Partenza

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Rabbrividì alla sola idea di rimanere in casa sola con una persona del genere, e non sapevo neanche a cosa alludeva! Provavo un senso incredibile di nausea, e se avrei avuto la possibilità di vomitare, lo avrei fatto addosso a lui e sarei scappata a gambe levate! Ma sono cose che accadono solo nella mia mente, purtroppo. Indietreggiai con cautela pensando in fretta su come difendermi. Quel maledetto corridoio non finiva mai, ed era quasi chilometrico ad ogni centimetro che facevo, finalmente dopo minuti che parevano un'eternità, toccai il familiare tavolo della cucina. Su di esso era posato un coltello, ma prenderlo non avrebbe fatto che peggiorare le cose. Poteva anche accoltellarmi per quel che ne sapevo, e non c'entravo niente! 

<<Che vuoi, Paul?>>, dissi con finto coraggio.

<<Te. Sei così bella...>> puzzava d'alcol. Era palese che si era ubriacato con bottiglie di vodka o di chissà quale altra schifezza.

<<Come sai che abito qui?>> non che ci tenevo a saperlo, ma cercavo di tenerlo almeno distratto.

<<Oh, dolcezza, so così tante cose di te, ad esempio che ami il sesso. Perché non farlo, bocconcino?>> il mio impulso omicida mi suggeriva di cavargli gli occhi con l'arnese, però la mente che ragionava ancora, mi suggerì di fuggire. Però dovevo comunque prendere qualcosa per cui difendermi. Quello era alto almeno un metro e novanta!

<<Mi spiace, ma non sono per niente d'accordo. Sei un lurido verme!>>, gli sputai con disprezzo prima di fuggire e prendere il coltello.

Sentì che urlava di farlo entrare, visto che mi ero chiusa in camera mia. Da me non ebbe risposta. Ero terrorizzata alla sola idea di girare la chiave, figuriamoci di aprirla! Visto che c'ero, potevo anche offrirgli una buona tazza di caffè, no?! Mi sedetti a terra, e composi nervosa il numero di Justin. Bussava diverse volte, e poi attaccò la segreteria. 

<<Oh, porca puttana certo che ho una fortuna, io...>> sussurrai in preda al panico. Dire che volevo piangere era poco. Erano passati così tanti minuti, che avevo perso il conto. E sapevo benissimo che quel mostro non si sarebbe mai mosso di lì.

Justin mi aveva detto di non entrare nella sua vita, perché avrei rischiato la mia. Evidentemente aveva ragione, io sapevo di sbagliare alla grande, ma non mi aspettavo che fosse stato tutto così precoce! Non ci eravamo neanche baciati quel giorno! E poi, come sanno tutte queste cose di me? Come hanno fatto ad accedere ai miei dati personali fino al mio indirizzo?! La testa mi scoppiava, e volevo buttarmi dalla finestra pur di fuggire da quello psicopatico. Ma ero testarda persino con me stessa. Non mi sarei data per vinta. Mai. Quell'ubriacone non poteva vincere! Però ero in netto svantaggio. Se solo Juss rispondesse... anzi, se solo gli avrei dato ascolto a quell'ora ero sicuramente sotto la coperta a sgranocchiare popcorn, e guardare un film demenziale. Pensieri come questi in quel momento erano un lusso. Ora ero rinchiusa nella mia camera. Sola. Spaventata. Senza via d'uscita... in una parola ero spacciata. 

<<Jessica!!>>, sobbalzai all'udire del mio nome. Quella voce...

<<Ciao, fratellino. Sto aspettando il bocconcino che esce>>, disse sfacciatamente Paul. Che schifoso!

<<Spostati, tu! Le hai fatto qualcosa?!>> certo che il suo tono era inquietante.

<<Se le avevo fatto qualcosa, credi che stavo ancora qui ad aspettare come un salame?>>. Certo che aveva proprio voglia di scherzare col fuoco, quel demente. C'era da capirlo. Era solo ubriaco, tanto! 

<<Vattene dalle palle. Puzzi come una fogna...>>, riuscì a sentire. Poi, mi spalancò la porta.

<<Oh, finalmente! Dove diamine eri, si può sapere?!>>, sbraitai disperata.

<<Non c'è tempo per le spiegazioni. Vieni>>. Mi porse la mano.

Dovevo prenderla? Dovevo fuggire da tutto e da tutti una volta per sempre? Ne sarebbe valsa veramente la pena? Beh, c'era solo un modo per scoprirlo.

<<Andiamo!>>, esclamai stringendola.

Gli si illuminarono gli occhi, e solo allora capii che anche lui provava dei sentimenti per me. Volevo essere completa, e potevo esserlo solo con l'altra metà del mio cuore. Il suo.

Allora decisi di prepararmi una valigia con tutti i miei averi dentro. Dal pc al libro, compresi i vestiti. Paul era legato con del nastro adesivo non molto forte su una sedia, ma non poteva stare lì, così Juss decise di sbatterlo fuori dalla casa. Scendemmo in fretta e furia le scale catapultandoci verso la strada, Justin aprì la macchina, salimmo e non sapevamo dove andare, cosa fare, da dove ricominciare... ma partimmo lo stesso a tutto gas con un futuro praticamente incerto davanti a noi. Avrei dovuto almeno avvertire la zia, le mie colleghe, i miei parenti... stavo dicendo addio alla mia vecchia vita troppo piena di cicatrici e ferite ancora aperte. Adesso ne avrei iniziata una nuova, ma nonostante lui fosse uno spacciatore di droghe, io non avevo paura. Mi sentivo comunque al sicuro, ed era come se fosse la mia casa. Avete mai sentito il detto 'non importa dove sei, ma con chi sei'? Ecco. Mi sentivo esattamente così in quel momento. Giuro, sarei anche rimasta a fare la barbona in una macchina extra lusso come la sua, ma ero con lui. Ed era proprio con quella persona che volevo stare. Per molto, molto tempo.

Speravo solo di non pentirmene...

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