Chapter eleven

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"Vieni, tesoro, appoggia qui le valigie" dice mamma facendomi entrare per prima nell'ingresso della sua nuova casa. E' molto più piccola di quella in cui abbiamo vissuto tutti insieme prima che ognuno di noi prendesse la propria strada. Spingo con le gambe la valigia per farla avanzare lungo il corridoio. Mi appoggio al muro sulla mia destra, sbuffando. La mamma lascia le chiavi sul mobiletto nell'ingresso e si fa spazio tra le borse per raggiungermi e stringermi ancora una volta in un abbraccio.
Quando sono atterrata, l'ho trovata all'aeroporto che faceva guizzare la testa a destra e a sinistra, sperando che potessi apparire da un momento all'altro. Le sono arrivata di spalle, chiudendo le mani a coppa sui suoi occhi. Lei ha appoggiato a sua volta le sue mani sulle mie e ho sentito le sue guance sollevarsi verso l'alto. L'ho girata e si è buttata su di me, abbracciandomi calorosamente.
Mi è mancata tantissimo, e sentire di nuovo il suo corpo magro stretto al mio mi ha fatto percepire di essere finalmente a casa mia.
Quando mi ha portata in macchina - nonostante i paparazzi si fossero appostati, pronti a far scattare le loro grandi macchine fotografiche -, ha ripercorso quelle strade che ero solita percorrere quando ero più piccola, passando accanto a casa di Lizzie, la mia migliore amica d'infanzia che ora lavora come insegnante, accanto al mio ex liceo, al campo di pallavolo dove mi allenavo con la mia squadra, il parco giochi dove mamma e papà portavano me e Jennifer quando avevamo appena una decina d'anni. Ricordo ancora che alle radici dell'albero che si staglia nel centro del parco giochi, circondato dalle altalene e dagli scivoli dove passavamo gran parte delle nostre mattinate domenicali, io e Jennifer avevamo sepolto il nostro criceto Zizzy, morto perché gli avevamo dato troppo da mangiare. Ne ero rimasta così traumatizzata da non volere più alcun animale a casa, fosse stato anche un misero pesciolino rosso.
Con tutto il rispetto per i pesci rossi, eh.
"Sono felice che tu sia qui, finalmente" mi dice all'orecchio, prima di staccarsi nuovamente. Fa accostare le valigie al muro alle sue spalle, spingendomi poi il cappotto giù per la schiena per farmelo sfilare e appendere all'attaccapanni. Mi libero anche dallo sciarpone che Jennifer mi ha avvolto intorno al collo, facendomi quasi soffocare. Esattamente come avevo immaginato, a Miami fa caldissimo, si potrebbe girare per le strade anche con una semplice t-shirt addosso.
"Anche io" le rispondo, accartocciando la sciarpa e lanciandola sul cappotto appeso. Non sono troppo ordinata, e mia madre dovrebbe saperlo benissimo.
Entro in cucina, scorgendo il cielo fuori dalla finestra che ha assunto un colore molto simile all'indaco. Miami è forse una delle più belle città che io abbia mai visto, a prescindere dal fatto che io sia nata e praticamente cresciuta qui. Sorvolarla con l'aereo ti permette di cogliere tutte le luci dei grattacieli, le spiaggie illuminate, le case che costeggiano i viali alberati e gli yacht che catturano con il loro bianco brillante la luce del sole.
La maggior parte delle volte mi spiaccico contro l'oblò del mio sedile per coglierne ogni sfumatura, ma non questa volta.
E no, non perché ormai sono stufa di ammirare la città dall'alto, ma perché ho passato tutte le cinque ore di volo dormendo.
A mia discolpa, posso dire di essere veramente stanchissima, sebbene la mia mente continui sempre a far muovere le sue rotelle, focalizzando l'obiettivo su quell'unica persona a cui mi sto ritrovando a pensare più del normale.
"Quindi il volo è andato bene" dice mia madre, riprendendo il discorso che abbiamo iniziato in macchina e che non abbiamo avuto modo di portare a termine.
Anche se so benissimo dove vuole andare a parare. Come se non la conoscessi, mpf.
"Assolutamente" dico, tirando fuori dalla tasca il telefono e spegnendo definitivamente il lettore musicale. Mando un rapido messaggio a Jennifer per avvisarla che sono a casa.
La mamma si appoggia con il sedere sul piano della cucina, leccandosi le labbra. Si porta le mani ai capelli biondi e prova a farsi una coda, sebbene siano troppo corti.
Karen Monroe - ha acquisito nuovamente il suo cognome dopo essersi separata da papà - ha appena cinquant'anni, capelli biondi con qualche ciocca bianca discontinua, occhi azzurrissimi e sopracciglia ben definite, più scure. Le sue labbra sono sottili e rosee, contornate da delle piccole ruche che, quando sorride, si marcano ancora di più. E' più bassa di me, eppure si muove con un'eleganza tale da far catturare sempre l'attenzione su di lei. E' uno dei migliori avvocati in zona, sempre dedita al suo lavoro. Riesce a vincere tutte le cause in cui si ritrova incastrata ed è sempre lei ad avere il coltello dalla parte del manico. Ha un'abilità oratoria tale da far ammutulire chiunque cerchi di far prevalere la propria voce. Riesce a sostenere tutti gli occhi puntati sulla sua figura e ammaliare chiunque, soprattutto e specialmente in tribunale.
Finisce di farsi la coda e incrocia le braccia sotto il seno non troppo pronunciato. "Quindi, cosa mi racconti?" dice, sporgendosi sul fianco per azionare il microonde. "Ho cenato circa due ore fa, per cui ti riscaldo quello che ti ho preparato" termina, leccandosi le labbra.
Lascio il telefono sul bordo del tavolo e prendo posto, guardandola dritta in viso. "Nulla di che, se non che il film è più stancante di quanto avessi mai immaginato."
"Va al di fuori delle tue capacità?" chiede, controllando di sfuggita il preparato nel forno.
Scuoto la testa. "No, no, non è quello. E' un insieme di cose che mi fanno pensare a quanto la produzione sia complicata. Giriamo minimo sei scene al giorno e tutte le sere, prima di dormire, mi rileggo le parti del libro che devo ancora recitare così da impersonare Stephanie al meglio, facendo sì che le sue parole diventino mie, insieme ai suoi comportamenti" dico, scostandomi il ciuffo di capelli che mi è appena caduto sugli occhi. La mamma annuisce, poi spegne il forno e apre lo sportello, tirando fuori il piatto fumante. L'odore pungente del preparato cattura la mia attenzione e inebria la mia mente, rendendomi momentaneamente incapace di pensare.
"Non dirmi che è-"
La mamma mi interrompe, posizionandomi sotto il naso il mio piatto preferito, il fumo che abbandona le lasagne e la carne che fuoriesce dai bordi, così come i filamenti di formaggio. Mi porge una forchetta. "Esattamente quello che credevo avresti voluto."
Spingo la forchetta nel piatto e mi porto subito un boccone alla bocca, chiudendo gli occhi e muovendo leggermente la posata, estasiata. "Io ti amo" scandisco, ingoiando. Lei prende la sedia e si siede accanto a me, appoggiando il mento sulla mano sollevata sul tavolo.
"Immaginavo" dice, ridendo con i suoi denti bianchissimi. Ha un filo di matita nera all'interno degli occhi. "Volevo accoglierti al meglio, dopo mesi di solitudine."
Prendo un altro boccone. "Mi dispiace non essere venuta prima" dico con la bocca piena. "E' solo che -"
"Tranquilla, anche io sono impegnata con il lavoro" mi dice mia madre, interrompendomi. "Solo che in questi quattro giorni ho deciso di portarmelo a casa, così possiamo passare del tempo insieme, piccola mia" dice, sorridendo con un lato delle labbra.
Porto un altro boccone alla bocca, assaporandolo con fin troppa enfasi, come quelle ragazze che sono state ingaggiate per fare la pubblicità dello yogurt: fate l'amore con il sapore.
"Promettimi che mi farai mangiare quelle cose buone che sai preparare solo tu!"
"Jennifer-"
"Non cucina mai, il massimo che sa fare sono i brownies. Nessuno ti eguaglia."
La mamma scoppia a ridere. "Jennifer, Jennifer" dice, sovrappensiero.
Annuisco, prendendo finalmente un sorso d'acqua dal bicchiere che mi ha servito due minuti fa. "Ti saluta, a proposito."
"Sì, sì, lo so, ci siamo sentite spesso telefonicamente in questi giorni, in particolar modo questa mattina" mi riferisce lei. "Secondo me," continua "si preoccupa troppo."
"No, lei non si preoccupa. E' la preoccupazione fatta donna. A volte la odio, fa un problema di ogni cosa."
"Lo so, ti capisco. Deve lasciarti spazio, immagino."
"Altroché" dico, appoggiando la forchetta nel piatto ormai vuoto. Non sapevo di aver avuto così tanta fame da pulirmi - letteralmente - tutto il piatto.
La mamma annuisce, poi tira fuori dalla tasca del suo jeans azzurro il telefono. "Senti" inizia, cliccando per sbloccare lo schermo. "Mi puoi spiegare una cosa?" mi chiede, guardandomi attraverso le ciglia, con il capo rivolto verso il basso, verso il suo telefono che mi mostra l'entrata su Twitter.
"Da quando hai l'applicazione?" chiedo, indicandola.
"Da quando sei diventata l'argomento più discusso. Scommetto che non ti sei nemmeno accorta che ho iniziato a seguirti, per quanti followers hai."
Mi ammutolisco, mordendomi l'interno guancia.
"Si può sapere perché il nome della mia ragazza è sulla bocca di tutti? So che sei famosa ed è una cosa a cui non puoi più sfuggire, ma perché la gente parla sempre male di te?" mi chiede, facendo scorrere la home verso il basso alla ricerca di chissà cosa. Quando vedo il suo volto improvvisamente illuminato, mi gira lo schermo e mi mostra la fotografia che ha finalmente trovato. Anzi, più che una fotografia è un breve video di dieci secondi in cui ci siamo io ed Harry fuori dall'aeroporto, avvinghiati l'uno all'altra. Separo leggermente le labbra, poi sposto i miei occhi in quelli di mia madre che sono puntati sul mio viso. "Mi spieghi, per favore, cosa sta succedendo?"
"E' Harry Styles, l'attore che interpreta Nicholas, il coprotagonista del romanzo."
"E da quando siete così intimi?" mi chiede, indagatrice, spegnendo nuovamente lo schermo.
Alzo gli occhi al cielo. "Non stiamo insieme, se è quello che vuoi sapere."
"Ma dalle foto mi pare evidente!"
"Mamma" dico, alzandomi dalla sedia e appoggiando le mani al bordo del tavolo. "Non sono venuta qui per litigare, e di certo nemmeno per parlare della mia situazione sentimentale. Sì, io ed Harry siamo colleghi e anche qualcosina in più, ma non posso dirti altro, non perché non voglia, ma perché non saprei cosa aggiungere, stando così le cose."
"Il fatto" dice mia madre, mettendosi in piedi di fronte a me, "è che io non so più niente di voi, e mi fa arrabbiare il fatto che le cose debba saperle solo tramite un cavolo di social network."
Mi lecco le labbra.
"Tuo padre lo sa?" continua.
"A quanto pare tutto il mondo lo sa."
La mamma trae un respiro profondo, poi mi si avvicina e mi appoggia la mano sulla guancia. "So che sei grande e che gestisci intelligentemente la tua vita, ma qualche volta puoi parlarmi prima che io sappia le cose da internet?"
"Sono impegnata anche io, mamma. Non lavori solo tu" dico, poi mi porto le mani alle tempie, massaggiandomele. Non voglio parlarle così, non lo merita, non dopo mesi in cui non ci siamo proprio viste. Non posso lasciare che questa visita si trasformi in una litigata. Mi impongo di tenere la bocca chiusa, poi prendo il telefono e me lo infilo in tasca. "Scusami" dico, notando i suoi occhi leggermente socchiusi e persi tra noi due. "Ma sono stanca" continuo, staccandomi da lei. Le do un bacio sulla guancia. "Ne riparliamo domani con calma, ok?"
La mamma annuisce, poi acquisisce un'espressione austera e si impone di mostrarsi imperturbabile, sebbene io sappia benissimo che ora utilizza tutto ciò come una maschera dietro cui celare i suoi veri sentimenti. "Ok, buonanotte" dice, dandomi le spalle e avvicinandosi al lavandino per lavare il mio piatto.
Prendo le valigie e le porto al piano di sopra, sistemandomi nella camera degli ospiti. Sono troppo pigra per poter mettere nei cassetti tutti i pantaloni e le magliette, così mi butto a peso morto sul letto, con i capelli sparsi sul cuscino. Tiro fuori dalla tasca il telefono e accendo la connessione. Vengo sommersa dalle notifiche, tanto per cambiare.
Apro Whatsapp e trovo in primo piano l'icona illuminata della chat di Harry. La apro.
- Beh? E' andato bene il viaggio?
Sorrido di riflesso, iniziando a digitare. - Sì, anche se ho dormito tutto il tempo.
E' online, per cui la risposta non tarda ad arrivare.
- Grazie al cielo mi dai segni di vita, pensavo fosse successo qualcosa.
- Del tipo, Harry?, digito frettolosamente.
Chiudo Whatsapp e apro Twitter. Ovviamente il mio video ha ormai fatto il giro del mondo e i relativi commenti non fanno altro che girare il coltello nella piaga. Ce ne fosse uno carino, uno!
- Si stanno baciando? Ommioddio Harry cosa fai!
- Ma cosa ci trovano di bello in lei? Non è fine, come ragazza!
- Guai a chi inizia a parlare di #Jarry, non esiste nessuna ship qui.
- Ora che è a Miami si toglie un po' dalle palle. Forse che Harry, tra qualche giorno, la raggiunga?
Sbuffo, scrollando tutte le notifiche. Poi mi decido a digitare il nome di mia madre.
Ci sono alcune foto che ci ritraggono all'aeroporto di Miami, sottobraccio, mentre passiamo accanto alla calca dei paparazzi.
Certo, ora credono che mi porti Harry appresso come se fossi un cagnolino.
Scrivo un breve tweet per non far trasparire tutto il fastidio che provo in questo momento.
Che bello essere a casa xx
Una cazzo di frase, e scommetto sarebbero capaci di analizzarla a tal punto da credere che dietro le parole si nascondi persino un acronimo, Harry.
Alcune fan sono così malate.
Continuo a scorrere la home, dopo aver visto il profilo di mia madre che ha come foto profilo dell'account me e Jennifer che la stringiamo in un abbraccio.
Ad un certo punto mi imbatto in una foto stranissima.
Ci sono due foto di Harry. Una è tratta dal suo profilo Twitter - da cui non entra da tantissimo tempo -, l'altra è solo un ritaglio da una foto in cui eravamo presenti entrambi.
Ha la fronte cerchiata di rosso, così come anche il naso e il neo all'angolo sinistro delle labbra.
Ma che cavolo?
Leggo i commenti, poi mi fermo a leggerne uno in particolare.
- Se notate, la fronte della prima foto è più spaziosa della seconda, ed Harry non ha mai avuto un neo all'angolo delle labbra.
Non posso crederci.
Non posso nemmeno immaginare cos'abbiano appena fatto.
Scuoto la testa, facendo lo screen alla pagina. Harry mi ha risposto da un pezzo, ma ignoro i suoi messaggi per mandargli la foto appena trovata.
L'unica risposta che ricevo da parte sua è un Ahahah x
"Le gente è malata" dico a voce alta, digitandolo contemporaneamente.
Harry mi manda l'emoji del pollice sollevato, poi mi scrive: - Come sta tua madre?
- Bene, gli rispondo. Da quant'è che non vedi la tua?
Harry mi risponde dopo un minuto, durante il quale mi sono girata sul fianco e mi sono focalizzata sulla vista che la mia finestra mi offre.
Una palma.
Una cazzo di palma che non mi permette di vedere il mare illuminato dal riflesso lunare.
Sento il telefono vibrare in mano: - Un po', circa sette mesi.
Stringo le labbra, riprendendo poi a digitare. - Cinque mesi fa non si sono neanche presentati alla premiere del tuo primo film?
Invece di rispondere alla mia domanda, mi manda un suo selfie che lo ritrae con un sopracciglio sollevato e la luce di una lampada puntata sul suo occhio che è così chiaro da assumere una tonalità di verde ancora più accesa. Quanto è bello. - E così qualcuno si è documentato su di me?
Sorrido di riflesso, mandandogli una faccina che ride a crepapelle. - E' solo quello che ho letto e ho dedotto da Twitter. A proposito, perché non lo usi da, tipo, due mesi?
- Mi annoia, dice il suo messaggio.
Mi mordo l'interno della guancia, poi cambio discorso. - Sono stanchissima, non riesco a tenere gli occhi aperti.
- E dormi, risponde.
- Devo disfare la valigie.
- Fallo xx
- Mi annoia, gli rispondo. Poi blocco lo schermo, guardando le foglie della palma fuori dalla finestra che si muovono furiosamente a causa del vento forte che ha iniziato a soffiare.
Grazie al cielo la casa che avevamo prima non aveva la vista sul mare, altrimenti a dieci anni mi sarei fatta prendere dalla paranoia. Jennifer è sempre stata amante di film catastrofici, e siccome la maggior parte di essi comprendeva maremoti e onde anomale che sopraffacevano interi villaggi e città che si ergevano sulle coste, avrei temuto che prima o poi sarebbe successa una cosa del genere.
Il telefono mi vibra sul fianco, ma ormai i miei occhi si sono chiusi, e sogno un ragazzo dagli occhi verdi e dai capelli ricci che mi porta con sè a cavalcare le onde di Malibu, surfando insieme e sparendo oltre l'acqua cristallina che ci circonda.

N/A
Eccomi qui!
Allora, giunti a questo punto vi lascio con una domanda a cui spero possiate rispondere.

Cosa ve ne pare di tutte la situazione?

Shippate Harry e Jessica? Sono aperte le votazioni per il nome della ship, se volete!

Se continuate a votare e a commentare, giuro che pubblico un altro capitolo prima di sabato prossimo 🌻
Buon fine settimana!

If this was a movie|| H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora