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Erano le due di mattina e il sonno sembrava sparito nel nulla. Eryn se ne stava nel suo letto, con lo sguardo rivolto verso il soffitto e la mente piena. Qualcosa la turbava e, forse, era il fatto che al piano di sotto ci fosse Zayn che dormiva, sul suo divano.

Era strano trovarselo, di nuovo, a pochi metri di distanza ma doveva cercare di restare calma e pensare ad altro. Qualsiasi cosa che non riguardasse lui, i suoi occhi color caramello e il sorriso sottile che, inevitabilmente, portava alla mente dei ricordi poco casti.

Dylan. Doveva pensare a Dylan. Non lo sentiva da quella mattina e percepiva che le cose stavano diventando strane e non perché gli stava nascondendo del pericolo che stava correndo. Dylan era strano da un po', sempre imbronciato e con la testa altrove e lei non era più capace di riportarlo indietro. Sapeva che il problema era lei, che da quando Zayn era tornato in città la sua vita aveva preso una piega diversa e che il suo umore e il suo comportamento, ne avevano risentito. Dylan sentiva che qualcosa era cambiato, che qualcosa tra di loro si era spezzato e lei non riusciva a mettervi rimedio. Lei non era più la stessa; aveva iniziato ad odiarsi, a non guardarsi più allo specchio perché quello che vedeva era solo una donna rotta che non riusciva a rimettersi in piedi, una donna che aveva tradito il suo fidanzato, una donna debole ed egoista. Non si piaceva più. Era diventata una brutta persona e se non riusciva ad amare se stessa, non sarebbe riuscita ad amare nemmeno lui che se lo meritava.

Dylan meritava di più. Di più di un cuore a metà, di un'anima lacerata ed una relazione così piena di segreti. Lui meritava di più e lei non riusciva a trovare la forza di darglielo.
Avrebbe tanto voluto portare l'orologio indietro, a quando la loro relazione la riempiva tutta, a quando l'amore che provava per lui riusciva ad essere abbastanza forte. Il vero problema, però, era che anche allora, quando tutto sembrava andare bene, Zayn ci era sempre stato e Dylan aveva sempre avuto solo una parte di lei. Ma sarebbe sempre stato così, perché una parte di lei sarebbe sempre appartenuta al passato, a Zayn. 

I pensieri erano troppo forti, tanto da farle mancare il respiro. Pensarci alle due del mattino non avrebbe risolto nulla, anzi, avrebbe solo gravato sulla sua insogna, così decise di alzarsi dal letto e scendere al piano di sotto per bere un bicchiere d'acqua. Fece piano, camminando in punta di piedi ed evitando di fare rumori che avrebbero svegliato Zayn, ma quando scese l'ultimo scalino intravide la sua figura di fianco la finestra. Era buio, ma riusciva a vedere le sue braccia incrociate al petto, il profilo marcato e le labbra incurvate verso l'alto. Si era accorto di lei.

-Che ci fai ancora sveglio?- gli domandò Eryn, mettendosi dritta ed aguzzando la vista. Gli occhi si stavano abituando al buio e la figura del ragazzo diventava sempre più definita. Era bello, decisamente troppo bello.

-Non riesco a dormire.- rispose lui voltandosi, finalmente, nella sua direzione. Il silenzio calò nella stanza e lui ritornò a guardare fuori la grande finestra. -Nevica.- sussurrò, ed un debole sorriso gli spuntò sulle labbra.

Eryn sorrise a sua volta, raggiungendo, anche lei, la finestra. I fiocchi di neve scendevano leggeri, posandosi sulle macchine e sull'asfalto, imbiancando una Chicago dall'aria magica. -Ricordo quando, da ragazzini, la neve era la cosa più noiosa del mondo. Dovevamo restarcene chiusi in casa, perché fuori faceva troppo freddo. Cleo odiava restare al caldo ed avrebbe preferito starsene sotto la neve. Liam e Cora erano già troppo innamorati per curarsi di ciò che succedeva fuori, perché a loro bastava che stessero insieme.-

Zayn rise. -Niall occupava il tempo ingurgitando qualsiasi cosa fosse commestibile e Louis lo prendeva in giro.- disse, mentre il suo sorriso cresceva a dismisura. -Harry era il solito sfaticato, che si stendeva sul divano di casa mia e dormiva per tutto il tempo.- scosse la testa, mentre i ricordi affioravano uno dopo l'altro. Poi si voltò verso di lei, trovandola più bella del solito. -E tu mi costringevi a farti da modello. Disegnavi in continuazione.- disse, alzando gli occhi al cielo, divertito.

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