Capitolo undici

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Sono rinchiusa in camera mia da più di sei ore circa . Non ricordo.
Il cuscino è impregnato di lacrime e lo sto stritolando tra le mani .

Mia madre continua a bussare alla mia porta ma per tutta risposta riceve i miei singhiozzi.

Questa forse sarebbe la reazione di chiunque o forse no.
È la cosa più brutta del mondo perdere una persona , un'altra volta .
Io non credo di poterlo sostenere.

Ho una rabbia immensa , una frustrazione , una paura.
Forse sono destinata a stare sola,ho dedicato così tanto della mia vita ad Arianna e ora che mi ha voltato le spalle mi chiedo a cosa sia servito .

Vorrei urlare a squarciagola , tanto da non avere più voce . Vorrei urlare al mondo di lasciarmi stare , di lasciarmi vivere in pace per una volta .
Cosa ho fatto di male ?
Perché tutti continuano ad andarsene ?
Sono così difficile da amare ?

Faccio del male senza volere e me lo rinfacciano , faccio del bene senza accorgermene e nessuno se ne rende conto.

All'improvviso sento un tonfo sordo proveniente dalla porta: è mia madre che avanza verso di me con un sorriso esagerato e un vassoio straripante di dolcetti fumanti.
Si siede sul bordo del mio letto
"Lisa non so cosa ti sia successo, e dubito tu voglia confidarti con me ora, ma sappi che qualsiasi cosa tu faccia io ci sarò sempre in caso tu abbia bisogno di me, sia per te sia per Giulia, fino alla fine dei miei giorni" mi sussurra e Mi porge un fazzoletto candido e io lo afferro e inizio a strofinarlo sui miei occhi.

"Lisa, io ti sento sai, i muri non sono così spessi in questa casa. Sento quando di notte scoppi in pianti isterici. Ti vedo quando esci di casa con le lacrime agli occhi. Lisa non so perché tu pianga, davvero non lo so, a volte noi adulti pensiamo che voi siete felici solo perché siete giovani, ma alla fine ogni giorno combattere una guerra contro voi stessi. Però fidati Lisa, non passare i tuoi giorni qui dentro, goditi questi anni, in cui sei libera e spensierata, perché poi crescerai e una marea di responsabilità ti sommergera' , sii in grado di ricominciare da zero un'infinità di volte e non piangerti addosso. Sono ore che sei qui dentro, ti farebbe bene se uscissi un po'"
Mi rivolge un sorriso così caldo che un raggio di luce attraversa il mio cuore.
Ha ragione, devo riuscire a ricominciare da capo.

Al diavolo Luca,al diavolo Arianna!
Mentre mia madre mi porge una tazza di cioccolata calda sormontata da una montagna di panna dalla porta sbuca mio padre con una faccia abbastanza adirata.
"Elena dobbiamo andare a quella cena con il mio reparto, sbrigati! Non voglio arrivare un'altra volta tardi."

Mi scruta con i suoi occhioni marroni e poi conclude "Lisa tu riaccompagna Bruno a casa"
A casa di quello stolto che mi ha rovinato la vita? Non ci penso minimamente.
Devi parlargli imbecille! O te ne sei scordata?
No no non ci vado!

"Papà non posso devo...uhm...studiare per il compito di Fisica"
"Dieci minuti non ti cambiano la vita, non studieresti lo stesso...Elena sei pronta?"sbraita il sergente-papà sistemandosi il colletto della camicia bianca.
Mio padre farfuglia un 'ciao' mentre sbraita contro mamma dicendo che è troppo lenta ed esce di casa.

Mia madre lo segue cercando di domare i suoi capelli ricci biondi lucenti con le forcine e prima di varcare l'uscio borbotta:
"Lisa uscite ora tutte e tre andate a prendere un gelato e poi alle sette riaccompagna Bruno a casa."
Mi butto a peso morto sul divano e finisco di asciugare le lacrime che sono rimaste incastrate nei miei occhi.

Fino a pochi attimi fa stavo piangendo e papà non si è accorto di niente, troppo preso nelle sue cene di lavoro.
Perché mio padre e così, sempre indaffarato nel lavoro o in giro chissà dove, non c'era il mio primo giorno delle elementari, non c'era stato a nessuno dei miei saggi di danza, non c'era quando è nata Giulia, non c'è mai per noi. È strano, fatto a modo suo ,ma infondo ci vuole bene, questo lo so.

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