Credevo di essermi perso fra questi alberi. Credevo che non sarei più tornato a casa. Mai più. Quando notai un nastrino rosso nel fango e capii che i panda non badano a questi vezzi. Qualcuno era venuto qui prima di me: e io avrei scoperto chi.
Mi feci largo fra le fronde inciampando qua e la, impungnavo stretto il mio coltellino multiuso benché sapessi che non tagliava più di tanto. Sentii un rumore, o meglio, un suono. Riconobbi il flauto di pan. Poco dopo si unirono anche tamburi e triangoli. O almeno è questo che mi è sembrato di riconoscere. Mi muovo più velocemente in cerca della fonte di quella melodia. Sembrava riecheggiare per tutta la foresta e io mi affidavo soltanto al mio istinto. Finalmente sentii il suono più vicino. Mi arrampicai su un albero e tentai di guardare oltre la marea di verde che mi circondava. Non credevo ai miei occhi: agili figure danzavano leggiadre fendendo ventagli come spade.