Non amo condividere.

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Nate's POV

Appena misi piede in casa mi pentii subito di averlo fatto. Quello che vidi era esattamente la mia unica paura che mi era venuta da quando, quel pomeriggio, Shawn era arrivato in città.
La mia ragazza era decisamente bene avvinghiata a quello stronzo e intanto si stavano scambiando la saliva l'un l'altra.
Non mi curai minimamente di Samantha che era accanto a me, anche se con la coda dell'occhio notai che si era immobilizzata anche lei. Quei due invece non ci avevano nemmeno notato e stavano portando avanti il loro bel spettacolino come se nulla fosse. Mi sentii ribollire di rabbia e non sapendo come attirare l'attenzione, sbattei la porta dietro di me nell'intento di chiuderla e far capire loro della mia presenza.
Lucille si girò di colpo e portò il suo sguardo prima su Samantha e dopo su di me. Invece Shawn si buttò semplicemente a peso morto sul divano senza degnarci di uno sguardo, probabilmente, ubriaco com'era non si era nemmeno accorto che io fossi lì.
La biondina corse verso di me e appena fu abbastanza vicina riuscii a capire che sarebbe scoppiata a piangere da un momento all'altro. 
Ero fuori di me, se fosse stato un ragazzo si sarebbe già beccata un destro dritto sul naso, ma per sua fortuna era una donna e mamma mi ha insegnato a non sfiorare mai una donna. Non sapevo cosa fare, per quanto fossi arrabbiato ero immobile. Da una parte volevo scaricare tutta la rabbia su Lucille anche se le avrebbe fatto veramente molto male conoscendola, ma lei ne aveva appena fatto a me. Dall'altra volevo sfogarmi su Shawn, cercare di credere che la colpa fosse solo sua, che in realtà la mia ragazza non c'entrasse niente con quello che avevo visto. Il punto è che l'avevo visto con i miei occhi e non potevo far finta di nulla. Di solito sono il tipo impulsivo, uno di quelli che preferisce la scazzata furiosa in cui dice cose che nemmeno vorrebbe, piuttosto che torturare le persone con il silenzio. Era una cosa che detestavo, non era giusto ed era una vera e propria tortura in cui alla fine si risolveva meno di niente.
Guardai Lucille, ma non avevo nulla da dirle oltre ad un 'mi fai schifo' che però avevo scelto di tenerlo per me dal momento che non sarebbe stato gentile. Non so perché mi preoccupassi tanto di ferire i suoi sentimenti, lei lo aveva appena fatto con me!
Infatti chissene frega, era lei quella che ci aveva appena perso.
"Mi fai schifo." La liquidai con queste tre parole che probabilmente l'hanno ferita più di quanto abbia mai ammesso e quando me andai su per le scale vidi con la coda dell'occhio Lucille che singhiozzava tra le braccia di Samantha.
Alla fine quella ragazza si era rivelata la solita di sempre, credevo veramente che fosse cambiata, ma a quanto pare le persone rimangono sempre uguali. Dal canto mio avrei dovuto aspettarmelo, Shawn non prometteva nulla di buono e si era visto fin da subito che c'era qualcosa tra di loro.
Mi sentivo un perfetto idiota, ci ero rimasto fregato!
A quanto pare quella sera ero diventato il coglione di turno, ed ero pure cornuto... Non sarebbe potuta finire meglio la serata.
Appena entrai in camera vidi Sammy disteso nel suo letto a dormire, probabilmente se fosse stato sveglio non avrebbe mai permesso che mi facessero una cosa del genere.
Per questo gli volevo bene: mi tirava fuori dalle situazioni di merda più volte di quante ne volessi ammettere.
Non avevo intenzione di disturbare il suo sonno così mi venne in mente che lo stronzo era ancora sul divano di casa mia e feci dietrofront scendendo nuovamente le scale.
Lucille e Samantha erano andate via, probabilmente in camera loro a cercare di gestire la situazione e trovare una soluzione, ma non c'era nessuna soluzione per quello che Lucille aveva fatto, nessuna giustificazione.
Come avevo previsto Shawn era sul divano, aveva acceso la televisione e stava facendo esattamente come fosse a casa sua. Ma non doveva stare da Derek?!
Mi avvicinai e lo presi per la maglia tirandolo su e rimase inizialmente stupito da quel mio gesto.
"Fuori dai coglioni." Lo trascinai con me e lo lanciai verso la porta d'ingresso. Piano piano si rese conto del perché lo stessi cacciando, il che mi stupì molto dato che era ubriaco fradicio e probabilmente non riusciva a fare nemmeno due più due, assunse un sorrisetto ebete.
"È per Luci, non è così?" Mi guardò storto continuando a sorridere, ma se le andava a cercare o cosa?
"Non amo condividere." Detto ciò aprii la porta e lo spinsi fuori prima che l'ammazzassi di botte. Se l'avessi rivisto un'altra volta in vita mia, non ne sarebbe uscito illeso. Questo poco, ma sicuro.
Dopodiché feci un sospiro e ritornai in camera mia cercando di capirci qualcosa.

Samantha's POV

Lucille piangeva ancora come una disperata, in qualità di sua migliore amica, cercai di consolarla, anche se secondo me non aveva un cazzo da poter piangere dato che l'errore l'aveva fatto lei. Penso che l'avesse fatto per via di Jeanine, voleva far provare a Nate ciò che aveva provato lei, si era sentita ferita e così aveva deciso di ferire lui. Il punto è che non aveva capito che in realtà Nate aveva conosciuto Jeanine prima che loro due si mettessero insieme. Lucille agiva sempre d'impulso, non si fermava mai a riflettere sulle conseguenze di alcune azioni, lei faceva e basta. Era abituata che le persone tornassero sempre da lei, ma Nate non l'avrebbe fatto. L'orgoglio li divorava entrambi e non avevo la minima idea di come potesse andare a finire. Mi dispiaceva tantissimo per Nate, non se lo meritava, così decisi di andare a vedere come stava. Lasciai Lucille dicendo che sarei andata in bagno e le consigliai di provare a dormire nel frattempo. Raggiunsi la porta della camera dei ragazzi ed entrai senza bussare. Probabilmente Sammy dormiva e appena fui dentro la stanza lo vidi rannicchiato nel suo letto. Nate non c'era e così scrutai ogni angolo della stanza per vedere se c'era traccia di lui, fin quando non vidi che la portafinestra era aperta. Uscii sul balcone e come previsto lo trovai fuori intento a fumarsi una sigaretta. Era prevedibile.
"Se sei venuta a portare le scuse di Lucille, non le accetto." Si voltò verso di me e aveva il viso stanco, probabilmente stava rimuginando sul perché la biondina lo avesse fatto.
"Non porto nulla."
Spense la sigaretta nel portacenere e continuò a guardare dritto davanti a lui. Tra meno di un'ora ci sarebbe stato il tramonto.
Non mi rispose e un po' in dubbio se farlo o no, mi avvicinai e lo abbracciai.
Anzi, provai ad abbracciarlo perché era rigido come una tavoletta e così semplicemente gli circondai le spalle con le mie braccia minute. Inizialmente rimase immobile, credo di averlo spiazzato... Però dopo mi strinse a sé e affondò il viso nel mio collo.
Nessuno dei due osava dire una parola, ma sapevo di averlo aiutato di più con un semplice abbraccio che con qualsiasi consiglio avessi potuto dargli.
Rimanemmo attaccati per un po' e senza fiatare aspettammo l'arrivo dell'alba.

summer in LA || Nate MaloleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora