Consapevolezza

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Justin

Ero steso sul mio letto, a guardare il soffitto color crema e la luce che regna sulla parete. Erano le due di notte, e il sonno tardava ad arrivare come sempre, del resto. Chiusi gli occhi, e vidi l'angelico volto di Jessica. Dannazione, quella ragazza mi è entrata fin dentro le ossa, eppure la conosco così poco! Perché mi fa quest'effetto? Beh, forse in fondo sono una persona vigliacca incapace di ammettere persino a se stesso ciò che prova. Ma cosa provo, io? Da quando la avevo conosciuta, era cambiato tutto. Iniziavo a preoccuparmi per lei, le stavo accanto, le ho fatto anche vedere il mio posto speciale dove spesso andavo per riflettere. Forse dovevo andarci anche quella notte. 

Senza pensarci due volte, presi le chiavi, un pacchetto di sigarette, cellulare, un paio di cuffie ed una giacca nel caso avesse fatto freddo. Non sarei tornato prima della mattina seguente, questo era poco ma sicuro. Accesi l'auto, quella in cui una settimana fa ero con Jess. Ma perché diamine la stavo pensando? Era solo un'avventura, nulla di più per la miseria! Guidavo con velocità, non vedevo l'ora di andare fin lassù, ed appoggiarmi all'enorme salice piangente di quel paradiso incantato. Arrivai e, come sempre non c'era nessuno. 

Mi sedetti ai piedi dell'albero, e accesi una sigaretta mentre ascoltavo musica casuale, dal pop al rock. Non ci facevo neanche caso, ormai. Sentivo solo rumore, un rumore assordante che tentava di coprire il mio io, ma senza molto successo. Strappai le cuffie dalle mie orecchie, e mi alzai di scatto. Iniziai a camminare, poi ogni passo era sempre più svelto del precedente. Stavo correndo. Correvo senza sosta nella foresta che era nei pressi del posto in cui mi trovavo. Non sapevo dov'ero, era l'ultimo dei miei problemi. In quel momento avevo bisogno di capire.

Ormai senza fiato, mi aggrappai ad una roccia. La guardai. Era quella in cui si era seduta Jessica. Sono così stanco di pensarla, eppure il cervello non si frena. E' più testardo di quanto pensassi, eppure fa parte di me! Mi appoggiai, sconfitto, di spalle alla roccia. Chiusi gli occhi, stavolta li tenni così. C'era Jessica che mi sorrideva con i suoi denti bianchissimi, e gli zigomi rialzati. Si avvicinava a me, e mi abbracciava. Era bello stare tra le sue braccia, e le sue labbra così morbide che mi facevano dimenticare la merda in cui stavo vivendo.

La mia non era una bellissima situazione. La mia famiglia mi abbandonò per via dei troppi debiti, mio fratello, io e nostro cugino, ci manteniamo l'affitto grazie al commercio illegale di droghe e sostanze stupefacenti. Siamo in un grande giro, e uscirne era praticamente impossibile. Jessica era una ragazza troppo pura per finire in una situazione del genere, aveva già i suoi problemi, anche se non sapevo quali. Ma non volevo appesantirla ulteriormente. Non lo meritava, non meritava me. Quando mi aprì, dichiarando ai ragazzi le sensazioni che provavo quando ero in compagnia della ragazza, mi dissero che presto sarei potuto innamorarmi, e che era rischioso tenerla lì, così decisi di registrare quel maledetto video, di sedarla con una droga nell'acqua e fare quel che avevo fatto insieme ai miei coinquilini. Ero una persona orribile. Non mi avrebbe mai perdonato per il gesto meschino che avevo fatto. Dovevo solo dimenticarla. Non era così facile quella situazione, anzi, non vedevo l'ora che finisse tutto il prima possibile. Chiedevo troppo? Probabilmente sì.

<<Ehi, lì c'è qualcuno>>.

<<Davvero?>>.

<<Sì, ora vado a vedere>>.

Ma cosa...? Aprì lentamente gli occhi. Dovevo essermi addormentato la notte prima con un sacco di pensieri confusi e accavallati l'uno con l'altro. Cercai di alzarmi, ma la schiena mi faceva un male cane, per cui cercai di sistemarmi almeno da seduto. Davanti a me appaiono dei capelli castani, alzai il capo confuso, e i familiari occhi di acqua marina quasi mi fecero venire un'infarto. Era passato un mese da quando li ho visti l'ultima volta.

<<J-Justin?>> sussurrò. 

<<Ciao, Jess>>, dissi sconnesso. Ancora non potevo crederci che era davanti a me, sembrava un miraggio.

<<Tesoro, chi è?>>, questa era una voce maschile. Mi girai dietro di me, e vidi un ragazzo dai capelli color castagna abbastanza alto avanzare verso di me.

<<Oh, una vecchia conoscenza. Era venuto qualche volta nella mia pizzeria, si chiama Justin. Come mai sei qui?>>, chiese curiosa. Era un alibi perfetto, ma sapevo cosa intendesse con quella domanda.

<<Cercavo risposte. Vengo spesso qui quando ho bisogno di riflettere>>, cercai di sorridere anche se era più un ghigno. <<Beh, ora devo proprio andare. Scusate l'irruzione>>, dissi evasivo, con le gambe che mi fremevano dalla voglia di scappare.

<<Dov'è l'auto? Sei venuto a piedi per caso?>> era apparentemente preoccupata. Era così bello il suo visetto in quello stato. Mi venne un sorriso spontaneo per l'impulsione in cui me lo chiese.

<<Sì, sto con l'auto. Devo solo camminare un po' per arrivarci>>. Mi alzai, e strinsi la mano al ragazzo <<abbi cura di lei. La conosco bene, e sono sicuro che tu la rendi felice. Fa del tuo meglio, okay?>>, dissi con un sorriso debole. Il ragazzo parse confuso all'inizio, poi la sua espressione si addolcì.

<<Certo. Farò del mio meglio, promesso>>, mi attirò a se in un abbraccio. Gli accarezzai la schiena con indugio.

<<Okay. Allora, ci si vede!>> esclamai cercando di trasparire almeno un minimo di spensieratezza.

<<Justin...>> mentre stavo per allontanarmi, il sussurro della ragazza mi fece trasalire.

<<Sì?>>, dissi con tono smorzato.

Cosa voleva ancora? Perché mi aveva preso la mano? Dove diamine mi stava portando quella ragazza?!

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