Tutti conoscono le storie tra sorelle, litigi su litigi, ma non sempre è così.A volte speravo che mia sorella se ne andasse in giro con le sue amiche oppure che uscisse con il suo ragazzo; volevo rimanere da sola a fare i compiti, a vedere la televisione o a giocare con le mie amiche, siccome allora avevo solo dodici anni e mia madre non voleva che mi allontanassi troppo da casa, finché arrivò quel maledetto giorno, di cui hp un ricordo vivo, e che purtroppo non riesco a dimenticare.
Il dottore uscì da quella stanza buia dopo ore e attraversò lentamente il corridoio freddo, con una luce che metteva ansia.Toccandosi la fronte e asciugandosi quella goccia di suodore che gli scendeva dalla fronte, disse a voce bassa e tremante quelle quattro parole che risuonano ancora nella mia testa: "Un anno di vita". In quel momento sembrava che qualcuno mi avesse infilato un pugnale nel cuore e i miei pensieri scomparirono. Riuscivo solo a pensare che alla mia sorellina restava solo un anno di vita. Non potevo crederci, non volevo.
La causa di tutto: la Leucemia. Parola nuova ma che al solo nome mi spaventava molto.
Vidi il volto di mia madre pallido e triste e quello di mio padre con una pessima cera.
Il dottore chiamò i miei genitori per farli visionare le analisi e firmare le carte di dimissione dall'ospedale, mentre io andai da mia sorella per vedere come stava.
Tutto questo iniziò dagli esami che mia madre aveva costretto a farci fare, a me e a mia sorella, per assicurarsi, come ogni anno, che la nostra salute fosse perfetta, impeccabile.
Quando fummo tutti a casa iniziammo a mangiare. In quel momento il silenzio prese il sopravvento. Mia sorella spostò la sedia si alzò in piedi e disse con voce tremante: "Non vi preoccupate, starò bene, ce la faremo". Si girò e andò a testa bassa in camera sua a scrivere, come sempre, sul suo diario che non lasciava mai in buona vista e in cui nascondeva tutte le sue cose più segrete. Ludovica, mia sorella, era una ragazza di soli sedici anni, eppure aveva i giorni contati -cosa che nessuno si augura- a causa di motivi che ancora non riusciva a comprendere.
Ammiro mia sorella perché voleva godersi i momenti che gli erano rimasti e vivere appieno la vita fino agli ultimi secondi che le rimanevano.
Un anno passò in fretta e possiamo dire che non basta a fare tutto ciò che ti aspetti da una vita intera.
Negli ultimi giorni in cui si sentiva ancora un po' forte, i suoi amici vennerero tutti insieme a farle visita e lei promise loro che li avrebbe sempre aiutati e che non si sarebbe mai dimenticata di loro.
...finché arrivò il giorno.
Con quel fil di foce che le rimaneva ancora, Ludovica mi chiamò in camera sua e, vedendomi triste e quasi in lacrime, mi disse: "Tranquilla Nicole, ora tutto questo incubò finirà! Ti auguro tutto il bene di questo mondo e spero che non dovrai mai e poi mai affrontare tutto ciò. Vivi la vita, abbi cura di tutti i coloro che ti amano e ricorda tu sarai sempre nel mio cuore. È arrivato il momento, sorellina. Andrò da tutte le anime buone che ci guardano e mi unirò a loro, ma tu non preoccuparti, perché il mio sguardo sarà rivolto a te".
Caddi in un pianto disperato perché non volevo perdere una persona a me così cara anche con tutti i litigi fatti.
"No, no. Tu restarai qui, qui con me", dissi con la voce spezzata e lei mi rivolse un debole sorriso e negò con la testa. In fondo sapevo che sarebbe diventata un angelo, lo era già.
Ci addormentammo con una lacrima che ci scendeva dal volto.Quando mi svegliai, nel cuore della.notte, la vidi. Vidi il volto pallido di mia sorella. La toccai ma non riuscii a percepire il suo calore: era fredda,pallida, morta.
Chiamai mamma e papà che, disperati tra i singhiozzi, mi abbracciarono.
Ora ricordo, sono passati 35 anni e mio figlio Marco è malato di Leucemia.
Sono mamma di tre figli e hanno dato al minore solo otto mesi di vita. L'unica cosa che mi rimane da fare è pensare a quel mostro che mi ha portato via mia sorella e che mi porterà via anche la cosa più cara al mondo...mio figlio.