Capitolo 13

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Da quando avevo lasciato il brunch, vivevo con la paura di svegliarmi la notte e trovare mia madre seduta ai piedi del letto. Non si trattava di un timore fondato, erano passati due giorni, e Poppy non si era nemmeno presa la briga di mandarmi un messaggio. Se l'idea di una mia possibile relazione con Jared l'aveva lasciata interdetta, non mi avrebbe mai dato la soddisfazione di saperlo.
La mia grandiosa uscita di scena, non aveva sortito l'effetto desiderato.

Perché Alex, che cosa speravi di ottenere? Gollum faceva sempre domande opportune. Che cosa speravo di ottenere? Non saprei, una telefonata? Giusto per mettere in chiaro un paio di cose. No, sapevo che quella chiamata non sarebbe mai arrivata. Era Poppy Quinn, dannazione, non si sarebbe mai abbassata al mio livello. Era probabile che non le importasse nemmeno di Jared.
Non si preoccupava mai di nessuno se non di sé stessa. Adesso sapevo a chi non sarebbe andato il premio per la madre dell'anno, non che nutrissi qualche dubbio a riguardo.

Odiavo tormentarmi così per lei, non se lo meritava. Ed io non mi meritavo di soffrire così tanto a causa sua. Era troppo chiedere un po' di considerazione? Cavolo, mi aveva messo al mondo.
Però, la vicenda aveva anche un lato positivo, Dick si era rivelato un ragazzo fantastico. Non uno dei soliti idioti verso i quali mi spingeva mia madre. Era carino e divertente ma, soprattutto, non era interessato a me.

Jo, si affacciò sulla soglia della mia camera. «Che cosa stai facendo?»

Stavo cercando di non farmi schiacciare dal materasso. Chi avrebbe mai detto che un materasso potesse pesare così tanto? Ecco, io no.

«Il trattamento anti acari» le riferii, mentre tentavo di riposizionare il materasso sopra l'intelaiatura di doghe in legno. Non ci riuscii. «Aiutami!»

Jocelyn entrò nella stanza, e prese il mastodontico materasso dal lato opposto al quale lo stavo reggendo io. «Si può sapere perché, Alex?»

Perché ero malata e avevo bisogno di aiuto.

«Mi fanno schifo. E odio la polvere, è la cacca degli acari.»

Ero a conoscenza del fatto che non si trattasse esattamente di una spiegazione scientifica, ma era quello che ci aveva detto la mia professoressa di Biologia alle medie. Adoravo la signora Martin, e le avevo creduto. Quel giorno, dopo la lezione, ero tornata a casa e aveva implorato Jen di aiutarmi a pulire la mia camera. Fu inutile, lei l'aveva già fatto, brillava come uno specchio. Ma mi era rimasta la fissa. Ogni volta che qualcosa non andava nella mia vita, io me la prendevo con quelle orribili bestiacce.

Morite, schifose creature. Mi facevano venire i brividi. Mi sembrava di sentirle strisciare sotto la pelle al solo pensiero. Avevo un problema. Okay, forse più di uno: ma quello con gli acari era diagnosticabile, gli altri no.

La mia coinquilina mi aiutò a riposizionare il letto, e sbuffò quando le lanciai contro le lenzuola per aiutarmi a rifarlo.

«Devo chiederti una cosa» disse, pinzando un lembo del lenzuolo sotto il materasso.

Alzai lo sguardo e i miei occhi incontrarono i suoi: era più strana del solito, il che voleva dire tutto. «Lo sapevo, sapevo che tutta quella tequila ti avrebbe fatto male. Non ti darò un pezzo del mio fegato, Jo.», la stuzzicai, mettendomi le mani sui fianchi.

«Che gentile che sei, Alex.» La mia amica lasciò andare il lenzuolo e mi imitò. «Io lo farei per te.»

«Tesoro, non prendiamoci in giro, sappiamo entrambe che non accadrà mai», sbuffai, tornando a sistemare le lenzuola. Le volevo perfettamente tirate, come quando lo faceva Jennifer. «Tira meglio da quella parte.»

Jo eseguì il mio ordine e tornò a guardarmi, con la sua migliore espressione da cucciolo.

«Di che cosa hai bisogno?»

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