Nightmare
Sto correndo per la mia stanza. Ho il respiro mozzo e fatico a concentrarmi. Ma non posso fallire, significherebbe la mia morte. Apro la porta e respingo il coniglio "Non è da noi che devi difenderti" dice tornando in fondo al corridoio. Io lo ignoro e vado a destra. Illumino il corridoio e chiudo subito dopo la porta perché ho visto la gallina "Non vogliamo farti del male" dice scomparendo poco dopo. Mi guardo dietro di me e scaccio quei mini-orsetti dal mio letto "Smettila di scacciarci" dicono scomparendo a velocità inaudita. Controllo l'armadio e trovo Nightmare Foxy pronto ad uccidermi, ma io riesco a chiudergli la porta in faccia "Stai calmo, devi pensare razionalmente". Ignoro ancora e guardo l'orologio: le 4. La sua ora.Il mostro nero comincia a materializzarsi da tutte le posizioni "Vieni a giocare, ehehe" è lui il vero pericolo, ma gli altri non erano da meno. Fortunatamente non è molto veloce e riesco a tenerlo a bada fino alle 5:58. Quando cerco di prendere un sospiro pensando che ormai tutto sia finito, il mostro mi afferra da dietro le spalle "Lasciati andare al male" "NO!!" urlo terrorizzato divincolandomi e scappando via "Pensi di poter scappare, Antonio? Il tuo destino è segnato! Cederai al suo volere ancora prima che tu te ne possa rendere conto! Guarda tu stesso cosa sarai capace di fare!" dopo di che apre la sua pancia ed estrae una sfera nera da cui iniziano a delimitarsi delle immagini. Fatico un po' a mettere a fuoco, ma poi vedo una persona fare a pezzi i miei più cari amici: sgozzarli, spaccargli la testa, sputare sui loro resti e ridere mentre pesta i loro cadaveri. Rimango ammutolito "E non hai ancora visto niente!" urla Nightmare. L' uomo, anzi il ragazzo che sta compiendo queste empietà è vestito di viola. E quando si gira rimango ammutolito. Sono io.
"NO, NON è VERO! VATTENE" urlo sconvolto al mostro "Sappi che noi siamo solo messaggeri della tua mente. Quello che ti stiamo dicendo è quello che tu temi. Ma devi fare attenzione ugualmente" l'incubo in nero ridacchia "Altrimenti prima o poi cederai alla pazzia". La sveglia suona e io mi ritrovo nel mio letto sudato e ansimante. Cerco di non pensare a quanto mi è successo e mi alzo.
È dall'esilio di Ibrahim che non mi capita di fare incubi. Non mi sembra vero che tutto sia ricominciato da capo. Perché merito questo? Penso mentre scoppio a piangere in bagno. Guardo di sfuggita il rasoio, ma poi distolgo subito lo sguardo. Non mi suiciderò. Non sono fatto per questo genere di cose. Io combatterò e vincerò. Se perirò nel combattimento tutti sapranno che almeno ci ho provato.