Words

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Mark my words, that's all that I have
Mark my words, give you all I got




Lentamente avvicina il filtro della sua Chesterfield alla bocca e lo incastra tra le labbra sottili, poi, con un gesto secco, l'accende. Svogliatamente passa la mano libera fra i capelli color nocciola, cercando di evitare le continue occhiate maliziose di Cindy Lohan e Gwen Donalds. Le feste di Cole Gardner non gli sono mai piaciute troppe, anche se sono le uniche feste che animano Middleton, ma questa è la peggiore della storia. Louis Tomlinson è in un angolo della casa, lontano dagli sguardi supplichevoli di Harry Styles, dalle chiacchiere impertinenti di Zayn Malik e Eric Morrison e dalle mani ruvide e possessive di Liam Payne sul corpo snello di Agnes Lowe. Le maniche del maglione nero tirate su fino ai gomiti scoprono i tatuaggi sulle braccia e i jeans chiari evidenziano le gambe da calciatore mancato. Ha i lineamenti del volto duri, le labbra sono (praticamente sempre) serrate in una linea rigida e gli occhi azzurri impenetrabili come la sua mente. Fa un altro lungo tiro e socchiude gli occhi.
"Louis!" è Niall Horan che gli dà una pacca sulla spalla, attirando la sua attenzione. Niall Horan è fondamentalmente una testa di cazzo con gli occhi azzurri un po' arrossati, uno snapback che schiaccia i capelli biondi e un sorriso da bastardo sul volto, ma è anche l'unica persone che Louis si sente di etichettare come amico; l'unica persona che c'è indipendentemente che si tratti di smezzare una canna o di raccogliere i pezzi di Louis quando crolla.
"Ti va?" gli chiede quando Louis si volta per guardarlo e con naturalezza gli porge la canna che ha fatto su meno di mezz'ora fa. Louis la prende, facendo qualche piccolo tiro finché Niall non picchietta ancora la sua spalla e "Andiamo da Liam" dice, senza badare al sospiro di Louis.
"Non puoi andare da solo?" domanda quasi ovvio Louis. Ma Niall si stringe nelle spalle e scoppia a ridere "Spostati da quel cazzo di muro, che si regge da solo!". E Louis scuote la testa, ma lo segue, infondo lo sa che ha ragione.
Raggiungono, quindi, Liam e Agnes che stanno parlando con Zayn e Eric, Louis accetta volentieri la birra che quest'ultimo gli offre, mentre Niall commenta la festa di Cole e l'ultima partita del Manchester City. È quando ormai ha finito la sua Tennet's che si costringe a sollevare gli occhi dalle sue scarpe, attirato da un gridolino acuto di Agnes che fa storcere il naso a Zayn, fa sorridere maliziosamente Niall e fa comparire una smorfia riluttante sul volto di Liam.
"Agnes Lowe, razza di stronza!" è una ragazza dai voluminosi capelli castani che parla a voce alta. Louis la riconosce subito, perché tutti a Middleton conoscono Lana Bowen e Ollie Newton, la ragazza bionda che le sta accanto. Lana Bowen e Ollie Newton sono inseparabili da circa sempre e per forza se si conosce una si deveconoscere anche l'altra. Lana è decisamente ubriaca, perché sbiascica e ride a intervalli irregolare, Ollie invece sorride tanto (tantissimo) ed è quasi fastidiosa la sua parlantina rapida e veloce.
"Agnes non ci presenti i tuoi amici?" chiede Ollie, dopo alcuni minuti, che ridacchia e sposta una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio.
La cosa che Louis non può fare a meno di notare è che Ollie, al momento, sta guardando soltanto lui. In realtà anche Agnes sembra captare questo gesto, perché sorride e annuisce energicamente, poi: "Louis? Ti voglio presentare Ollie e Lana!" lo chiama subito.
Louis sostiene lo sguardo della ragazza senza troppa vergogna, non c'è nessun sorriso che increspa le sue labbra, eppure non riesce a spostare gli occhi da lei.
"Piacere, Louis Tomlinson" si presenta con voce atona, ma Ollie sorride lo stesso e stringe la sua mano. "Ollie Newton, piacere!" trilla la ragazza.
Nessuno dei due immagina che questo è solo l'inizio.

L'ha fissato per tutta la serata, Ollie. Louis, in un angolo di quella casa mezza diroccata, non ha parlato con nessuno ma ha preferito restare a fumare senza farsi disturbare. Alcune ragazze gli hanno lanciato occhiate loquaci ma lui le ha ignorate tutte quante, non mostrando interesse alcuno nel lasciarsi coinvolgere in situazioni che nemmeno ricorderebbe.
Ed è la sua tenacia nell'aver rifiutato troppa gente, questa sera, ad aver scaturito in Ollie curiosità. Così, si avvicina.
"Hai da accendere?" con sfacciataggine lo fronteggia mordendosi il labbro. Come se Louis possa lasciarsi scalfire da queste moine.
La guarda e sfila il suo accendino nero da dentro la tasca del jeans consumato, la canna a penzoloni tra le labbra e gli occhi stanchi di chi non dorme abbastanza.
"A patto che tu smetta di fissarmi per il resto della nottata" sbotta con tono biascicato.
Ollie ridacchia, mordicchiando ancora il labbro inferiore per trattenere un sorriso. Un sorriso che a Louis non sfugge, dopotutto è sempre stato un bravo osservatore. Ollie è bella e sarebbe da ipocriti negare il contrario, è bella anche se ha la ricrescita e delle occhiaie livide. È comunque bella perché ha gli occhi di un verde scuro, piccoli e vispi, le labbra carnose che Louis vorrebbe toccare con le sue, la dita affusolate e piene di anelli e lo sguardo da ragazzina.
"Non sei uno a cui piace parlare, vero? - Ollie continua a guardarlo e fa qualche altro passo lento verso di lui. - Sei sicuramente un gran ascoltatore, queste cose le capisco sempre subito io"
Louis emette un mugugno che fa sorridere la ragazza, non la guarda, ma percepisce i suoi passi che si avvicinano, la sente fermarsi e mettersi al suo fianco, sente le borchie della sua giacca toccare la sua spalla e sente soprattutto il suo profumo pizzicargli le narici. Sa di vaniglia.
"Mi fai fare un tiro?" cinguetta Ollie, senza avere alcuna intenzione di arrendersi: è chiaro che vuole parlare con lui.
E a questo punto Louis si volta versa di lei, non apre bocca e indica con un cenno la sigaretta che lei ha fra le dita. Ollie si stringe nelle spalle e arriccia le labbra tinte di un costosissimo rossetto rosso.
"La tua canna è molto più invitante della mia sigaretta alla menta" dice sinceramente e Louis si ritrova a sorridere davvero per la prima volta durante la serata. Non risponde, però le porge la sigaretta al sapore di hashish e lei ispira una notevole quantità di fumo.
"Ti porto in un posto" trilla poi la ragazza, afferrando il polso del ragazzo e trascinandolo al piano superiore, sotto gli sguardi invidiosi e stupidi delle ragazze e dei ragazzi e quello più incazzato e geloso di Harry Styles. Lo conduce in una stanza infondo al corridoio, dove con soddisfazione e orgoglio trova quello che cercava: una bottiglia di Jack Daniel's.
"Come facevi a sapere che era qui?" le chiede improvvisamente curioso, guardandola sedersi sul tappeto persiano. Lui la imita, mettendosi alla destra della ragazza.
"Mio padre tiene sempre una bottiglia di Jack Daniel's o rum" dice con naturalezza tale da stupire Louis ancora di più.
"Tuo padre?" Louis conosce il padre di Ollie, Albert Newton, perché è uno degli architetti più famosi della regione, ma continua a non capire. Ollie si stringe nelle spalle "È sua questa casa, dei suoi genitori, in realtà, ma dopo che sono morti non l'ha mai venduta - spiega lei - Ci porta i suoi amici e... altra gente, non ha idea che Cole organizza le sue feste qua e soprattutto che io ho scoperto che questo posto è ancora suo, teoricamente non dovrei saperlo". Louis rimane in silenzio, annuisce senza troppa energia e beve un lungo sorso dalla bottiglia di Jack Daniel's.
"E su Harry Styles, invece, cosa mi dici?" domanda Ollie, mentre gioca con l'anello sul dito medio. Louis si volta verso di lei, inarca perfettamente un sopracciglio. "È il mio fratellastro - risponde. - Mia madre e suo padre sono sposati da un paio di anni".
"Sembra quasi che sia innamorato di te" Louis corruga la fronte, continuando a guardarla. "Non dire cazzate" dice, scuotendo la testa. Se Ollie ci rimane male non lo fa certo vedere, si limita a sorridere incoraggiante. Quindi "Okay" dice soltanto.
Si perdono un po' in chiacchiere, principalmente è Ollie a parlare, Louis ha notato che ha una risata forte e contagiosa e un modo di parlare tutto suo, che malgrado la sua adorazione per il silenzio più totale, non può non trovare piacevole.
Vanno avanti così, condividendo una canna e una bottiglia di Jack Daniel's, che in realtà è anche l'unico oggetto fisico a separarli. La cosa, comunque, non gli dispiace quanto effettivamente vorrebbe.

"Ti vorrei baciare" sono le quattro di mattina passate, quando Ollie glielo dice. Lo guarda senza imbarazzo e Louis rimane in silenzio per qualche istante.
"Puoi farlo" sussurra, quasi stesse bestemmiando. Ollie sorride, mostrando la perfetta dentatura bianca e scuote la testa. "Lo so che posso, ma non lo farò"
"Perché no?" le domanda incuriosito totalmente dalla ragazza, lei si stringe nelle spalle, arriccia le labbra e non risponde. Louis non insiste.
"Mi accompagni a casa?" gli chiede Ollie, riportando il suo sguardo sul volto del ragazzo. Ollie ha davvero delle belle labbra, pensa.
"Non sei venuta con Lana?"
"Sono quasi certa che al momento Lana stia facendo del gran sesso con il tuo amico Niall Horan" ribatte convinta, alzandosi dal pavimento.
Louis spalanca gli occhi e boccheggia appena, del tutto sconcertato da quella affermazione.
"Non guardarmi così, perché credi che abbia salutato Agnes Lowe quando la vede tutti i santi giorni a lezione o in biblioteca?" domanda quasi retorica. Louis però scuote ancora la testa "Impossibile - sentenzia. - Sono troppo diversi".
"Scommettiamo una cena?" ride Ollie, gli porge una mano guardandolo dal alto. Louis l'afferra e si solleva anche lui dal pavimento, mettendosi alla sua stessa altezza.
"Scommettiamo" ripete, con un sorriso del tutto nuovo a increspargli le labbra.

Da: Numero sconosciuto 6.45 pm
"Ho vinto la scommessa. Ollie xo"

A: Numero sconosciuto 6.47 pm
"Lo so. Chi ti ha dato il numero?"

Da: Numero sconosciuto 6.54 pm
"Il tuo amico biondo. Lana dice che ha passato una bella nottata : )"

Louis legge il messaggio un paio di volte, smettendo di ascoltare Niall che ancora parla di Lana e di quanto sia brava a letto. È martedì sera, e come sempre Louis e Niall sono seduti a un tavolino del B Bar, che fumano e bevono un po' di birra.
"Hai dato il mio numero a Ollie Newton?" gli domanda, interrompendolo. Niall si stringe nelle spalle. "Me l'ha chiesto Lana - spiega. - In realtà pensavo fosse una scusa per scrivere a me" riflette pensieroso. Louis scuote la testa.
"Stiamo parlando di Lana Bowen - gli fa notare l'amico. - Le conosci anche tu le voci che girano su di lei"
"Qual è il problema? Anche a me piace scopare, ma questo non implica che non posso innamorarmi in questa vita schifosa" ribatte indispettito il biondo, sistemando la visiera dello snapback.
"Non sto dicendo questo, ma non sperarci troppo" Louis si aspetta un'altra rispostaccia da parte di Niall, ma invece lo fissa, battendo le palpebre un paio di volte di troppo, come se stesse elaborando qualcosa. "Ollie Newton ti ha mandato un messaggio?" dice poi, meno calmo di quanto dovrebbe. Il castano annuisce.
"Ha vinto una scommessa, ora devo portarla fuori a cena"
"Che scommessa?"
"Abbiamo scommesso su te e Lana"
"Mi stai dicendo che non pensavi che sarei riuscito a farci sesso?" chiede il biondo quasi retorico. Louis annuisce per la seconda volta accendendosi una sigaretta.
"Brutto stronzo! - Niall alza un po' il tono della voce, ma sta comunque sorridendo. - Ora mi devi offrire una birra, ti ho anche procurato un appuntamento con delle più fighe di Middleton, dovresti ringraziarmi e baciare anche il cesso su cui piscio". Anche Louis ridacchia "Smettila di fare il coglione"
"E tu piantala di fare la testa di cazzo" ribatte Niall, sollevando il braccio per richiamare il cameriere e ordinare altre due Tennet's.

A: Ollie Newton 7.13 pm
"Ti passo a prendere domani sera alle 8 pm"

La passa a prendere alle 8 pm, puntuale come un orologio svizzero. Ollie ci mette una decina di minuti a uscire dal cancello di ferro nero, ma è sorprendentemente bella stretta in un vestito nero con le maniche a tre quarti, i capelli sciolti sulle spalle e le gambe slanciate da degli stivali che arrivano a metà coscia. Non appena entra in macchina il suo profumo di vaniglia invade l'intero abitacolo e Louis storce il naso: troppo dolce, troppo forte, troppo insistente, troppo fastidioso. Come Ollie Newton, si ritrova a pensare.
Cenano in un locale di Manchester che ha scelto Ollie e che è vicino alla sua università. "Sarà una vita che voglio andarci, ma nessuno mi vuole mai accompagnare" gli ha detto, subito dopo essersi seduta in un tavolo appartato. È un ristorante tradizionale, nella norma, con le pareti color panna e i mobili classici di legno scuro, quasi come la pece. Prendono una bottiglia di vino bianco italiano, come evidenzia la ragazza un paio di volte. Ollie ride tanto e Louis scopre con piacere che regge poco l'alcol, ma è okay, perché la sua risata ha un bel suono.
Finiscono poi per fare un giro in centro, Ollie gli parla molto di sé. Gli racconta che sua madre, Régine Millet, è una stilista francese di fama internazionale e che non è quasi mai a casa, come suo padre, che invece è sempre in giro per l'Inghilterra per dei nuovi progetti. Gli parla dei suoi studi, dei suoi sogni, dell'università di Giurisprudenza, di suo padre che voleva che diventasse la sua socia, di Lana Bowen che è l'unica persona al mondo per cui letteralmente darebbe via un braccio e di Cole Gardner che è stato il primo e unico ragazzo e che ora sono ottimi amici. Poi gli parla di Keith Newton, che hanno tutto e niente in comune, come un padre e una madre.
"Keith è nato un anno dopo il matrimonio dei miei genitori, mia madre è stata in Francia quasi un mese dopo averlo scoperto, si vergognava dello scandalo e mia zia mi ha detto che si incolpava di non essere riuscita a tenersi suo marito neanche per un anno. Papà non ha mai avuto l'intenzione di lasciarla, le ha detto che l'amava e che gli dispiaceva... Le ha promesso che non l'avrebbe più tradita, mia madre l'ha perdonato, poi sono nata io. Con Keith ho un buon rapporto, ci vediamo spesso, lui vive a Manchester con sua madre e il suo compagno. Si vede spesso anche con nostro padre, mia madre gli vuole bene infondo, anche se fa credere il contrario. Barbara, sua madre, probabilmente mi odia, sono la rappresentazione fisica del motivo per cui mio padre ha deciso di restare con mia madre. Mi sta bene, comunque, la capisco" glielo dice mentre fuma una delle sua sigarette alla menta, ne parla atona come se stesse parlando del bar che ha cambiato gestione, ma ha comunque un sorriso plastico sul volto e gli occhio verdi distrutti.
"E tuo padre ha mantenuto le sue promesse?" Louis l'ascolta davvero senza mai interromperla e Ollie non si premura di sottolineare che aveva ragione: lui è un bravo ascoltatore.
"No - risponde, distogliendo per un attimo lo sguardo. - Ma lei non lo sa".
Louis capisce in questo momento cosa intendesse Johannah, sua madre, quando il suo vaso di ceramica si era rotto, scagliato contro la parete e lei era scoppiata a piangere: le cose più belle sono anche le più fragili, finché non si rompono e a furia di volerle aggiustare a tutti i costi i cocci tagliano la pelle delle mani come lame e feriscono come pallottole al centro del petto. È dolore, quello che sente.
"Vorrei baciarti anche adesso" sussurra Ollie, con meno sicurezza rispetto alla prima volta in cui glielo aveva detto.
"Non lo fare" le parole escono dalle labbra di Louis ancora prima che lui se ne accorga.
Ollie inclina la testa di lato e a Louis sembra quasi che stia sorridendo, nascosta nel buio della sera. Un instante dopo lei colma lo spazio vuoto tra loro con piccoli e veloci passi e delicatamente accarezza con il palmo della mano la guancia di Louis.
"Andiamo avanti, okay?"
"Okay"

Ogni anno il terzo sabato del mese di Aprile si inaugura l'apertura estiva dei locali di Middleton e il centro si anima con musica ad alto volume, negozi aperti fino a mezzanotte, bancarelle sotto i portici, giostre per bambini e eventi per tutte le persone di ogni genere di età.
Niall e Louis passano la loro serata al The Rogue, seduti attorno a un tavolino nero che si affaccia sul centro, bevono qualche birra e fumano un paio di sigarette, poi arrivano anche Liam, Zayn, Eric, Harry, Jace, Felix, Agnes e una sua amica, Diane, anche se Louis non si ricorda mai il nome. Niall ammette che vorrebbe vedere Lana questa sera e Louis scuote la testa, "Ti stai fottendo da solo, Niall" gli dice, ma sa che comunque l'amico non lo ascolterà.
Lana e Ollie, ad ogni modo, arrivano che è mezzanotte passata e sono già un po' alticce. Ordinano altri due cocktail e con disinvoltura si siedono con loro. Louis e Ollie parlano tra di loro sottovoce, sotto gli occhi divertiti di Lana e quelli più irritati di Harry, entrambi fanno finta di non accorgersene. In realtà persino l'amica di Agnes se ne rende conto.
Una ventina di minuti più tardi le casse del bar vibrano al ritmo di Love the Way You Lie, Lana afferra la mano di Niall e "Adoro questa canzone, santo cielo! - esclama. - Andiamo a ballare!"
Ollie sorride e si stringe nelle spalle quando si accorge che Louis la sta fissando con uno sguardo interrogativo e il sopracciglio inarcato.
"Non farti troppe domande quando si tratta di Lana - ridacchia. - Andiamo a fare un giro?"
Louis emette un mugugno in risposta, ma si alza e con un cenno del capo la invita a seguirlo.
Ollie sorride ancora.
"Dove andate?" Harry stringe una mano attorno al polso di Ollie quando passa dietro alla sua sedia. Si voltano tutti, anche Louis che è già qualche passo più avanti. Ollie sposta ripetutamente lo sguardo dalla stretta del ragazzo ai suoi occhi verdi che brillano di sfida.
"Mollami" esala con voce ferma, ma Harry non lo fa e stringe di più la presa. Liam lo richiama e Felix gli chiede cosa ha intenzione di fare, ma Harry persiste nel suo mutismo. Un attimo dopo Louis è sul punto di intervenire, sospira stancamente e socchiude appena gli occhi, li riapre giusto in tempo per vedere Ollie che si libera con uno strattone "Tu sei pazzo" gli dice, massaggiando il polso. Louis, e non sa bene perché, prova un'improvvisa ondata di fierezza e inconsapevolmente solleva l'angolo della bocca. Ollie è una leonessa.
Lo raggiunge l'attimo dopo e l'ultima cosa che Louis vede sono gli occhi feriti e distrutti di Harry.

"Harry è strano" commenta Ollie, una volta salita nel Range Rover di Louis. Lui mette in moto con gesto deciso e senza rispondere. Sono usciti spesso, nelle ultime tre settimane, Ollie sta ancora imparando a conoscerlo e di solito con lui è paziente e gli lascia i suoi spazi e i suoi tempi, ma ora, più delle altre volte, sembra che voglia costringerlo a parlare.
"Lo vedono tutti, Louis - insiste infatti. - Non fa altro che stare in silenzio e fissare... È stato aggressivo con me! Non mi era mai successo... Non abbiamo neanche mai veramente parlato!" muove le mani agitata e parla veloce, con il tono di voce alto e frettoloso.
Louis si passa una mano fra i capelli e si volta solo quando si ferma davanti a un semaforo. "È solo Harry - mormora. - Ha molti problemi sulle spalle, niente di particolare... Devi stare tranquilla" Ollie lo fissa e Louis legge nei suoi occhi che non basta, ma la ragazza non fa nient'altro oltre che sospirare e voltarsi verso il finestrino e lui la ringrazia silenziosamente: è troppo presto per buttare giù tutti i muri.

"Lana dice che tu e Ollie uscite insieme"
"Lana dovrebbe farsi di più i cazzi suoi e anche tu" Niall lo guarda e scoppia a ridere, scuotendo la testa. Sono seduti sul divano grigio di Louis, le gambe stese sul tavolino e in mano i joystick per giocare a FIFA.
"Quindi?" chiede ancora.
"Parliamo, stiamo bene... Tutto qui". A Louis le etichette non sono mai piaciute e Niall questo lo capisce, nemmeno a lui piacciono. Dare dei nomi, apostrofare, definire, sono cose che non vanno d'accordo con persone come che non sanno comunicare, come Louis, o che non sanno stare dentro le righe, come Niall.
"Ti piace davvero Ollie, eh?" Louis lo fissa una manciata di secondi, non ha bisogno di rispondere davvero e il biondo ride, scuote la testa "Lo sapevo" dice, quasi vittorioso.
"Vaffanculo Niall" è l'unica cosa che esce dalla bocca di Louis per il resto del pomeriggio.

Si baciano qualche giorno più tardi, Ollie non è ubriaca quando decide di farlo e Louis non è fatto quanto vorrebbe. Succede mentre fumano una sigaretta appoggiati al muro di mattoni del B Bar. Ollie appoggia la testa sulla spalla del ragazzo, senza smettere di parlare. Louis ride di tanto in tanto, finché non finisce anche lui la sua sigaretta.
"Rimaniamo un altro po' qui?" gli chiede Ollie, mentre il palmo della sua mano scivola sul petto di Louis, coperto da un felpa blu dell'Adidas. Louis annuisce e non distoglie lo sguardo da lei. Ollie apre le labbra coperte di rossetto in un sorriso e poi, semplicemente, lo bacia nel modo più naturale possibile. È una serie di piccoli baci, in realtà, un susseguirsi di attimi, di labbra che si incontrano e si scontrano come se ne dipendesse il loro stesso respiro. Ollie passa le dita magre tra i capelli castani del ragazzo e le mani di Louis stringono i fianchi di lei, si tengono in equilibrio come se fossero appesi ad un filo sottile, incastrati come se rischiassero di spezzarsi. Il profumo di vaniglia pizzica di nuovo le narici di Louis e a questo punto si chiede se riuscirà a farne a meno.

Da quando vive da solo, Louis va a cena a casa di Johannah e Roger ogni giovedì. Sua madre prepara i suoi patti preferiti, Roger mette sempre in tavolo una bottiglia di vino e a fine pasto gli offre degli amari e le sue sorelle gli raccontano le ultime novità, come va a scuola e lo invitano ai saggi di danza. Harry, invece, di solito se ne sta in disparte, lo guarda da lontano, congiunge le mani sotto il mento e Louis si chiede, ogni santa volta, quando tutto questo finirà. Questo giovedì non è troppo diverso dagli altri, eccetto il fatto che Harry non è presente.
Louis sta fumando una sigaretta nel cortile sul retro, sono quasi le sette di sera e il cielo di Middleton è ancora illuminato dal sole caldo di Maggio.
"Quando ci presenterai Ollie?" Lottie si siede al suo fianco, sul terzo scalino della veranda.
"E tu come conosci Ollie?" sua sorella è una delle poche persone con cui Louis non ha mai avuto troppe difficoltà a parlare, ma comunque non le dice sempre tutto, omette alcuni dettagli, specialmente le cose importanti.
Lottie si stringe nelle spalle esili "Tutti conoscono Ollie Newton". Ovviamente.
"Mamma lo sa?"
"Immagino di sì, sei... Sei diverso, ultimamente" Louis abbassa lo sguardo e spegne la sigaretta nel posacenere alla sua destra. Poi circonda con un braccio la sorella, attirandola più vicino a sé. Lottie scoppia a ridere per il gesto inaspettato del fratello, ma si lascia stringere da lui.
"Harry dov'è?" le domanda, qualche minuto dopo.
"Da Anne, penso, Roger ci aveva detto che restava solo per qualche giorno, ma ormai sono due settimane che non si vede in casa"
Louis scuote il volto e passa una mano fra i capelli. È un gesto che ha ereditato dal padre e, come lui, gli viene automatico ogni volta che è nervoso.
"È tutta colpa mia, Lottie... Non voglio rovinare la relazione di mamma e Roger per questa stronzata" sente la ragazzina sospirare e posare una mano sulla sua gamba accarezzandola.
"Non è colpa tua se Harry si è innamorato di te e soprattutto non è colpa tua se non ricambi il sentimento"
"Ma Ollie sì, lei è colpa mia"
"Non si decide chi amare - risponde decisa. - Non puoi rinunciare a questo per Harry"
"Non lo faccio per Harry, ma per nostra madre"
"La mamma capirà, come Roger e anche Harry, prima o poi"
Louis solleva lo sguardo sul viso di Lottie che, proprio come ha immaginato, lo sta già guardando, con un piccolo sorriso fra le labbra.
"Da quando sei diventata così saggia?"
"Da quando tu hai deciso di diventare un coglione - ridacchia. - Cioè da sempre!"
Louis alza le mani e si finge offeso "Ritiro tutto quello che ho detto!" e Lottie ride più forte.
"Non avere paura di lasciarti andare, Louis. Ti stai perdendo una vita intera" mormora la sorella, prima di lasciargli un bacio sulla guancia e tornare in casa.
L'unica cosa a cui pensa Louis è Ollie Newton.

Si lascia andare quella stessa sera. Sono circa le 11 pm quando suona il campanello di casa Newton, sa che i genitori di Ollie sono fuori città per tutta la settimana e lei è da sola. Preme il tasto una seconda volta e pochi istanti dopo si apre il cancelletto e sulla soglia della porta compare Ollie, coperta da una camicia da notte rosa confetto e i capelli biondi legati in una coda disordinata. Louis sorride: è comunque bellissima.
"Non ti aspettavo" gli dice quando Louis la raggiunge e le bacia dolcemente le labbra.
"Avevo voglia di vederti - ammette. - Sei sola?" Ollie annuisce, spostandosi appena di lato per lasciarlo entrare.
"Come è andata la cena?" Ollie prende la giacca del ragazzo e la mette nel appendiabiti del sottoscala. Louis non le risponde, la raggiunge con passi decisi e svelti e porta le mani sui fianchi di Ollie, attirandola al suo petto. Le lascia un bacio pericolosamente vicino alle labbra, uno sulla guancia e una sulla punta del naso.
"Sei strano"
"Ho bisogno di parlare con qualcuno - si giustifica, lasciandole un altro bacio sulla fronte. - Ho bisogno di parlare con te". Ollie apre le labbra carnose in un sorriso che arriva anche agli occhi verdi e più di tutto arriva al cuore.
"Allora parliamo"

È Louis quello che parla, alla fine. Seduti attorno all'isola di marmo nero della cucina di Ollie e davanti a una tisana e una birra. Comincia con un sospiro, con Ollie che gli stringe una mano, che lo incoraggia e gli ripete che non deve per forza, se non vuole davvero. Il fatto è che Louis lo vuole.
Parte dall'inizio e le racconta che sua madre è rimasta incinta che aveva appena vent'anni, che era innamorata di Claud, suo padre, lui era poco affidabile, ma Johannah l'ha sempre perdonato. Era una relazione instabile, squilibrata, ma a lei andava bene perché Claud le dava quel poco di amore che si faceva bastare. Claud, però, certe situazioni non ha mai sapute reggerle, glielo ha scritto in una lettera, prima di andarsene: "Non so fare il padre, Johannah, non posso". Louis, anche adesso, ha quelle parole ben stampate in testa. Poi è arrivato Dan, un uomo rispettabile e leale; al tempo, però, voleva solo Claud, solo quello che non aveva fatto altro che metterlo al mondo. Claud intanto diventava un uomo sempre più potente, ma che guadagnava soldi sporchi: un truffatore. È tornato che Louis aveva quattro anni, con una valigia, mille promesse e l'intenzione di restare. L'hanno ripreso in casa e non è durato nemmeno sei mesi. Quella volta, prima di andarsene, di lettere ne aveva lasciate due. Nella sua aveva scritto che si sarebbero potuti vedere ogni volta che voleva, ma le volte che effettivamente si sono visti sono meno di dieci e comunque non lo vede da più di due anni.
Ollie non smette per un secondo di accarezzare il palmo di Louis, mentre lui le dice che a modo suo c'è sempre stato, con delle chiamate, gli auguri, i soldi che gli arrivano ogni mese, la macchina nuova e l'appartamento in cui vive: "C'è sempre stato, ma non è mai stato un padre" mormora e Ollie ha quasi voglia di piangere anche per Louis, che invece - anche adesso - sembra fatto di pietra.
Le spiega che Dan è ritornato per raccogliere i pezzi di sua madre, per farle capire che l'amore che si meritava era un altro: il suo. Si è preso curo di entrambi, amando Johannah e crescendo Louis come un figlio. Si sono sposati, hanno avuto quattro splendide bambine e una bella casa nel quartiere più bello della città. Erano una famiglia, una famiglia che si amava, che creava ricordi nuovi da intrecciare con quelli vecchi. Erano felici, Louis era felice e Johannah era felice.
Ma poi tutto è finito quando Dan ha tradito Johannah con la sua professoressa di matematica. Louis ricorda le grida, il rumore delle porte sbattute e quello dei piatti scagliati contro le pareti. Ricorda il pianto implacabile di Pheobe, il balbettio di Daisy, gli occhi preoccupati di Fizzy e più di tutto ricorda l'impassibilità di Lottie. A quel punto lui era l'unico che potesse prendersi cura di Johannah, le dice mentre si alza dallo sgabello e si accede una sigaretta vicino alla portafinestra. Ollie lo segue, poggiandosi con una spalla al muro e con gli occhi verdi lo implora di non fermarsi.
Louis sospira, ma continua. Continua e le dice che poi ha iniziato a lavorare per la ditta di suo zio e che ha deciso di non frequentare l'università perché non voleva lasciarla sola. Le dice che si sentiva come un bambino che aveva perso i genitori al supermercato, l'unica persona che aveva sempre pensato fosse un padre, l'aveva deluso più del suo vero padre. Ha visto sua madre soffrire come non era mai successo, l'ha sentita piangere notti intere fino allo sfinimento, l'ha vista perdere peso, smettere di mangiare e passare un anno avanti e indietro dall'ospedale. Gli sembrava che fossero arrivati alla fine, che non ci sarebbe stato più nessun modo per vederla sorridere, ma poi è arrivato Roger che è il primario dell'ospedale di Manchester, che l'ha curata, se n'è innamorato e l'ha fatta innamorare di lui. Con Roger, poi, sono arrivati Gemma e Harry, i figli del suo primo matrimonio, con gli stessi occhi verdi, le stesse fossette e gli stessi capelli mossi. Si sono sposati l'anno dopo, hanno comprato una casa più grande e hanno avuti altri due figli.
"E ora - le dice. - Ora che mia madre è felice, farò il possibile per evitare che soffra ancora per causa mia". Ollie scuote la testa contraria e si frappone tra il corpo di Louis e il vetro della finestra.
"Non è mai stata colpa tua" ma il ragazzo non dice più nulla, con entrambi i palmi delle mani afferra il viso di Ollie e la bacia.
"Vorrei fare l'amore con te" mormora Ollie, con il respiro di Louis che accarezza dolcemente il suo volto.
"Allora facciamo l'amore".

L'estate arriva e trascorre piuttosto in fretta, Harry torna a casa da Johannah e Roger, Ollie accompagna Louis al saggio di danza delle gemelle, conosce anche Fizzy e Lottie e Johannah insiste che la vuole a cena, una sere di queste. Escono spesso, davanti alle persone non si baciano mai, non si tengono per mano e non fanno uscite di coppia con Niall e Lana, ma fanno la spesa insieme e nell'appartamento di Louis ora c'è un pigiama di Ollie, il suo spazzolino e i suoi cereali preferiti. Alcune giornate, durante la sessione d'esami, va lì a studiare, Louis si sorprende ogni volta, ma dice comunque che è una cosa a cui vuole abituarsi: "Mi piace tornare a casa e vederti qui". Litigano, qualche volta, ma poi finiscono sempre per baciarsi e fare l'amore da qualche parte. La prima settimana di Agosto, come ogni anno, Ollie e Lana vanno a Madrid per trovare la madre di Lana e festeggiare il suo compleanno. È la stessa settimana in cui Cindy Lohan cerca di baciare Louis a una festa di Cole Gardner. Ad Ollie non dice nulla.
Non le racconta nulla perché a parte quello il resto procede a meraviglia, ha persino chiarito con Harry. Non ha senso rovinare tutto per una stronzata del genere, si convince.
Si vivono a vicenda, come si vive l'amore a vent'anni, senza freni, senza misure, con tutte le sfaccettature, le sfumature e i difetti, anche se si tratta di Ollie Newton e Louis Tomlinson.
Va bene così, dopo tutto, ma è proprio quando entrambi smettono di aspettare la scarpetta in faccia che hanno sempre temuto, che questa arriva.

La cena con la famiglia di Louis arriva una sera di Settembre con il vento fresco che sfiora la pelle ancora abbronzata. Ollie è impeccabile come sempre, indossa un'elegante tuta nera che evidenzia il corpo sinuoso della ragazza e un profondo scollo a V lascia la schiena scoperta. Louis negli ultimi tempi è diventato più geloso di quanto Ollie potesse mai immaginare, l'hanno notato tutti, persino Gemma. Non glielo dice mai, comunque, e Ollie sorride sempre più spesso.
Johannah accoglie Ollie con un caldo abbraccio non appena varca la soglia di casa, mentre la ragazza porge alla donna del pregiato vino bianco italiano, poi si lascia accompagnare da Louis nel salotto dove un tavolo grande e di legno è già minuziosamente apparecchiato e nel giro di pochi minuti arriva il resto della famiglia.
Tutti la fanno sentire la benvenuta, eccetto Harry, ma non si aspetta da parte sua nessun altro tipo di atteggiamento, anche se ancora non ha capito il motivo di tutto questo astio nei suoi confronti.
La serata procede nei migliori dei modi, Ollie intrattiene tutti con le sue chiacchiere e Louis la guarda come se fosse la sua vita.
"Hai già iniziato le lezioni all'università?" domanda Gemma, una volta finita la cena, mentre Johannah sparecchia e le gemelle vanno in camera loro a preparare lo zaino per la scuola.
"No, i miei corsi iniziano la prossima settimana, ma sono spesso a Manchester" risponde sorridente.
"Lo so" e Ollie si immagina che parli chiunque, davvero, chiunque tranne Harry, con quel tono freddo che fa irrigidire anche Louis. Ollie corruga la fronte, Louis stringe gli occhi in due fessure e Gemma boccheggia un paio di secondi.
"Ti ho vista questa mattina in un bar" spiega, allora, il riccio.
"Sono venuta con un paio di amici per cercare dei libri"
"Veramente eri soltanto con un ragazzo ed eravate piuttosto intimi" precisa ancora il ragazzo, poggia i gomiti sulla tavola e congiunge le mani sotto al mento. Ollie spalanca gli occhi incredula, nella stanza è calata una tensione percepibile sulla pelle di tutti.
"Non capisco cosa stai cercando di dire - ribatte lei, con il tono di voce più deciso. - Ma so con assoluta certezza che io non sono intima con nessun amico" non c'è nulla di male in quello che ha fatto: lei non tradisce Louis, è ovvio. Tuttavia nelle parole di Harry c'è una velata insinuazione che, inevitabilmente, si incastra tra i pensieri di Louis.
"Non sto cercando di dire nulla a parte quello che ho visto"
"Harry" Gemma lo richiama con la voce ferma e fredda come quella di una madre che rimprovera un figlio.
"Non ho detto niente di sbagliato, vero Ollie? Eri proprio tu la ragazza che pranzava al Lounge Bar con un ragazzo, o no?"
Ollie è sul punto di rispondere, ma vede Louis scattare in piedi e lasciare la stanza. Non ci pensa due volte e lo segue in cortile, lanciando un'occhiata cagnesca a Harry.
Scende gli scalini della veranda con le mani strette in due piccoli pugni, la testa alta, l'incisivo che tortura il labbro inferiore e un pizzico di preoccupazione negli occhi.
"Louis..." ma Louis non risponde, la fissa e con una sigaretta già accesa fra le dita.
"Harry ha detto la verità, Ollie?"
"Devi lasciarmi spiegare" lo implora facendo un altro passo verso di lui.
Louis indietreggia e "No! - grida. - Dimmi la verità"
"Non è-"
"Come faceva Harry a sapere tutto, allora? - la interrompe bruscamente. - Ho passato settimane a discutere con lui per difendere te, mi sono aperto e... Cosa ho sbagliato?"
"Louis... Ti prego" la voce di Ollie trema e Louis non l'ha mai vista così fragile come ora, eppure non riesce a ragionare, non riesce a capire.
"No, Olivette - ripete fermo. - Devi dirmi sì o no. Eri tu, oggi, in quel bar con un altro ragazzo?"
Ollie sospira, si morde il labbro, abbassa gli occhi sulle sue Louboutin e quando lo rialza sta piangendo. Louis ci spera, ci spera fino all'ultimo istante, ma "Sì" esala Ollie.
Louis raddrizza la schiena, prende un lungo respiro e scuote la testa.
"Per me puoi prendere le tue cose e sparire"
La supera senza darle modo di fermarlo e, con tutti gli occhi della famiglia puntati addosso, esce di casa.

Sono le 2 am quando il suo telefono squilla, abbandonato sul tavolino del salotto. Non lo disturba, comunque, non ha chiuso occhio, ma si domanda perché Niall lo stia chiamando a quell'ora assurda.
"Non so cosa sia successo tra te e Ollie, ma devi venirla a prendere prima che qualcun altro se la porti a casa" sbotta Niall non appena Louis risponde.
"Cosa? Perché? Sta bene?"
"No che non sta bene, razza di cretino! - esclama l'altro. - È ubriaca da far schifo e Lana non sa più cosa fare, dice che non l'ha mai vista in questo stato"
"Dove siete?"
"Al The Rogue. Muoviti" Louis chiude la telefonata mentre impreca. Ha già le chiavi dell'auto fra le mani.

Si è immaginato di tutto, davvero, durante il viaggio, ma quello che vede quando arriva al The Rogue è molto peggio: Ollie è seduta malamente su un muretto, ride a intervalli irregolari, biascica frasi senza senso e poi scoppia a piangere.
"Che cazzo è successo?" sbraita rivolto verso Niall e Lana.
"Non lo so, dovresti dircelo tu! - lo accusa Lana. - È tutta la sera che ripete che Harry è uno stronzo e che tu non la vuoi più vedere" Louis si volta verso Niall in cerca di una conferma, il quale annuisce quasi dispiaciuto.
"Il ragazzo con lei a pranzo era il suo fratellastro, se te lo stessi chiedendo" aggiunge Lana, con le braccia conserte e lo sguardo stizzito.
"Portala a casa, Louis - gli consiglia il biondo. - Risolverete domani". Louis cerca Ollie con lo sguardo, la trova nella stessa posizione di prima, ma con il viso ricoperto di lacrime. Qualcosa dentro di lui si spezza. Si avvicina a lei e le infila una felpa nera "Vieni Ollie, andiamo a casa" mormora. Ollie annuisce, borbotta qualcosa, ma si lascia sorreggere e accompagnare dal ragazzo.
"Tu mi odi, Louis... E io invece mi sono innamorata di te" è un sussurro flebile quello che sente, mentre le allaccia la cintura di sicurezza. Quando solleva il viso per guardarla Ollie si è già addormentata.

Louis si è svegliato la mattina che Ollie aveva già lasciato l'appartamento, le ha mandato quattro messaggi e l'ha chiamata sette volte. Ollie, però, non ha mai risposto.
Si sorprende, quindi, quando rientra dal lavoro e la trova seduta sul divano, le gambe accavallate e il viso stanco.
"Hey - la saluta incerto - come stai?" Ollie lo studia per una manciata di secondi, ha addosso un'espressione che lui in questi mesi non le ha mai visto.
"Dobbiamo parlare, vero?" e lei annuisce. Si siede quindi sul tavolino di legno, di fronte a lei, i gomiti sulle ginocchia e le mani congiunte sotto il mento. Con la coda dell'occhio vede che c'è la sua chiave di casa sul cuscino. Qualcosa, dentro di lui, sembra spezzarsi.
"Felix mi ha detto che ad una festa Cindy Lohan ha provato a baciarti" diretta, secca, immobile.
"È vero. Ma Felix ti ha anche detto che l'ho scansata?" il tono è ancora basso, ma è comunque irato, agitato e nervoso.
"Sì che me lo ha detto. Vorrei sapere, però, perché ho dovuto scoprirlo da lui e non da te" Louis si passa una mano fra i capelli. "Non era rilevante" risponde.
Ollie deglutisce a fatica, ma non si scompone, è preparata a una risposta simile "E il fatto che Harry sia gay e sia innamorato di te e che è questo il motivo per cui mi odia, è rilevante?".
Il ragazzo sgrana gli occhi e boccheggia "E questo chi te l'ha detto?" è quasi una conferma quella che cerca, perché Louis sa che ci sono solo due persona a conoscenza di questo fatto: Lottie e Niall.
Ollie inclina la testa e Louis non legge che stanchezza nel suo sguardo. "Ha importanza?"
"Ha importanza per me"
"Davvero? Come ha importanza la nostra relazione per te? - ma si corregge subito. - Anche se la nostra non è una relazione, noi facciamo solo sesso. Non è la risposta che hai dato a Felix quando ti ha detto di raccontarmi di Cindy?" la voce di Ollie è più grave, il petto si alza e si abbassa. A Louis sembra che si stia trattenendo.
"Seriamente ti fidi più di Felix che di me?" le domanda, puntandole contro l'indice. Ollie stringe gli occhi in due fessure, alzandosi in piedi.
"Tu non ci hai pensato due volte a credere a Harry, ieri sera!"
"Perché avrebbe dovuto mentirmi? - tuona Louis, seguendola per il corridoio. - E dove stai andando?"
"Avresti dovuto lasciarmi spiegare e concedermi almeno il beneficio del dubbio"
"Dove stai andando?" ripete ancora il castano, la vede raccogliere una con dentro tutte le tue cose. Quasi trema.
"Me ne vado Louis - risponde, con il tono di voce ancora trattenuto. - Hai ragione tu, la nostra non può essere una relazione se io di te non so nulla e se tu persisti nel nascondermi le cose". Louis apre la bocca, ma non esce nessuna parola, nessun suono. Ha la gola secca, che brucia da dolore. L'ultima volta che ha provato questa sensazione è stato quando Dan e sua madre si sono separati.
"Appunto" mormora Ollie, rompendo il silenzio calato fra loro. Ha lo sguardo rassegnato e gli occhi lucidi, solo ora Louis si rende conto di quanto male le ha fatto.
"Ollie..." ma Ollie se n'è già andata.

Louis evita il mondo esterno per i cinque giorni successivi. Non risponde alle chiamate di nessuno, non apre quando suonano il campanello, non legge i messaggi che gli inviano. Rimane semplicemente seduto sul divano, tutto il giorno, per cinque giorni.
Questo, per lo meno finché non arriva Niall, che prende a pugni la porta e sembra quasi che voglia distruggerla.
"Lo so che sei incazzato con me" esordisce, quando Louis, finalmente, spalanca la porta di casa. Non risponde, comunque, ma Niall lo conosce bene e non demorde.
"Pensavo lo sapesse già - spiega. - Mi hai detto che con lei potevi parlare di tutto! Io cosa ne so che per te tutto non implica Harry che è il tuo fratellastro gay innamorato di te e che la detesta per questo?!" Louis, tuttavia, non accenna a parlare. "Okay - continua Niall. - Dammi un pugno"
"Cosa?"
"Non fare la checca e ascoltami! Ti sentirai meglio, così poi potremmo parlare del tuo cazzo di problema"
"Ti sei rincoglionito?"
Niall sbuffa esasperato "Senti Louis, fai quel cazzo che ti pare a questo punto, okay? - sbraita alterato. - Tiene solo presente che intorno a te ci sono delle persone, che Ollie è ridotta una schifo come non si era mai visto nella storia e non si è presentata all'esame di ieri, tua madre la notte non dorme più e ha chiamato persino tuo padre che ha chiamato me, Harry si sente una merda peggio di tutti e se non tenta il suicidio nei prossimi giorni non lo farà mai più e Lana se ti vede ti stacca letteralmente le palle. Ah, e considera che io mi sarei fatto prendere a pugnida te e per te" poi, anche lui come Ollie, esce di casa senza sbattere la porta. E grazie a Niall Horan capisce.

A: Niall 5.46 pm
"Alle 9 pm davanti al The Rogue"

Arriva al locale che Niall è già seduto a un tavolino e ha una sigaretta accesa stretta fra l'indice e il medio. Ordinano della tequila e fumano una canna, Louis non parla, ma a Niall sta bene così per ora, sa che ha bisogno del suo tempo ed è disposto a lasciarglielo.
Succede, però, che al The Rogue fanno il loro ingresso anche Lana, Ollie e un ragazzo che ha un braccio attorno alle spalle della bionda.
Louis si alza, guidato da chissà quale istinto, Niall teme che possa seguirli e fare chissà quale sceneggiata e forse era proprio quello che aveva in mente, ma poi cambia direzione e raggiunge il bancone del bar.
Ordina un'altra tequila, mentre con la coda dell'occhio nota il ragazzo che era con Ollie sedersi al suo fianco.
"Sei Louis Tomlinson?" domanda, picchiettando sulla sua spalla. Louis annuisce.
"Ollie me l'ha detto che non sei uno di molte parole" dice, sorridendo beffardo. Si volta quando sente il nome della ragazza. "Sai qual è il problema, amico? - chiede retoricamente. - Che Ollie ha sempre ragione".
Il ragazzo ride in modo familiare, scuotendo appena il viso e arricciando il naso.
"Sono Keith Newton" si presenta porgendogli la mani. E tutto ha stranamente un senso.
"Ero venuto qui per parlarti di Ollie - ammette con franchezza. - Ma vedo che in realtà non devo dirti proprio nulla" Louis inarca un sopracciglio.
"Sai già tutto, te lo leggo negli occhi e comunque so per certo che solo le persone distrutte bevono così tanta tequila - spiega tranquillamente. - Ollie era sul punto di spezzarsi, prima di conoscerti. Poi è come... rinata. Mi segui? Una volta mi ha detto che sei stato una rivoluzione, per lei, con il tuo silenzio hai messo equilibrio nella sua vita... Non siete poi così tanto diversi, sai?" dice e con cenno indica Ollie fuori dal locale, che beve quella che ha tutta l'aria di essere vodka. Sorride, quasi fiero di quelle parole. Sono tali e quali: a pezzi.
Riporta gli occhi sul ragazzo "Eri davvero tu il ragazzo a pranzo con Ollie, quando Harry vi ha visti?" Keith inclina la testa di lato, i gomiti poggiati sul bancone e un sorriso storto.
"Sì, Louis - risponde. - Ero io, Ollie non farebbe mai una cosa del genere, soprattutto a te". Louis annuisce e si alza dallo sgabello, quando arriva fuori dal locale, però, Ollie non c'è già più.

A: Ollie 1.07 am
"Mi dispiace"

Trova Ollie seduta sul pianerottolo davanti alla porta del suo appartamento, il mento poggiato sulle ginocchia e le braccia che stringono le gambe lunghe coperte da dei jeans chiari.
"Ciao Ollie..." Ollie solleva finalmente lo sguardo, ha gli occhi leggermente lucidi, ma sorride. Louis si inginocchia davanti a lei e fa per dire qualcosa, ma Ollie posa l'indice sulle sue labbra, delicata. "Non dire nulla, ti prego".
"Ma..."
"Mi basta guardarti - lo interrompe. - Dopo tutto questo tempo, non abbiamo più bisogno di parole" Louis sorride, sorride con la bocca e con il cuore che tra poco scoppia dentro al petto.
"Ho voglia di baciarti" mormora Ollie, con lo stesso tono di voce e gli stessi occhi della prima volta. Solo che adesso è Louis che la bacia. Ancora. Ancora. Ancora. Ancora.

Il resto della notte la passano nell'appartamento di Louis a fare l'amore. Lui la spoglia, vestito dopo vestito, e l'ammira, centimetro per centimetro, cerca di memorizzare ogni dettaglio: i nei sulla pancia, la cicatrice sul fianco, le mani che tremano. Ollie ride, ride quando Louis la guarda, quando la tocca, quando le dice che è bellissima e ride anche quando, coperto solo da un lenzuolo bianco, le dice tutto quello che non ha mai detto a nessuno al mondo.
"Mi sa proprio che mi sono innamorato di te"

C'è il profumo di vaniglia incastrato fra le lenzuola e nei cuscini, Louis ha una mano sul fianco della ragazza e Ollie ha il viso poggiato sul suo torace. C'è la luce dell'alba che illumina la stanza, con i raggi caldi del primo sole.
"Louis" lo chiama, senza aver paura di svegliarlo. Lui mugugna un verso in risposta.
"Cosa siamo noi?"
"Siamo due persone spezzate che vanno avanti insieme, è okay?"
"Sì, è okay"
E vanno avanti.




After all that we've been through
I'm show you more than I ever could say

2J

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