Prologo

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Viola. Quel nome bellissimo che i miei genitori mi diedero quando nacqui e che mi rappresenta molto. Se dovessi usare una parola per descrivermi, sceglieri proprio viola.

Viola come il colore, allegro se buttato in mezzo a colori vivaci, ma cupo quando nella tua testa ci sono solo pensieri tristi.

Viola come la lavanda, il mio profumo preferito; quello che la mamma spruzzava dopo aver pulito tutta la casa, oppure quello dei fiori lilla che raccoglieva il nonno nel bosco dietro la sua casetta di campagna.

Viola come l'uva, aspra e dolce contemporaneamente, piccola e fastidiosa.

Viola come le sfumatute dei tramonti estivi piú belli. Quelli capaci di lasciarti senza fiato, in cui ti perdi se resti a fissarli, immergendoti completamente un una grande macchia colorata.

Viola come i lividi, quelli belli grossi; quelli che se ne vanno dopo un po', e che ti fanno malissimo appena li sfiori.

Io sono tutte queste cose messe insieme: dolce ma altrettanto cattiva, simpatica se capita, e un po' troppo scontrosa. Posso amare una persona davvero molto, ma non quell'amore finto che dopo un po' ti stanchi e te ne vai, quell'amore che sei disposto a tutto per dimostrarlo e tenerlo dentro di te.

Come l'amore che provavo per la mia mamma. Quella magnifica donna mi ha dato tutto l'affetto possibile, finche un colpo di pistola non me l'ha portata via. All'epoca avevo solo undici anni e vivevo in una piccola casetta appena fuori cittá; mio padre faceva il pilota d'aerei e, quando la mamma scoprí che andava a letto con un'hostess della sua compagnia, lo mandó via di casa. Ma determinato com'era, mio padre non si arrese: tornó nella nostra piccola casa e minacció mia madre con una pistola. La mia povera mamma non potè fare niente per impedire a quel pazzo di spararle, e la vidi cadere per terra sopra una pozza di sangue. Come se il mondo mi avesse schiacciato in una frazione di secondo, spiazzandomi completamente mentre mi toglieva la cosa piú bella che possedevo. Ero davvero piccola e terrorizzata, ma a questo si aggiunse John, mio padre, che mi fece giurare di non dire niente alla polizia. Se avessi aperto bocca, avrebbe ucciso anche i miei nonni, per poi abbandonarmi. Ero troppo piccola e scossa per ragionare e scelsi di starmene zitta per poi, insieme a lui, scappare lontano, in Florida. Non ho mai detto a nessuno che fu lui ad uccidere la mia mamma.

Ora è da qualche parte del mondo a bordo del suo aereo con qualche hostess, mentre io sono in questa minuscola casetta da sola. Mi ha lasciato tre mesi fa, dicendomi che sarebbe stato via per meno di una settimana.
Constatata la bugia, mi misi all'opera e cercai un lavoro, almeno per avere i soldi per poter mangiare. La casa, per fortuna, è una proprietá del mio nonno paterno, morto tre anni fa, e quindi non posso essere sfrattata. Le bollette sono riuscita a pagarle tutte finora, con un po' di sacrifici.

Dietro a tutto questo, io ho solo sedici anni e mezzo.

A scuola mi impegno moltissimo, sto cercando di ottenere qualche borsa di studio per cercare di essere un po' piú stabile economicamente. Non ho amici, proprio nessuno. Quando sono arrivata qui, cinque anni fa, ho fatto in modo di essere un fantasma, non parlando a nessuno e evitando le persone.

Le feste, poi, sono la cosa che odio di piú, il modo peggiore per divertirsi: la musica orrenda che ti spacca i timpani, le luci accecanti, la gente che ti tocca dappertutto. Mi è bastato partecipare a una per decidere di non metterci piú piede.

Piuttosto, preferisco i posti silenziosi e rilassanti: adoro il mare e il bosco; amo portare con me la macchina fotografica e immortalare quei paesaggi. Amo sedermi sulla sabbia fresca e osservare il tramonto, come amo starmene tra gli alberi e assaporare il dolce odore di muschio.

Non sono sola; anche se non ho amici, non sono sola. Ho un gatto di nome Dusk; è grigio cenere con una macchia bianca che va dalla fronte al naso, e ha due grandi occhioni blu. Non ha nemmeno due anni: l'ho trovato che era piccolissimo in mezzo al bosco, quello in cui mi rifugio ancora oggi per pensare. Ama venirci con me, saltare da un sasso all'altro, giocare con i fiori colorati che spuntano dal terreno.
Potró sembrare pazza, ma con lui ci parlo. Gli dico cosa penso, cosa desidero e come mi sento. Lui mi ascolta e mi guarda con quelle due perle blu senza fare niente: mi piace pensare che cerchi di rispondermi o di darmi qualche consiglio, so che sarebbe un ottimo amico.

Ma talvolta preferisco il silenzio di un gatto alle parole di un uomo. Preferisco le fusa al suono delle risate. Preferisco i suoi sinceri occhioni blu a quelli bugiardi di una persona.

Dusk dorme nel letto accanto ai miei piedi e spesso mi segue fino a scuola, dove sono costretta a rimandarlo a casa. Qualcuno ride di me, pensando che io sia pazza. Non mi importa: le persone non sanno e giudicano in base a ció che vedono.

Nessuno, infatti, ha mai visto la tempesta che si cela dietro ai miei occhi grigi; nessuno ha mai sentito il mio cuore sgretolarsi. Nessuno tranne Dusk.

Essere Viola non mi dispiace da un lato, ma vorrei sicuramente essere una di quelle ragazze stupende e felici, con mille amici e un ragazzo che le ama. Non faccio niente per diventare come loro semplicemente perchè voglio rimanere viola. Non voglio diventare ne gialla, ne rosa, ne verde.

Solo e unicamente una grande tela ricoperta di tempera viola.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 11, 2019 ⏰

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