"Neri come la tua anima"
"Ho scelto te tra tutti"
"Quel nero che mi intriga."
Quelle frasi rimbombarono nella mia mente per tutta la notte, come suoni che echeggiano in una stanza vuota.
Già, io sono nero, nascosta negli angoli bui del mondo.
Quel nero che si mimetizza, che terrorizza.
Il nero è un colore monotono, ma nello stesso tempo assai misterioso.
In realtà non mi sono mai contraddistinta con un colore.
Ho sempre assegnato colori ad ogni persona: chi rosso per la sua dolcezza, chi bianco per la sua innocenza, chi invece grigio, intransito tra il nero o il bianco.
Suonano le campane che ormai segnano l'arrivo della mezza notte.
Buio.
Nel letto.
Mani dietro la testa, mentre fisso il vuoto.
Improvvisamente il muro è diventato interessante.
Il silenzio è l'unica cosa udibile.
L'ho sempre amato il silenzio, ma questo, questo è diverso, sento fluttuare ovunque nell'aria tesa domande senza risposte, ricordi di una vita passata da dimenticare, idee fallite.
Passò un'ora, due, quattro.
Giunsero così le sei del mattino.
La fatale ora.
L'ora in cui dovrei alzarmi per lavorare.
E cosi feci. Mi alzai.
Con monotonia, passi uniformi, attraversai la stanza a piedi nudi.
Passo dopo passo.
Raggiunsi la cucina.
Mi preparai il caffè.
Mescolai lo zucchero col cucchiaio.
Il tutto così cliché.
Ai miei occhi sembrava tutto svolgersi con estrema lentezza, sembrava quasi il tempo avesse smesso di correre e il mondo avesse smesso di girare.
"Cosa mi era successo?" Mi chiesi.
Quella lettera suscitava qualcosa di strano in me.
Qualcosa che non avevo mai provato prima d'ora.
Era qualcosa che opprimeva.
Non saprei descriverla.
Semplicemente in quel momento non volevo sentire nessuna emozione.
Volevo rimanere apatica, mantenere quel muro che mi proteggeva da mio maggior nemico, i sentimenti.
Si, erano la cosa che più mi faceva paura, sapevo che tutti quanti in qualche modo portavano dolore.
Non ero pronta a patirne altro. Sarei crollata.
Mi vestii, presi gli auricolari e scesi per incamminarmi verso il lavoro.
Oggi la giornata era un po' grigia.
Decisi di ascoltare "When the love falls" di Yiruma.
Ho sempre amato il pianoforte ed i brani suonati al pianoforte.
Il piano lo suonai per la prima volta ad 7 anni, allora i miei genitori non navigavano tra le banco note, quindi quando mio papà notò che me ne ero innamorata decise di insegnarmelo.
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Games And False Promises
FanfictionEd eccomi qua, sono Diana sono una persona "normale" e altamente menefreghista, ma forse ci sono diversi punti di vista sull'aggettivo normale. Ero convinta che tutte le persone fossero false e traditori. Avevo una mente contorta ed incompresa, in...