Impossibile, ma vero.
Quella ragazza era sua sorella.
Erano l'opposto dell'altro.
Non si assomigliavano per niente.
In effetti, genitori di lui, l'avevano adottata, quando ancora era in fasce.
I loro vicini di casa , l'avevano lasciata sola, in quel grande appartamento.
Lei non aveva mai voluto sapere niente di loro.Il suo nome era "Dopaca", un nome di origine Serba, che significava
"unione-legame di più persone".
Andava molto fiera del suo nome.
Quando era piccola, ogni volta che Sbembo pronunciava il suo nome,
si sentiva come una principessa di una terra lontana, giunta fin lì per conoscere il suo giovane schiavo, di cui si sarebbe innamorata.Nella sua immaginazione quello schiavo era proprio Sbembo.
Schiavo perché, nonostante lei avesse un debole per lui, amava sentirsi superiore.
Voleva essere la sua padrona o forse la padrona di tutto.
Con il tempo riuscì ad ottenere uno dei suoi più grandi sogni: a diciotto anni, se ne andò di casa.
Si trasferì a casa di Guglielmo, il suo ragazzo di quindici anni più grande. Aveva avuto molti ragazzi prima di lui, ma essendo un manager affascinante e pieno di soldi, era quello perfetto.
Lo aveva conosciuto alcuni anni prima, durante una delle tante sfilate che faceva.
Non poteva fare altro, se non la modella.
Lei doveva sentirsi,in assoluto la più bella.Infatti molto spesso, quando ancora vivevano insieme, costringeva Sbembo a mangiare, a strafogarsi per lei, come pegno del loro legame.
In questo modo lei non ingrassava minimamente.
Anche alle superiori, frequentava, tutte ragazze più grasse di lei.
Alcune di queste, erano davvero dei casi disperati.
Era difficile, vederla in pubblico, con una di loro.
Erano dei geni in tutte le materie, le invitava a casa, a pranzo o a cena, per farsi aiutare con i compiti.Lei invece, era allergica all'istruzione: non ci andava proprio d'accordo.
Era stata bocciata parecchie volte, nonostante l'aiuto delle sue cadette e di una professoressa di sostegno, tutta per lei.
Aveva problemi seri d'apprendimento.
Ciò nonostante parlava come fosse un dizionario vivente.Luce era incredula e Sbembo infastidito.
Perché? Era la sua sorellastra?! Dov'era il problema?
" Allora? Perché hai quella faccia? Non sei felice di vedermi? Eppure, anche se è strano, sentirlo dire da me,mi sei mancato".
Disse la sorellastra rivolgendosi a Sbembo.
Gli era mancato?
Quella sottospecie di serpe, uscita dalla foresta, pronta a mordere l'animale più innocente, conosceva il significato della parola mancanza?
" Ma non farmi ridere!" Rispose lui in tono arrabbiato.
"Come sei Gentile. Potresti almeno presentarmi la tua ragazza, dato che sono tua sorella! Sempre se ne hai una!" Aggiunse malignando Dopaca.
-"Senti, veramente io..." Sbembo stava finendo di formulare una frase, quando Luce interrompedolo disse:
" Sono io. Mi chiamo Luce".
Bugia! Grandissima bugia, o forse futura verità?
Nessuno sapeva che quello, sarebbe stato l'inizio di un grande scontro.
Chi può risultare migliore?
Chi meglio appare, o vince sicuro chi realmente è?
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PROLOGO
RomansAvere 17 anni, essere di Ostia, la parte balneare della Roma Antica, combattere per ottenere i propri sogni, provare l'emozione di un primo batticuore, conoscere nuove amicizie, trascurarne delle vecchie, è quello che succede di solito. Questa stori...