Stava seduta di fronte al camino, su una cigolante sedia a dondolo. Il fuoco scoppiettava ritmicamente, alimentato dai ceppi carbonizzati e dai tizzoni ardenti. La fiamma lasciava scivolare una scura coltre di fumo su per il condotto, fino a liberarla nell'aria, dove si innalzava sempre più, raggiungendo e confondendosi con le nubi, minacciose di tempesta. Il Sole si era nascosto furtivamente dietro le nuvole e si apprestava a calare per lasciar spazio all'oscurità della notte.
Quel giorno a regnare nel bosco era il silenzio; gli animali sembravano essersi allontanati tutti, per timore di una catastrofe. Anche gli ultimi ritardatari corvi abbandonarono i loro nidi, tra gracchi e schiamazzi. Il calore emanato dal fuoco riempiva tutta la stanza, sciogliendo la paura annidatasi nel cuore della bambina, che in mano stringeva un fagottino peloso, un po' scucito, con la coda e le orecchie che gli spuntavano dal corpo. I suoi occhi erano due semplici bottoni neri, magari appartenuti un giorno al taschino di una camicia. Sul suo non tanto grazioso musetto portava una cicatrice, procuratasi probabilmente in un incidente con i selvaggi e spinosi rovi del bosco. Era il suo peluche, il suo migliore amico. Il suo nome era Ambo.
Finalmente il battito della bambina iniziava a rallentare, mentre la preoccupazione scivolava via, lontana. Purtroppo si trattava soltanto di una sensazione passeggera. Un fulmine squarciò il cielo, trapassando la coltre di nubi e schiantandosi fragorosamente al suolo. Quello fu il primo di una lunga serie, fino a sfociare in un vero e proprio temporale. La pioggia batteva forte, scrosciante, sul tetto della rustica casetta. L'acqua riuscì ad infiltrarsi nel caminetto, fino ad arrivare a spegnere il fuoco. La stanza era piombata nel buio più totale. Il vento cominciava ad infuriare e soffiare forte, spirando tra i secolari alberi della foresta. I rami mossi dalla poderosa raffica sbattevano sulla casa, che parevano bussare furiosamente e ripetutamente alla porta e alle finestre.
La bambina serrò gli occhi, si rannicchiò sulla sedia e strinse al petto il suo piccolo e morbido pupazzo. Iniziò a dondolare. Quel sinistro rumore cigolante sembrava portarle sollievo, rassicurandola. Rimase lì seduta, ad aspettare, finché la tempesta fu cessata. Quando le ultime gocce si staccavano oramai dalle fronde e dalle foglie, tintinnando nelle numerose pozzanghere fangose, e il soffiare del vento si placava sempre più, e le nubi si diradavano come un sipario che si apre per lasciare spazio allo spettacolo della notte, incorniciato da una miriade di stelle brillanti e attraversato dai magici raggi lunari che riempivano il cielo, dove sagome di pipistrelli guizzavano veloci, come attori che danzano leggiadri sullo scuro palco illuminato dai riflettori, la giovane fanciulla aprì gli occhi e timidamente drizzò il capo, chino fino ad allora per il terrore.
Con un ultimo cigolio la sedia cessò di dondolare, ed ella balzò giù, insieme al suo peluche, Ambo. Rianimata da una nuova scarica di coraggio, attraversò la stanza e afferrò il gelido pomello di metallo che serviva ad aprire il portone che garantiva l'accesso all'esterno della casa. Ma appena posata la mano su di esso, ebbe un ripensamento.
Si voltò e attraversò nuovamente la sala, stavolta per raggiungere il camino. Alzò lo sguardo per osservare la grande testa di orso che troneggiava sul focolare. Quel macabro trofeo le incuteva timore ogni volta che lo guardava, ma era al tempo stesso, un rievocatore di ricordi passati, nascosti, conservati gelosamente nel più remoto e profondo del cuore. Come ultima cosa, prima di uscire, posò a terra il suo caro pupazzo, per sollevare con entrambe le mani dei ceppi di legna e riporli all'interno del camino. Erano gli ultimi rimasti.
Con uno scatto si portò di fronte alla dispensa che si trovava in cucina, dalla quale prelevò una vecchia scatola di fiammiferi. Ne erano rimasti davvero pochi, fatto sta che li utilizzò tutti per appiccare il fuoco all'interno del falò. Una nuova striscia di fumo grigio si librò nell'aria e un caldo tepore si propagò attorno alla ragazzina, avvolgendola. In quel momento avvicinò le mani intorpidite alla rilassante fiamma. Rimase ad osservarla per circa dieci secondi. Immobile. Aveva un potere quasi ipnotico. Mentre fissava le braci scoppiettanti, il fuoco sembrava sibilare verso di lei, con le scintille che danzavano nell'aria tutto intorno ad essa. Dopodiché, decisa e coraggiosa, ritornò al portone e lo spalancò, ma lentamente, con fatica non indifferente, data la sua infantile statura, per poi attraversare la soglia senza ulteriori esitazioni.