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Caro amore mio.
Sono ormai passati tre anni da quel giorno, spero tu stia bene, spero anche che tu abbia preso moglie. Non avere rancore verso la mia persona se solo ora ti cerco. Quante cose vorrei dirti, quante da raccontarti, non è stato facile sopravvivere ma, ci sono riuscita, ci siamo riusciti, stiamo ancora.. tutti qui. Vorrei correre da te e abbracciarti, come un volta, quando l'innocenza dei bambini era ancora in noi e non sostituita dalla malizia dell'adolescenza. Abbiamo patito la fame, la solitudine, siamo stati vittime e testimoni della crudeltà umana. Schiavi e servitori di uomini senza scrupoli. Perché non sei fuggito? Perché ti lasciasti colpire? Se solo tu vedessi cosa sono diventata! Forse sto parlando con un fantasma e questa lettera non verrà mai spedita.
TRE ANNI PRIMA.

Cuma, anno del signore 830.

La notizia ormai è sulla bocca di tutti. Ogni cittadino, contadino, ricco o povero, potente o disgraziato sa che la Sicilia sta cadendo nelle mani dei mori di Abu Ibrahim al-Aghlab. Nessuna città, però, è al sicuro né al nord né al sud,siamo sottoposti a frequenti attacchi, vengono saccheggiate le nostre provviste e rapite le nostre donne, le nostre ragazze, i nostri uomini, venduti chissà dove come animali. Il nostro villaggio ciononostante non è stato mai soggetto a nessuna incursione barbarica e la vita qui trascorre nella sua normalità. Fino ad oggi. Il nostro è un piccolo insediamento abitato dal una quindicina di famiglie, viviamo dei prodotti della terra e non abbiamo né oro né altre ricchezze, il nostro tesoro più grande sono i giovani come me.
"Andiamo Maria, smettila di scrivere e sognare, vieni al ruscello con noi"
"Ruscello? Siete impazziti!? Sai bene che non possiamo allontanarci, potrebbe essere pericoloso! "
Quando parlo di un tesoro non mi riferisco di certo a loro, Giovanni Filippo e Davide. Sono ottimi cacciatori, ragazzi stupendi ma di misera intelligenza, siamo come fratelli anche sé, ho notato come mi guardano, non c'è più innocenza nei loro occhi, non più bene fraterno, la nostra è l'età in cui i bambini che sono in noi vanno via per essere sostituiti dall'adulto di domani. Nemmeno io sono indifferente ai loro sguardi. Sono innamorata,i sui occhi azzurri,la sua voce,la sua sicurezza,,non mi è indifferente e diventa sempre più difficile guardarlo mentre nuota o cavalca. Io lo voglio, voglio essere posseduta, voglio le sue mani sul mio corpo,lo desidero come la pioggia in estate! Filippo è la mia dannazione! Ma la voce gira già voce, sarò presto sposa. Il mio cuore è sempre tuo.
-"Maria muoviti, non fare la femmina", Filippo mi richiama a se.
-"Caro Filippo io son femmina!"
-"Giovanni e Davide si sono già recati alla fonte mentre tu stai qui a fantasticare".
Se solo sapesse dove i miei pensieri si perdono, quando sorride,le sue fossette lo rendono simile ad un ragazzino. Sono a conoscenza anche di cosa provano Giovanni e Davide, un sentimento puro, un misto tra bene e amore che giorno dopo giorno cresce. So delle loro litigate, però il mio fato è segnato, presto partirò per divenire moglie di un capovillagio, nei pressi di Cuma. Ci incontriamo presso un piccolo stagno,da bambini qui davamo la caccia a piccole rane e bellissimi insetti.Non so se nei villaggi vicini al nostro ci siano altrettanti ragazzi belli e possenti come da noi. Saranno stati baciati dagli angeli, Filippo e Giovanni potrebbero passare per fratelli per quanto si somigliano mentre Davide è completamente l'opposto. I suoi occhi neri si perdono tra i ricci dei suoi capelli, come la pelle,come la barba,il suo sguardo penetrante,il suo silenzio,lo rendono misterioso, affascinante.Sono cresciuta con loro eppure piuttosto che amarli come fratelli,li osservo famelica delle loro bocche. Ad un tratto delle urla squarciano il suono delle nostre risate ed un fumo strano si eleva verso il cielo,sembra che qualcuno stia subendo un attacco. Sembra che sia il villaggio, no,non può essere!
Iniziamo a correre verso casa,non è mai sembrato così lontano dalla pozza d'acqua,ho paura di ciò che troveremo,ho paura per la nostra gente. Arriviamo troppo tardi, c'è fuoco dappertutto, tutto intorno silenzio, nemmeno gli animali si sentono. Morti, tutti morti, nessuno escluso da quella brutta fine! La mia casa è distrutta,i miei genitori.. sarà uno di quei ricordi che mi tormenterà per sempre. Ma non siamo soli, una spada trafigge Filippo mentre,tra le urla veniamo portati via con la forza. Incatenati,insultati, maltrattati. Non siamo gli unici. Questi barbari hanno fatto più prigionieri di quanto pensassi.

Sotto il sole del SaharaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora