IL RITORNO ALLA PENSIONE 2

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  ILRITORNO ALLA PENSIONE

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ILRITORNO ALLA PENSIONE





 Il professore accorciò la voce in un tono flessibile e spillò il nome di Loil

aggiungendo:

-Si prepari, si copra il viso e non dimentichi di indossare i guanti.-

Poi allungando il tono della voce ,si rivolse verso gli altri studenti avvertendoli che sarebbero entrati solo uno alla volta nella stanza.

Loil s'infilò dietro , aderendo alla sagoma del professore ,quasi volesse coprire a tratti la sua immagine e rincantucciarsi nella parte più adombrata della stanza.

Si riequilibrò i pensieri che spuntavano infimi a mazzetti nel cervello, rendendolo pesante. Non c'era nulla di educato dentro quello che pensava ,cominciò a imprecare tutti i santi , voleva svincolarsi da quell'ossario di tisi.

Si sentiva un ostaggio , pronto per la consegna.

Si susseguirono minuti interminabili ,Loil dovette stare a contatto con quei corpi rovistati ,in un rovinio malfatto.

Il professore come un inquisitore , li indagava, sgrossando l'involucro di pelle in quei corpi senza vita .

Nel frattempo Loil furtivamente guardava Ketrin . La giovane infermiera era ancora chiusa in quell'immobilità gessosa su quella sedia.Quel suo pallore sembrava spargere morte in ogni angolo della stanza .Quelle labbra sigillate... seppellivano una maledizione.

L'orrore si annidava tra i ragazzi. Non ci furono volontari ...nessuno ebbe il coraggio di entrare dentro quella stanza.

-La prego professore ...ci riporti a casa- Mormorò la più piccola del gruppo.

La neve aveva temprato il terreno e un vento tentacolare correva sopra il viso dei malcapitati che dovevano percorrere il sentiero di ritorno. Solo dopo un'ora ,Loil si chiuse la porta alle spalle, aveva il berretto inzuppato e la giacca imbevuta d'acqua, il terriccio ghiaioso aveva sforacchiato gli stivali . Cominciò a sbatacchiare gli indumenti e una volta tolti , li accostò per asciugarli vicino a un fuoco semispento . Il sapore di legna bruciata si mescolava alla rinfusa con l'odore della brodaglia che emanava fumacchi di cipolla.

Accarezzato dall'unica luce del ciocco che ne intiepidiva le ore del vespero e

animato da un singulto che gli signoreggiava la gola, Loil continuava a pensare a Ketrin.

Rimase dentro quel pensiero, mentre deglutiva la minestra dolciastra,continuò a pensarla anche quando il buio entrò definitivamente e spense l'ultimo ciocco di legno.

Lei è la notte e io le sue ossa.Tutto il resto chiamiamolo inferno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora