Let It Be

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And when the night is cloudy, 

There is still a light that shines on me, Shine on until tomorrow, let it be.




"È strano."
"Cosa?"
"Noi."
La stanza profumava di libri. I libri, infatti, erano un po' ovunque, tranne che al centro: al centro figurava un piccolo letto ad una piazza. Quello non profumava di libri, ma di amore.
"Perché?"
"Non lo so. È che ci sto così bene tra le tue braccia, che mi sembra un sogno."
"Solo perché sei felice, non significa che non sia reale."
Vedete, Louis Tomlinson nella sua vita aveva viaggiato molto; aveva ammirato la maestosità di Notre-Dame de Paris, era salito sulla Torre di Pisa e sulla Torre Eiffel, aveva ascoltato i rintocchi del Big Bang, e si era innamorato dell'alba di Helsinki. Eppure, non si era mai sentito in pace come si sentiva in quel momento. Louis respirò, e poi respirò di nuovo. In quel momento non sentì l'odore dei libri, ma solo il buon profumo che emanava la pelle del suo amante.
"Invece sì."
"Sei solo spaventato. Spaventato che questo non sia vero, ed è una paura irrazionale, perché sono qui, e non ho intenzione di andarmene."
È impossibile spiegare l'amore che prova Harry Styles nei confronti di Louis Tomlinson. Questo dovrebbe rendere l'idea: più grande di quello di Dante per Beatrice, o di Giacomo Leopardi per Silvia.
Si sono conosciuti per caso. Anzi, no: Harry dice sempre che era destino che si incontrassero, ma Louis non la pensa così. Comunque, non importa a nessuno dei due.
Era una mattina primaverile quando si sono visti per la prima volta. È stato un incontro piuttosto comune, in realtà. Erano entrambi in una biblioteca per comprare un libro. E, mentre Harry cercava "Il nome della cosa", e Louis afferrava "Misery" dagli scaffali, si erano guardati.
È stato facile per Harry offrire un caffè al ragazzo dagli occhi meravigliosamente azzurri, ed è stato facile per Louis accettare l'invito.
Poi i caffè erano diventati due, tre, e così via. Un giorno si erano baciati come nel peggiore dei cliché: sotto la pioggia, con i vestiti bagnati, i corpi infreddoliti, e le labbra calde.
Effettivamente, tutta la loro relazione era un patetico cliché, ma a loro non importava. Finché erano felici, ed erano insieme, nulla contava.
"È vero, ho paura."
Harry lo stinse più forte, quasi come se volesse soffocarlo; ovviamente non era questa la sua intenzione, ma solo di fargli sentire il suo amore attraverso il calore del suo corpo.
"Non devi."
"Non posso sceglierlo."
"Sì invece." Louis, allora, alzò gli occhi. Harry si innamorò ancora di più di lui, e di quello sguardo che non aveva ancora visto. Diceva semplicemente: "Spiegami".
"Se tu ti fidassi di me..." sussurrò il riccio sulle sue labbra. E Louis avrebbe voluto così tanto fidarsi, ma era un ragazzo estremamente pessimista, quanto intelligente.
"Sei un tale pessimista: non credi che noi potremmo essere felici per sempre?" continuò Harry. Louis fece un piccolo sorriso triste, poi lo baciò ancora, e ancora.
"Cosa hai pensato di me la prima volta che ci siamo visti?" domandò allora Louis, evitando la domanda dell'altro. Harry sospirò e poi fece cambiare posizione a Louis: mentre prima stavano distesi sul fianco abbracciati, dopo il riccio fece stendere Louis su di sé e iniziò ad accarezzargli la schiena.
"Vedi, c'era questo ragazzo, vestito in modo assolutamente ridicolo, con un aria dolce che cercava un libro nella sezione thriller e horror. Poi si è girato e ha iniziato a scrutarmi con degli occhi paurosi: non perché brutti, ma perché in quel momento mi sono sentito analizzato nel profondo. È stato come se mi conoscesse da sempre. Mi sono spaventato, e allora gli ho offerto un caffè." Louis sbuffò una risata. Però non capiva.
"Se eri spaventato, perché hai voluto conoscermi?"
"Perché ho capito da subito che saresti stato speciale per me. E credo di averti amato da subito" spiegò. Louis continuava a non capire. Lui non si era innamorato subito di Harry, era stato graduale ed improvviso allo stesso tempo: conoscendolo aveva imparato ad apprezzarlo, ma poi una sera, mentre si sussurravano parole sotto le coperte, si era reso conto che non avrebbe potuto più abbandonare Harry anche se avesse voluto, e che, senza di lui, la sua vita sarebbe stata vuota.
"Facciamo un gioco" suggerì allora. Il riccio annuì chiudendo gli occhi.
"Voglio che tu mi dica dove ti piacerebbe essere in questo momento" continuò. Poi, mentre Harry rimuginava, iniziò a disegnare cerchi immaginari sul suo addome.
"Vorrei essere in Alaska, su un ghiacciaio guardando il tramonto con te. Poi, se non facesse così freddo, ti spoglierei e farei l'amore con te tutta la notte" bisbigliò accarezzandogli i capelli caramellati. Louis alzò lo sguardo e lo baciò per l'ennesima volta.
"E tu?"
"Io vorrei tanto essere ad un lago, magari tra le montagne, e magari in una baita di legno, con il camino acceso, steso su di te come adesso che ascoltiamo il niente che ci circonda."
"Credi che abbiamo un futuro?" Louis pose quella domanda in modo timoroso. Sin da piccolo, l'unica cosa a cui aveva sempre pensato era questo: il futuro. E poi, quando quest'ultimo arrivava, diventava sempre il presente di qualche altro futuro a cui pensare.
"Louis, per un attimo non pensare al domani; anche quello è importante, ma adesso, è ad adesso quello a cui voglio che pensi. Non importa cosa succederà, io voglio guardarti ora, con quell'espressione pensierosa, i capelli sconvolti a causa mia e le labbra gonfie. Per rassicurati ti dirò solo una cosa: l'amore che io provo per te, non potrà svanire da un momento all'altro, qualunque cosa succeda. E, se tu mi ami almeno metà di quanto ti amo io, non c'è da preoccuparsi." disse fermamente. Non sopportava che Louis fosse così insicuro su di loro: finché si ameranno, ci sarà sempre un futuro.
E, mentre le luci della città si spegnevano, ed Harry chiudeva gli occhi, stanco, Louis si addormentava pensando allo sguardo del riccio mentre diceva di amarlo, e non a quanto sarebbe stato bello baciarlo anche il giorno dopo.

Salve!
Allora, premetto che questa storia non ha un minimo senso.
Sembra più un'accozzaglia di pensieri che altro, (in effetti è così); ma sinceramente l'ho scritta in un momento di noia.
Quindi, perdonatemi se non capirete questa storia, nemmeno io l'ho capita figuratevi...
In ogni caso, spero vi sia piaciuta.
Alla prossima

Mary.

Let It Be ‖ Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora