Mi alzo al sorgere del sole. I primi raggi illuminano la stanza arancione. I mondo non si è ancora svegliato. Si sente solo qualche uccellino molto mattiniero ed il profumo delle ultime rose della stagione. Anche il cielo fuori della finestra è arancione-rossastro. L'alba. Il momento del risveglio del mondo. E purtroppo anche del mio risveglio. Ma faccio questo sacrificio per Calenia, se no nessuno mi impedirebbe di dormire fino a mezzogiorno. Mi dirigo verso il bagno con le palpebre che non ne vogliono sapere di rimanere aperte e riesco a far una doccia senza cadere addormentata per terra. E' bellissimo sentire l'odore di fiori d'arancio del mio bagnoschiuma la mattina, per svegliarti. Mi metto un paio di pantaloncini di stoffa viola ed una maglietta rosa abbinata con scritto "Hey, io sono speciale". Mi fa ridere quella frase per quanto è vera. Sembra fatta apposta per me. Ora che ci penso non so di chi sono i vestiti nell'armadio. Non sono arrivata qui con la valigia e non mi sono mai chiesta dove Jack avesse trovato i vestiti da darmi. Ora non è il mio problema primario, me ne occuperò al mio ritorno, che spero non sia troppo lontano. Riprendo a vestirmi. Scarpe da ginnastica ai piedi e zaino in spalla. E' ora. Scendo le scale molto lentamente. Assaporo i miei ultimi minuti in quel luogo. Riguardo la cucina dove mi sono divertita tanto con James che mi aiutava, il salotto dove sono stata soccorsa da Jack, la mia camera dove gli ho raccontato la mia storia e la porta dove tutto è cominciato e dove tutto si sta per interrompere. Sto per imboccare la porta quando una voce mi blocca.
"Sei sicura di quello che fai?"
"Jack, ti prometto che un giorno ti porto."
"Non fare promesse che non manterrai...io non voglio che tu muoia."
Quella frase mi colpisce come uno schiaffo. Perché è così tenero con me?
"Non sto andando sui campi di battaglia!"
"Tutta la vita è un campo di battaglia."
Dice serio e convinto.
"Non sono mai stata più certa in vita mia, questo è quello che devo fare per me e per il mio popolo."
"Spero che riuscirai nel tuo intento."
Conclude tristemente.
"La tua faccia mi fa quasi cambiare idea...quasi..."
"Se è quello che vuoi, io sono sempre dalla tua parte. Ora va. Noi ti aspetteremo."
- Grazie - mimo con le labbra. Mi avvicino, gli do un bacio sulla guancia ed esco. Comincia il mio viaggio. Salgo su un taxi.
"Per dove, signorina?"
Mi chiede gentilmente il tassista.
"All'aeroporto."
Guardo fuori del finestrino. E' veramente bello qui. Dopo una ventina di minuti vedo l'edificio di fronte a me.
- Sono arrivata. –
Penso. Compro il primo biglietto aereo per Rio. Si va in Brasile. Il viaggio in aereo non è male, ci sono abituata. Ore ed ore a non far nulla. Mi riposo per il viaggio allucinante che dovrò fare dopo. Suona il campanello ed una voce dice in portoghese e poi in inglese che siamo arrivati. Scendo. Fa davvero caldo. Per fortuna andrò per mare. Cerco nella cartina che ho comprato prima di partire un negozio dove posso noleggiare una barca. Arrivo al negozio. Era molto vicino. E' poco più di una bottega. Ha un'insegna blu con scritto "Barche del capitano Achab". Noleggio un motoscafo bianco ed oro. Carino. Riesco a partire quasi subito dal molo. Dopo una mezz'ora intravedo qualcosa che brilla sul fondale. Eccomi. L'ingresso di Calenia. Il brillio è dato da un piccolo diamante che fa capire che sei nel posto giusto. L'hanno rubato un paio di volte, ma sono riusciti sempre a rimetterlo al suo posto. Mi tuffo in acqua. Arrivo in una di quelle grotte subacquee dove dentro sembra che vivono mostri marini. E' bellissima, come me la ricordavo. Dovunque ti volti vedi pareti che brillano per il riflesso della luce, cascatelle, laghetti. E' uno spettacolo naturale. Ci entro e la percorro. Uscendo dalla grotta si arriva al tubo numero cinque. Quello più comodo, per me. E' lungo e stretto, non ci starebbero due persone vicine. Da lontano vedo la cupola: l'ingesso di Calenia. E' una stanza circolare fatta a cupola. Non c'è arredamento tranne un tavolo ed una sedia. Al tavolo seduta una ninfa d'autunno. Ha dei bellissimi capelli azzurri con dei boccoli sulle punte e degli occhi azzurro mare che mi ricordano quelli di Jack. Incantata dagli occhi le dico:
"Mi scusi, avrei bisogno di un lasciapassare per Calenia."
"Il suo nome?"
Mi chiede formalmente.
"Marysol Truscot."
Controlla la lista più volte e poi afferma.
"Mi dispiace...ma...lei è stata esiliata da Calenia"
"Per delle stupide leggi razziali contro le persone con poteri della luce. E poi sono qui per parlare con il generale Gerard Thompson, in carica a Salalipe."
"Aspetti, faccio una telefonata".
Ascolto tutto attentamente per cercare di capire qualcosa. Finito di telefonare mi rivolge di nuovo la parola di malavoglia, come se stesse parlando con una criminale.
"Io non posso farti entrare per via della tua pena, ma il generale Thompson vuole venire a prenderti, con lui puoi entrare, aspettalo sul divano."
"Quale div...?"
Stavo per chiedere, quando se ne materializza uno in fondo alla stanza.
"Il mio potere."
Mi dice strizzandomi un occhio. Aspetto per molto tempo: quante ore non saprei dirlo, ma finalmente arriva e mi squadra con uno sguardo che fulmina e rimprovera.
"Andiamo, parleremo per strada."
Insieme ci dirigiamo in un altro tubo trasparente e camminiamo verso Calenia: la mia vecchia casa. Dopo circa venti minuti di silenzio, il generale comincia a parlarmi.
"Sei giovane Marysol, lo so e posso capirti. Stai male e non sai dove andare. Era l'unico che ti era rimasto accanto per tutto questo tempo e che ti amava, anche se eri disprezzata da tutti. Marysol, so benissimo che non ti è rimasto più niente, ma non è un buon motivo per venire qui. La guerra la si sente fin nelle viscere del proprio corpo e non la si scorda più. Solo l'amore può dare la forza di andare avanti e combattere, ma tu quest'amore non ce lo hai più."
Fa una pausa e poi riprende.
"Non posso dire di aver conosciuto Mike bene. Era un mio sottoposto e nient'altro. Lettere così le scrivo per ognuno dei miei uomini. Tu non sei un caso speciale, sei una come le altre, come tutte le altre mogli o fidanzate, come tutti i bambini che hanno perso il papà."
Mi dice con un tono neutro.
"E allora perché sei qui? Perché mi stai portando in città?"
Gli domando a bruciapelo.
"Ti saresti arresa? Saresti tornata indietro senza dire niente, senza combattere?"
"No...avrei trovato un modo per entrare e dire alla folla quello che ho da dirgli!"
"Pensi che dopo che avrai fatto un discorso cambierà qualcosa? Che la guerra finirà? Che tutto sarà come prima e che Mike tornerà? Ti sbagli, nulla sarà più come prima. Quello che è stato, è stato. Noi dobbiamo solo ricostruire le cose e far sì che non accada più, che la gente non brami solo potere, ma anche amore o amicizia. Ma so benissimo che l'utopia che tutti vogliono creare non esiste, é solo frutto della convinzione umana o delle ninfe, che sia. Il mondo non sarà mai un posto bello in cui vivere."
Quelle parole così profonde e piene di significato mi prendono al cuore e scoppio in lacrime, ma lacrime soffocate, di chi non vuole mostrarsi debole. Che cosa speravo? Che tutto fosse uguale a prima? Forse parole pessimistiche, parole esagerate ma sono parole vere. Questo non è il mio posto. Io dovrei essere con Jack e con James, ma non riesco a dimenticare Mike, il mio passato e le mie origini. Non è possibile cancellare tutto con un colpo di bacchetta magica o bevendo un filtro, la verità è che chiodo schiaccia chiodo. L'unico modo che ho per superare la morte di Mike è affidarmi completamente a Jack, ma per me sarebbe come approfittarsi di lui e non me la sento. Mi piace e lo so. Ma lui non è Mike. Ed io non posso ricercare ciò che la morte mi ha strappato via in lui. Non posso chiedergli di essere quello che vorrei che fosse.
"Siamo arrivati, tirati su di morale!"
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Ninfea
Teen FictionMarysol arrivò nel mondo degli umani dove incontrò lui. Lui che l'avrebbe fatta sognare, lottare ed innamorare. "promettimi che tornerai" "Non c'è bisogno di prometterlo. Sai che sarà così" "Lo so, ma ogni volta ho paura c...