5 febbraio

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Per prima cosa voglio dichiarare che questa storia di mettere tutto per iscritto non è stata un'idea mia,ma di Dave, il mio terapista.Pensa che io faccia fatica a esprimere le emozioni,motivo per cui mi ha suggerito di tenere un diario:per tirarle fuori,ha detto,come ai vecchi tempi,quando i medici salassavano i pazienti per far defluire qualche misterioso veleno. Il che, nonostante le buone intenzioni dei dottori, quasi sempre li portava alla morte,potrei far notare.
La nostra conversazione si è svolta più o meno così: Lui voleva che cominciassi a prendere antidepressivi.
Io gli ho risposto che poteva metterseli dove non batte il sole.
Quindi, in pratica,a quel punto eravamo a uno stallo.
"Proviamo un approccio diverso" ha detto lui alla fine,e ha allungato un braccio all'indietro per prendere un libretto nero, che mi ha mostrato.Me l'ha dato,io l'ho preso, l'ho sfogliato, e poi ho rialzato gli occhi, confusa.
Le pagine erano tutte bianche.
"Ho pensato che, in alternativa, potresti provare a scrivere" ha detto.
"È un Moleskine" ha aggiunto, quando si è reso conto che la mia unica reazione consisteva nel fissarlo."li usava anche Hemingway."
"Alternativa a cosa?" Gli ho chiesto."Allo Xanax?"
"Voglio che ci provi almeno per una settimana"ha risposto lui." A scrivere,intendo."
Ho cercato di ridargli il diario."non sono una scrittrice."
" Ho scoperto che puoi essere molto eloquente, Alexis, quando ti ci metti."
"Perché? A cosa servirebbe?"
"Hai bisogno di uno sfogo" ha detto lui." Ti stai tenendo tutto dentro, e no ti fa bene."
Benissimo, ho pensato. Adesso mi dirà di mangiare verdura, prendere le vitamine e assicurarmi di dormire almeno 8 ore di fila ogni notte.
"Certo. E tu lo leggeresti?" gli ho chiesto, perché non c'era la più remota possibilità che questo accadesse.Parlare della mia vita inaspettatamente tragica per un'ora alla settimana è già abbastanza duro.Non esiste proprio che io riversi tutti i miei pensieri in un quaderno in modo che lui possa portarselo a casa e analizzare la mia sintassi.
"No" ha risposto Dave."Ma spero che un giorno tu ti possa sentire abbastanza sicura da parlare con me di quello che hai scritto."
Non granché probabile, ho pensato, ma la mia risposta è stata:"Okay.Ma non aspettati Hemingway ".
Non so perché ho accettato, forse sto cercando di essere una brava bambina che ubbidisce al dottore.
Dave sembrava immensamente soddisfatto di sé." Non voglio che tu sia come Hemingway,Hemingway era un coglione. Voglio che tu scriva le cose che ti colpiscono, quali che siano:la tua vita quotidiana, i tuoi pensieri, le tue emozioni."
Non ne ho di emozioni, avrei voluto dirgli, ma invece ho annuito, perché sembrava così speranzoso, come se la mia salute mentale dipendesse esclusivamente dalla mia collaborazione a scrivere questo stupido diario.
Poi però ha detto:"E penso che perché funzioni davvero, dovresti anche scrivere di Tyler".
Il che ha scatenato l' irrigidimento riflesso di tutti i miei muscoli masticatori.
"Non posso" sono riuscita a sibilare fra i denti.
"Non scrivere di come è finita"ha detto Dave."Cerca di parlare di un periodo in cui era felice.Di quando eravate felici, insieme."
Ho scosso la testa." Non mi ricordo." Ed è la verità:dopo solo 7 settimane scarse, giusto 47 giorni senza interagire con mio fratello ogni giorno, senza lanciargli i piselli attraverso il tavolo della cucina, senza vederlo nei corridoi a scuola e fare finta, per le apparenze come farebbe ogni brava sorella maggiore, che mi desse fastidio, l'immagine di Ty si è offuscata nella mia mente.Non riesco a visualizzare un Ty che non sia morto.Il mio cervello ritorna sempre alla fine:il corpo,la bara, la tomba.
Sono troppo lontana anche solo dal cominciare ad avvicinarmi all'idea di felicità.
"Concentrati sulle prime e le ultime volte" mi ha consigliato Dave." Ti aiuterà a ricordare. Per esempio, circa vent'anni fa avevo una Mustang dell'83. Ci avevo lavorato un sacco, amavo quell'auto più di quanto dovrei forse ammettere, ma adesso,dopo tutti questi anni, non riesco a ricordarmela bene. Però se penso alle prime e alle ultime volte legate a quella macchina, potrei raccontarti della prima volta che l'ho guidata, o dell'ultima volta che l'ho usata per un lungo viaggio, o della prima volta che ho passato un'ora sul sedile posteriore con la donna che sarebbe diventata mia moglie, e allora la vedo chiaramente." Si è schiarito la gola." Sono quei momenti chiave che brillano nelle nostre menti."
Però non stiamo parlando di una macchina, ho pensato. Stiamo parlando di mio fratello.
Inoltre mi sono accorta che probabilmente Dave mi aveva appena raccontato di aver fatto sesso con sua moglie,il che era proprio l'ultima cosa che mi volevo immaginare.
"Quindi, questo è ufficialmente il tuo compito"ha detto, appoggiandosi allo schienale come per chiudere la questione."scrivi dell'ultima volta che ricordi di aver visto Tyler felice."
Il che mi riporta qui: a scrivere in un diario che non voglio tenere un diario.L'ironia non mi sfugge.Sul serio,però,io non sono una scrittrice. Agli esami di ammissione al college ho preso i dignitoso 720 nella prova di elaborazione scritta,ma nessuno ci fa caso di fronte al mio perfetto 800 in matematica. Non ho mai tenuto un diario. Papà me ne aveva regalato uno, per il mio tredicesimo compleanno: era rosa, con un cavallo in copertina. È finito in fondo al mio scaffale insieme a una copia della Bibbia degli adolescenti, alla Settima Guida Definitiva alla Bellezza e a tutta altra roba che avrebbe dovuto prepararmi alla vita fra i 14 e i 19 anni,come se avessi mai potuto essere pronta.Roba che è ancora tutta lì,cinque anni dopo,a prendere polvere.
Quella non sono io.io sono nata con una mente matematica,io penso per equazioni. Quello che vorrei fare, se davvero potessi appoggiare questa penna sul foglio e produrre un risultato utile, sarebbe prendere i miei ricordi, quelli inafferrabili e dolorosi momenti della mia vita, e trovare un modo di addizionarli e sottrarli e dividerli, inserire variabili e spostarli, provare a isolarlo,per scoprire i loro significati sfuggenti,per trasformarli da possibilità in certezze.
Cercherei di risolvere me stessa, individuare il punto dove tutto è andato storto.Come ho fatto ad arrivare qui, dal punto A al punto B, dove A è l'Alexis Riggs che era così sicura di sé, che era brillante e solida e rideva un sacco e a volte piangeva, e non falliva nella prova più importanti.
E dove B è questo.
Invece,la pagina bianca mi sbadiglia davanti:la penna che ho in mano mi sembra innaturale,tanto più pesante di una matita. Definitiva. Non ci sono gomme,nella vita.
Vorrei poter tirare una riga e ricominciare da capo.

L'ultima volta che ti ho detto addioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora