La medesima cosa.

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« Nonostante tutto, non ho mai smesso di credere nelle anime gemelle. Mi sono sentita prendere in giro talmente tante volte che ormai ho perso il conto. Sei così ingenua, Rosie, mi dicevano. Quelle cose esistono soltanto nei libri. E ci sono stati momenti in cui anche l'universo era contro di me e mi urlava di lasciar perdere, che siamo semplici esseri umani e non siamo fatti per ciò che è straordinario. Ma io ho tenuto duro e ora lo so - ne sono sicura - quella persona esiste e non è quella che ti aspetti e non è affatto perfetta. Ma alla fine cosa importa, se completa tutto quello che sei? »


* *


« Non è che non credessi nell'amore. Ci credevo, penso. Solo non credevo fosse roba per me. Le farfalle nello stomaco, i discorsi a cuore aperto, il chiaro di luna - i maledetti sentimenti. Dove sono cresciuto non mi hanno mai insegnato a dire a voce alta quello che provavo e io non ho mai trovato una ragione abbastanza valida per farlo. Poi la vita ha deciso di mettermi davanti non una ragione, ma una petulante secchiona dai ricci rossi. E tutto è cambiato senza che me ne rendessi conto. E quando poi me ne sono reso conto, mi sono detto che andava più che bene così. »


« E poi quell'idiota di Daniels, di Corvonero, mi si è piazzato davanti e ha cominciato a blaterare di come il campo di Quidditch non fosse di esclusivo uso delle squadra di Serpeverde, che anche le altre case hanno necessità di allenarsi e ha iniziato a scomodare un tizio di nome Rousseau e a parlare delle origini dell'ineguaglianza tra gli uomini e - Weasley, maledizione, mi stai ascoltando? »

Rose alzò la testa dal libro che aveva posato in grembo e dal quale non era riuscita a staccarsi per quasi tutto il pomeriggio. Lui la osservava, sul volto un'espressione quasi offesa, come se da quella disputa con Daniels dipendessero le sorti del genere umano tutto e lei se ne stesse bellamente infischiando. Rose sorrise divertita di fronte all'egocentrismo e alla melodrammaticità dell'amico, particolari che solo un paio d'anni prima l'avrebbero fatta infuriare colorandole di bordeaux tutto il viso fino alla punta delle orecchie.

Ora, poteva dirlo, ci aveva fatto l'abitudine. Con quello e altri mille dei suoi difetti.

Ironico come, invece, con tutti quei difetti avrebbe mille volte preferito farci l'amore.

« Daniels - idiota - campo di Quidditch - tu che fai la prima donna. » ricapitolò la Grifondoro, scostandosi dietro l'orecchio una ciocca ribelle di ricci rossi. « Cos'ho mancato? »

Scorpius scosse la testa, solo lievemente infastidito da quella presa in giro che un tempo sarebbe stata formulata come un pesante insulto. Non si sorprese che lei l'avesse davvero ascoltato. Era difficile sorprendersi ancora di qualcosa, da quando erano diventati così inseparabili. Chi l'avrebbe mai detto che la Weasley sarebbe stata l'unica in tutta Hogwarts a sopportare quei suoi infiniti sproloqui? E di capirli, addirittura?

« Avevo prenotato il campo per gli allenamenti due - e dico due - settimane fa! E pretendeva pure di avere ragione, Mister Ho-un-manico-di-scopa-infilato-su-per-il- »

Rose lo interruppe di scatto.
« Modera il linguaggio, Malfoy. »

Le imprecazioni non le erano mai piaciute molto. E non era per un banale fatto di maleducazione o cose del genere. Non era perché fosse bigotta o eccessivamente pudica. Semplicemente, gliel'aveva detto tante volte, Rose amava e credeva troppo nelle parole per sentirle usare e maltrattare a quel modo.

« Non vorrai dover mettere un'altra falce nel barattolo? »

Da qualche tempo, la ragazza aveva intrapreso come una crociata personale la missione di eliminare qualsiasi volgarità dal linguaggio di lui. Inutile sottolineare che, ad andare avanti a quel modo, sarebbe diventata ricca nel giro di poco.

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