Giò guardò Davide mentre la porta del loft sbatteva. Alex si era messo le mani tra i capelli e probabilmente sarebbe scoppiato a piangere da un momento all'altro. Tranne loro due gli altri presenti si guardavano confusi senza capire cosa stesse succedendo. Tutti coloro che stavano in salotto erano entrati nella stanza chiedendo cosa fosse successo.
"Dopo ve lo spiego, ora non è il momento" disse il riccio mentre di avvicinava ad Alessio che sembrava in uno stato di trance. Borbottò qualcosa che nemmeno Davide riuscì a capire.
"Cosa?" Gli chiese quest'ultimo.
"Andatelo a cercare" riuscì a dire mentre tremava "non voglio che si perda"
Giò non ci pensò troppo, diede un bacio sulla guancia a Shorty e uscì dal loft. Non sapeva nemmeno se stesse seguendo la strada giusta ma dopo venti minuti riuscì a trovare il parco dove Alex lo aveva mandato quando Gennaro si era perso. Fu sicuro di averlo trovato quando sentì dei singhiozzi quindi scavalcò la ringhiera fino a che vide davanti a sé il corpo minuto di Genn rannicchiato sotto il palo della luce.
"Genn" lo chiamò. Questo alzò lo sguardo e Giovanni tentò di sorridergli per poi sedersi accanto a lui e abbracciarlo mentre piangeva e blaterava cose assolutamente non vere finché non si era addormento tra le sue braccia.
"E mo' come ce lo porto al loft?""Merda, porca puttana, dio cristo" imprecava Alex tirando pugni al cuscino mentre Davide lo guardava.
"Alex, stai tranquillo okay? Risolverete. Siete gli Urban, siete completamente opposti e siete sempre andati d'accordo, l'amore non è bello se non è litigarello" gli disse il riccio facendolo sedere accanto a sé accarezzandogli la schiena. Poi sentirono la porta del loft aprirsi e nella stanza fece il suo ingresso un attimo dopo Giò con Gennaro in braccio.
"Si è addormentato, era al parco" annunciò appoggiandolo sul letto dove Genn mugolò qualcosa di incomprensibile e si rannicchiò su sé stesso.
"Come stava?" Chiese Alex preoccupato.
"Come vuoi che stesse?" Sbottò Giò. Si era affezionato ai due, era protettivo nei loro confronti essendo più grande e Genn poi sembrava indifeso e piccolo.
Davide lo guardò male per come si era rivolto al moro, quindi prese un respiro profondo per poi dire: "Ha preso a pugni qualcosa perché gli sanguinavano le nocche, stava piangendo e ha detto cose del tipo che anche lui si merita di essere felice e che ti ama"
Com'è che Davide riusciva a calmarlo con un'occhiata?
Quando i due urbani strani si furono addormentati Giò e Davide si sedettero sul letto assieme.
"Che ti ha detto Ale?"
"Niente di che,ha pianto, ha imprecato un po' poi ha preso a pugni il cuscino e poi sei arrivato"
"E meno male che sono arrivato" disse Giò facendolo girare verso di sé è baciandolo. Shorty dischiuse le labbra lasciando l'accesso alla lingua del barese.
"Sveglieremo gli altri" disse il riccio una volta che si furono staccati.
"Allora svegliamoli""Uoo Alè guarda chi c'è, l'amore mio" urlò Giò nel vedere il suo Davide arrivare. Gli corse incontro saltandogli addosso facendolo cadere a terra.
"Ciao" rise divertito. Era proprio andato.
"Ciao" rise a sua volta Davide contagiato. La sua risata venne interrotta dalle labbra di Giò che premevano possessivamente sulle due. Shorty alzò di poco il gusto per facilitare il barese che fece entrare in modo poco gentile la propria lingua incontrando quella del riccio. A nessuno dei due importava se lo stavano facendo davanti agli altri, in realtá gli altri giá avevano intuito qualcosa, e comunque erano troppo ubriachi per farci caso in quel momento.
Continuarono a baciarsi finchè Giò si staccò e condusse il riccio in una delle camere ormai vuote. Lo buttò sul letto e si mise ancora sopra di lui iniziando a slacciargli i pantaloni.
Glieli sfilò velocemente lanciandoli sul pavimento assieme ai boxer mentre Shorty respirava affannosamente per i baci e per l'eccitazione.
Giovanni cominciò a massaggiare lentamente la base della sua erezione mentre con le labbra percorreva il contorno del viso di Davide fino a arrivare al collo dove succhiò avidamente un lembo di pelle lasciando un evidente segno violaceo.
"Giò, più veloce ti prego" gemette il riccio.
Il barese ridacchiò soddisfatto per poi scendere e lasciare dei baci su tutta la lunghezza di Davide che inarcò la schiena e gemette quando la inglobò completamente inziando a muoversi avanti e indietro.
"Dio Giò" gemette Shorty mettendo le mani nei capelli lisci dell'altro.
Venne poco dopo nella sua bocca gemendo il suo nome.
"Dio, quanto sei bello amore" gli disse Giovanni baciandolo mettendo le mani nei suoi ricci e facendolo sorridere.
"Parla lui" sussurrò l'altro.
"Non quanto te, dio se ti voglio" sussurrò al suo orecchio mordendogli il lobo.
"Giò sei ubriaco, non sai neanche quello che stai dicendo"
"So perfettamente cosa sto dicendo, voglio fare l'amore con te, voglio farlo dalla prima volta che ti ho baciato, dalla prima volta che ci siamo sfiorati, dalla prima volta che ti ho visto. È una delle poche cose di cui sono certo"
"Giò..."
Giovanni si scostò da sopra di lui e lo guardò negli occhi con un velo di delusione.
"Che c'è? Ho detto qualcosa che non va?"
Davide gli sorrise sedendosi accanto a lui.
"No, hai detto le parole più belle che io abbia mai sentito. Ma... Io non so se sono pronto" disse debolmente abbassando lo sguardo.
"Ehi" lo richiamò Giòsada alzandogli il viso con due dita facendo scontrare i suoi occhi scuri e penetranti con quelli del riccio.
"Va tutto bene. Io capisco che tu non ti senta pronto, veramente. E poi c'è anche Alba..."
"Mi dispiace Giò"
"Non fa niente" gli sorrise lasciandogli un bacio a stampo.
"E poi" aggiunse "voglio essere sobrio la prima volta con te"
Si sdraiarono sul letto, Davide appoggiò la testa sul petto del barese che gli accarezzava i ricci ribelli.
"Finalmente stai un po' con me" gli disse.
"Io sto sempre con te" constatò confuso Giovanni.
"No, sei stato tre giorni con Gennariell"
"Geloso?" chiese divertito Giò.
"Io? Mai?"
Sentí che borbottava qualcosa ma non capì cosa perché si addormentò.
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I Want To Write You A Song||Gennex
Fanfiction"Quando si guardarono per la prima volta Genn si perse in quegli occhi scuri tanto diversi dai suoi, cosí come i capelli. Prese la penna nera lasciando che le parole fluissero sul foglio guidate da nemmeno lui sapeva cosa. Forse l'alcool, forse no...