aveva creduto che non si sarebbe più rialzato, per un attimo lei era morta con lui.
Era questo l'importante, aveva compreso allora: poteva anche sopportare di perdere il suo affetto, ma non di perdere lui.
Stiles la stava ancora guardando, con quella sua aria un po' sorpresa e po' spaventata di chi sapeva di essere stato appena messo con le spalle al muro. Entrambi avevano le proprie colpe e le proprie ragioni. Avevano tante cose da rinfacciarsi, troppe da chiarire; ma non erano mai stati bravi a parlare di sentimenti. Sarebbe potuta finire in mille modi diversi, sebbene nessuno dei due fosse davvero pronto a porre la parola fine.
Per questo, infine, Stiles rilassò le spalle e disse: «Sono stanco».
Malia infilzò inconsciamente le unghie nel cuscino ancora stretto tra le sue braccia.
Lui finse di non accorgersene, si sfilò la maglietta e la gettò sul mucchio di vestiti che ingombravano la sedia della scrivania.
«Ti va se ci mettiamo subito a dormire?» un leggero tremolio tradì quel tono forzatamente leggero.
Non la guardava più, adesso. Al contrario, sembrava intenzionato a prestare attenzione a qualsiasi cosa tranne che a lei.
La consapevolezza si fece strada in Malia lentamente e solo allora capì che Stiles non aveva la minima intenzione di mandarla via. Sentì il sollievo invaderla e lo accolse con gli occhi lucidi e un sorriso ingenuo. Quello stesso sorriso che nei giorni precedenti aveva finito per biasimare profondamente.
Quando si infilarono sotto le coperte e spensero le luci, Malia sentì il cuore di Stiles accelerare i battiti. Erano distanti, ai lati diametralmente opposti: il centro del letto non era mai stato tanto vuoto.
Il cuore di Stiles non accennava a calmarsi, e forse avrebbe mantenuto quel ritmo forsennato per l'intera notte, se non fosse che decise di girarsi verso di lei, mettendosi su di un fianco.
Allungò la mano a cercare quella di Malia e, quando la trovò, la strinse forte e ne carezzò il dorso con il pollice.
Sentì quella leggera carezza riverberarle per tutto il corpo. Ogni nervo, ogni più piccola percezione era spasmodicamente concentrata sul centimetro di pelle che lui toccava. Il cuore le si gonfiò a tal punto che credette di non riuscire più a respirare. Era così che Stiles le era mancato, come l'aria nei polmoni.
Si girò anche lei, avvicinandosi un po' di più. Continuarono ad accostarsi, una carezza dopo l'altra, finché le mani di Stiles non si fecero strada sui fianchi di lei e la bocca sul suo collo.
Senza sapere neppure come, erano diventati un intrico di braccia, gambe, lingua e ansiti. Malia si abbandonò alle sensazioni ardenti del suo corpo, il sapore di Stiles nella sua bocca, il suo fiato caldo sulla pelle e le mani che la toccavano dove nessun'altro uomo, oltre a lui, era mai stato.
Malia rabbrividì, scombussolata da tutte quelle emozioni e iniziò a tremare tanto forte da indurre Stiles a fermarsi. Gli pose una mano sul petto e lo allontanò. Piangeva sommessamente, adesso, senza riuscire a frenarsi.
Stiles non provò a consolarla; la strinse a sé, nonostante lei continuasse a dibattersi per tenerlo lontano. La cullò tra le sue braccia, permettendole di sfogarsi e piangere tutta la paura e la tensione incanalata in quegli ultimi mesi. Lasciò che si purificasse da quella sofferenza che sempre aveva tenuto stretta tra i denti. Piangeva, sentendosi finalmente libera di poterlo fare, la morte della sua famiglia, della sua infanzia e di quella vita che avrebbe potuto avere. E la solitudine di quei giorni, in cui neppure Stiles era riuscito a stargli vicino, finendo per dimostrarsi la delusione più grande.
Eppure adesso lui era lì, si diceva, aggrappandosi al suo petto con tale forza da graffiarlo, mentre lacrime che non sapeva come frenare le offuscavano la vista.
«Mi dispiace, Mal. Mi dispiace», continuava a ripeterle Stiles in piccoli sussurri, la bocca contro la sua tempia, «Mi sei mancata. Mi sei mancata tantissimo».
Il cuore di lui si era calmato e Malia poteva udire i battiti rallentare secondo dopo secondo, così come si calmarono i singhiozzi che la scuotevano. Restò ad ascoltare quelle pulsazioni, anziché le parole di Stiles, perché il ritmo regolare del suo cuore non poteva mentirle. E adesso sapeva, con ineluttabile consapevolezza, che quello della sincerità era il suono più dolce di tutti.
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Set me free - Stalia (Teen Wolf)
Fanfiction[Teen Wolf || Stalia] Ambientato durante la 5x20, subito dopo la sconfitta della Bête e della Lupa del Deserto. Malia ha capito che tra lei e Stiles è ormai finita, così si reca a casa sua per accomiatarsi da tutti i ricordi più belli che aveva viss...