Segreti inconfessabili

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Non gli avevo detto dove abitavo, però continuava a guidare... chissà, forse voleva portarmi in un posto che non era casa mia? 

<<Justin, abito nella cinquantasettesima>>, gli dissi cercando di restare calma.

<<Non ho intenzione di portarti lì. Ho altri piani in mente. Devi solo fidarti di me, okay?>> certo... facile a dirsi! <<Se credi che voglia sequestrarti o cose simili, ti sbagli di grosso. Voglio solo mostrarti un posto>>.

<<Che tipo di posto?>>

<<Un posto molto speciale per me>>.

Decisi di tacere per il resto del viaggio, e guardare fuori dal finestrino. Le luci e gli edifici diminuivano ogni chilometro che avanzavamo per poi dar spazio alla natura. Prima uno albero, poi due e dopo ancora, aumentavano sempre più fino a formare una foresta. Iniziò una salita e a quanto pare, portava verso una montagna. Era piuttosto alta, e ogni volta che salivamo, diventava tutto sempre più piccolo, fino ad ammirare delle piccole luci che affollavano la città rendendola viva e insonne. La macchina ad un certo punto si fermò.

<<Seguimi>>, disse parcheggiandola di fronte ad un precipizio. Ubbidì. 

Prese la mia mano, e mi guidò fino ad un posto magnifico. Sotto di noi c'era la città illuminata, e non sentivamo i soliti clacson rumorosi, o scoppiettanti motori in circolo. C'era una roccia su cui potevamo sederci, mi invitò accanto a lui e a guardare in silenzio attorno a me, assaporando ogni singolo attimo, dalla goccia più piccola di rugiada su un filo d'erba, agli immensi alberi secolari che se potessero parlare, racconterebbero un sacco di storie... mi incantai nel vedere tutta quella natura, io che ero abituata al trambusto della città. Era una cosa semplicissima da guardare, ma anche emozionante. Dopo un minuto di silenzio, ci guardavamo negli occhi ogni tanto. I suoi erano luminosi.

<<E' un posto fantastico>>, osservai per rompere il ghiaccio.

<<E' la natura che l'ha creato, Jessica>>, mi rispose accarezzando il dorso del pollice. Abbassai lo sguardo sorridendo da un gesto così dolce. <<Sei bellissima anche quando sei imbarazzata, sai? Mi verrebbe proprio voglia di baciarti...>> arrossì violentemente, e puntai subito gli occhi verso di lui, cercando le sue labbra.

Mi strinse forte. Posò le labbra sulle mie in modo quasi violento, ma al tempo stesso possessivo e passionale. Mi baciò con trasporto, ed io sentivo così tante scosse elettriche, che mi pareva di essermi fatta una canna prima di uscire. Ero fatta. Quando si staccava da me, la testa iniziava a pulsarmi e girava, mentre il mio corpo fremeva dal desiderio di abbracciarlo e stringerlo, unendoli in uno. Abbassai lo sguardo e lo alzai chiedendo il permesso di riposare la sua bocca sulla mia, lui agì d'istinto e iniziava a succhiarmi il labbro inferiore con delicatezza, per poi accarezzarmi il collo e la schiena. Non avevo mai baciato così un ragazzo. Potevo toccare il cielo con un dito, anche se non stavamo facendo sesso in quel momento. E volevo viverlo fino in fondo, con premura e pazienza. 

<<Perché mi hai portata qui, Justin?>> gli chiesi appena ci staccammo per l'ennesima volta.

<<Ti ho portata qui perché la natura è semplice ma micidiale quando ci si mette, e poi... volevo l'atmosfera giusta per averti>> nei suoi occhi leggevo un ombra di falsità. Non era del tutto sincero, ne ero certa. Il motivo era sicuramente un altro, ma in quel momento stavo così bene che il problema non me lo ponevo proprio.

Quando ti senti bene, vuoi solo stare bene, fregandotene delle conseguenze, di sbagliare e di tutti. Gli sorrisi premendo la fronte contro la sua. Ci guardavamo negli occhi, e nei suoi c'erano milioni e milioni di guerre in atto. Leggevo anche rassegnazione, disperazione, speranza ed eccitazione. Come sospettavo, lui è caduto nell'abisso, o sta per caderci, e sta cercando qualcuno che lo tiri fuori ma non vuole ammetterlo. Vuole colmare il vuoto sfogandosi con il sesso, ma forse ha capito che posso aiutarlo nonostante tutto, altrimenti come si spiegherebbe il luogo tanto semplice, quanto micidiale?

La passione si riaccese tra noi, e senza rendercene conto, eravamo stesi sull'erba umida. Faceva il solletico e ridevo, mi osservava quando lo facevo ricambiando il sorriso per poi tornare all'attacco come un vulcano in eruttazione. Disegnava il mio corpo sul tessuto, con le sue mani partendo dal collo all'inguine. Era straordinario vederlo come si muoveva, ed ogni volta che si fermava per riprendere fiato, sentivo il suo respiro farsi spazio tra i miei indumenti e farmi salire così l'eccitazione ancora di più. Ansimavo, a lui piaceva perché quando infilò due dita dentro di me, mi guardava in adulazione, appoggiandosi su di me. All'inizio sentivo dolore per la violenza, ma dopo un po' divenne piacevole e bello. Molto bello... mi dimenavo dal piacere chiedendo di più, sempre di più e lui lo faceva senza pretese. Aumentava il ritmo fino a farmi arrivare al culmine. Provai una sensazione quasi indescrivibile. Mi avevano toccata diversi ragazzi in passato, ma mai in questo modo.

Era una sensazione incredibile, quasi da togliermi il fiato. Non riesco a trovare neanche le parole per descrivere l'esperienza provata. Mi guardava negli occhi, e la cosa incredibile era che non leggevo malizia o perversione, ma adulazione ed eccitazione... era bellissimo, ed ogni volta che spingeva dentro con le dita, riuscivo a sentirmi più leggera, più libera. Per un momento avevo dimenticato anche che mio padre si trovava in coma. Un momento, però...

Non volevo infangare il suo ricordo con questo. Misi una mano sul petto di Justin, cercando di fargli capire che doveva fermarsi.

<<Cosa succede, Jess?>> chiese staccandosi dal mio corpo.

<<Non mi va di godere mentre la vita di mio padre è appesa a un filo>> non sapevo neanche io da dove mi era uscito il coraggio di dirlo.

<<Vieni qui>>.

E poi, un gesto improvviso e inatteso mi stupì. Le sue braccia avvolgevano il mio fisico, e la sua testa era appoggiata sulla spalla destra. Lasciava qualche bacio sul collo, ripetendomi che dovevo resistere. E che sarebbe stato al mio fianco nonostante mi conoscesse così poco.

<<Perché ti comporti così?>>.

<<Perché so cosa significa lottare da soli. E a volte non ci riesci>>, mi rispose guardandomi con uno sguardo duro, ma anche ferito. E molto.

<<La tua lotta è finita?>>.

<<Oh, al contrario. E' appena iniziata, Jess>>. Volevo tanto proporgli di aiutarci a vicenda, ma ero come bloccata. Forse per paura della sua reazione.

<<Beh, guarda il lato positivo. Non sei il solo sofferente a questo mondo>>, dissi sorridendogli cercando di risollevargli il morale.

<<Sì. E credo anche che in due si lavora meglio. Sai, come il sesso. Che senso avrebbe farlo da solo, senza complicità fisica o chimica? Nessuno. Per questo ti propongo di aprirti a me. Lo farò anch'io. Un giorno>>.

La risposta mi scioccò di colpo, e non feci a meno di sorridere. Lo strinsi a me, e lui mi baciò con lentezza sotto il cielo stellato, la natura incontaminata e tanti segreti da svelare.

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